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A chi scappa dalla guerra, offriamo comunità non solo cose materiali

«Siamo infatti chiamati, volontari e cittadini, a saperci mettere nei panni delle persone che stanno arrivando. L’associazionismo e la solidarietà organizzata del nostro territorio hanno consapevolezza che non è sufficiente rispondere ai bisogni materiali ma è necessario un supporto molto più caldo, di un sostegno articolato, di un abbraccio di comunità». L'intervento del presidente del Csv di Padova e Rovigo, che lancia la proposta alle compagnie telefoniche di estendere il roaming della telefonia mobile ucraina alle stesse condizioni dei cittadini UE

di Luca Marcon

Il dono è un elemento imprescindibile della solidarietà sociale. Attraverso un gesto gratuito e disinteressato ogni persona può contribuire concretamente a dare vita e a rafforzare quei legami invisibili che ci fanno essere “comunità”. Queste azioni sono messe in pratica spontaneamente, ogni giorno, da milioni di noi. Che si tratti di aiutare il vicino di casa o di dare un contributo per alleviare le difficoltà di popoli lontani, in ogni istante c’è chi fa un passo altruista senza che gli venga richiesto, per un principio di umanità e di giustizia sociale. Il volontariato organizzato ha il grande merito di riuscire a raccogliere e coordinare questa generosità innata, indirizzandola verso bisogni reali e talvolta ancora nascosti, accompagnando la comunità e le istituzioni a rendersi conto di fragilità sconosciute e contribuendo così, spesso, a grandi evoluzioni culturali e legislative. È in questo contesto che fin dalle prime ore dall’inizio della guerra in Ucraina abbiamo potuto assistere all’attivazione da parte di tutto il mondo del volontariato con molti volontari già al lavoro per l’invio di aiuti e per garantire corridoi di uscita dall’Ucraina. Siamo un popolo generoso e già da tempo strutturato per l’accoglienza e l’inclusione di chi fugge da una guerra, che sia in Africa, in Asia o come adesso nel cuore dell’Europa. Allo stesso tempo è partita da parte di molti CSV, tra cui quello di Padova e Rovigo che rappresento e delle istituzioni un’azione di coordinamento che ha permesso di avviare una ricognizione delle effettive necessità e delle indicazioni per garantire aiuto attraverso canali sicuri.

Alcuni giorni fa ho lanciato la proposta alle compagnie telefoniche per estendere il roaming della telefonia mobile ucraina alle stesse condizioni dei cittadini UE. Sembra poco. Ma quel telefono che portano con sé è spesso l'unico legame che hanno con i loro cari, con la loro casa

Nei due anni trascorsi, infatti, la pandemia da Covid-19 ha messo in luce una volta di più sia l’enorme solidarietà che si attiva nelle emergenze, sia l’importanza di avere nei nostri territori un volontariato organizzato, strutturato, competente e in rete. Già dopo pochi giorni dall’inizio del conflitto è stato chiaro che, più che dedicare risorse agli aiuti in generi alimentari e vestiario da inviare in Ucraina o ai confini, la cui necessità è stata coperta presto dalla generosità proveniente da tutta Europa, dovevamo prepararci all’accoglienza nei nostri territori come intera comunità.

Siamo infatti chiamati, volontari e cittadini, a saperci mettere nei panni delle persone che stanno arrivando, mettendo a frutto quello che abbiamo imparato in questi anni con l’accoglienza dei rifugiati provenienti da altri conflitti e situazioni di instabilità politica e sociale. L’invito che abbiamo fatto alle associazioni è stato pertanto quello di essere pronti ad accogliere le persone in arrivo traumatizzate dalla violenza, dalla fuga, dal distacco dalla propria terra e dai propri legami significativi, senza esaurire l’accoglienza con un tetto e del cibo. L’associazionismo e la solidarietà organizzata del nostro territorio hanno consapevolezza che non è sufficiente rispondere ai bisogni materiali ma è necessario un supporto molto più caldo, di un sostegno articolato, di un abbraccio di comunità. Senza dubbio dobbiamo quindi vigilare e cooperare affinchè gli Hub siano effettivamente punti di prima accoglienza e non di permanenza. La strada deve essere quella dell’accoglienza diffusa e della presa in carico della persona nel suo insieme. E la differenza la possono fare anche le piccole attenzioni. Per questo alcuni giorni fa ho lanciato la proposta alle compagnie telefoniche per estendere il roaming della telefonia mobile ucraina alle stesse condizioni dei cittadini UE. Sembra poco. Ma quel telefono che portano con sé è spesso l'unico legame che hanno con i loro cari, con la loro casa. Se vogliamo fare qualcosa di concreto, facciamo trovare pronta la nostra accoglienza di comunità. Chi non sa da dove partire e come fare, citofoni al volontariato.


Credit foto: Daniel Ceng Shou-Yi/Avalon/Sintesi


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