Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Attivismo civico & Terzo settore

Come fare filantropia in modo efficace, nasce un manuale operativo

Simone Castello e Urszula Swierczynska firmano la “guida” per passare dalle buone intenzioni ai grandi risultati: cos'è e di cosa parla il libro "Filantropia 2.0 istruzioni per l'uso"

di Elisa Furnari

(Recensione a cura di Elisa Furnari, consigliere di gestione e responsabile networking ed eventi Fondazione Èbbene)

In libreria e in versione ebook da qualche settimana a firma di Simone Castello e Urszula Swierczynska "Filantropia 2.0. Istruzioni per l’uso ”; una guida per filantropi e investitori che mirano al cambiamento positivo, ma anche per gli attori sociali che confidano in una filantropia che sostenga progetti innovativi e strategici. Un testo imperdibile per chi, come me, opera nel mondo delle fondazioni.

Edito da Franco Angeli con una prefazione di Carlo Mazzola – egli stesso filantropo e presidente di Fondazione Mazzola – e l’introduzione di Carola Carazzone, Segretario Generale di Assifero, il libro offre un’occasione per riflettere sulla complessità della filantropia italiana, cresciuta negli ultimi vent’anni con autenticità rispetto ai modelli anglosassoni; al contempo Filantropia 2.0 è una guida pronta all’uso per chi, da social investor, vuole offrire qualcosa di proprio a beneficio di un cambiamento positivo.

È un testo breve ma originale, per certi versi necessario se si pensa alla primavera che la filantropia sta vivendo in termini di peso, riconoscibilità e diversificazione del fenomeno; una realtà che proprio nel contesto italiano affonda le radici in una tradizionale cultura del dono e atterra nei campi delle economie sostenibili, generative, e si delinea sempre più con la sua peculiarità rispetto a classici modelli anglosassoni.

Il manuale ha una nutrita schiera di pregi di ordine tecnico e metodologico.

Con una struttura leggibile e accessibile, fotografa alla perfezione la figura del Filantropo con il suo spirito donativo e la sua propensione a cambiare un contesto.

Accompagna verso le tante modalità da poter scegliere per incarnare il ruolo di investitori sociali per il bene comune: dagli approcci più semplici dettati dall’incontro tra chi dona e chi agisce il progetto sociale, fino ad arrivare a modelli organizzati e complessi che accompagnano a rendere il cambiamento reale e duraturo, nell’alveo di una filantropia che certamente si profila come strategica.

Conduce, e questa parte è tra le più interessanti, ad assaporare il variegato bouquet di strumenti che possono generare cambiamento sociale, dal semplice dono sino agli investimenti. l paragrafi su venture philantropy e social impact investing meritano di essere certamente letti dagli appassionati ma forse anche approfonditi dagli autori con qualche paper di supporto.

Il libro, e qui la dimensione di un’analisi macro del fenomeno si fa più intensa, ci porta a valorizzare una relazione tutta nuova tra investitore e organizzazione operativa. Sempre più nella pratica e sempre meglio nel testo, il rapporto che si prefigura e che al sistema della filantropia fa fare realmente un salto di qualità, è di tipo partenariale con una sostanziale parità e interdipendenza dei due. In fondo lo spirito donativo e la propensione al cambiamento positivo dell’investitore non potrebbero essere soddisfatti senza le buone idee e l’azione efficiente delle organizzazioni sociali che, allo stesso modo, senza poter godere delle risorse investite sarebbero in attesa di una mano pubblica poco incline al rischio del cambiamento.

Ecco che la relazione diventa sinergica e collaborativa tant’è – anche grazie a questo presupposto – che nel manuale si libera il campo da qualsiasi esitazione della filantropia moderna a sostenere non solo i progetti sociali ma anche le organizzazioni che li realizzano, poiché anche dalla struttura si determina la qualità dell’azione sul campo e quindi del cambiamento generato.

Tre i capitoli più ricchi di spunti operativi e di supporti strategici: quelli dedicati alla scelta dei partner e dei progetti da sostenere, oltre a quello incentrato sulla valutazione. Un decalogo chiaro che ci accompagna nella costruzione di una buona Teoria del Cambiamento ma anche un processo valutativo che in primis coinvolge il filantropo.

In ultimo, ma qui c’è tutta la contemporaneità dell’approccio alla filantropia, due temi determinanti e cioè l’exit strategy – come smettere di sostenere senza ridurre o annullare il beneficio per le organizzazioni e le persone sostenute – e soprattutto il capitolo dedicato al rischio e al fallimento. Il fallimento che torna ad essere un valore e il rischio del social investment e della pratica filantropica nel suo complesso, per la variabilità dei contesti, per la loro mutevolezza, perché profondamente ancorata all’agire umano.

E’ certamente un testo guida per chi, come me, opera nel contesto fondazionale ma non solo, visto che proprio i due autori aprono a tante diverse “macchine” per traghettare la filantropia oggi.

Forse per rendere il manuale completo andrebbe sviluppato il tema della comunicazione istituzionale dell’azione filantropica. Magari i due autori lo tratteranno in una seconda edizione oppure su https://www.filantropiaduepuntozero.it, spazio web dove la filantropia può trovare nuova ricchezza.

Chi sono gli autori

Simone Castello Segretario Generale di Fondazione Mazzola e founding member di Sport for Inclusion Network, community che promuove una nuova modalità di collaborazione tra fondazioni e organizzazioni del Terzo Settore e del mondo dello sport, lavora come philanthropy advisor per privati, fondazioni, imprese e come consulente per non profit operative. È esperto in processi di pianificazione organizzativa e strategica, grantmaking, progettazione, capacity building e valutazione. Professore a contratto dell’Università Cattolica di Milano, dove gestisce il laboratorio «Theory of Change e Valutazione Impatto», è docente per numerosi enti di formazione e autore di diverse pubblicazioni sui temi della filantropia strategica. E’ membro dello European Research Network on Philanthropy e dell’Associazione Italiana di Valutazione.

Urszula Swierczynska Fondatrice di Philanthropoid, consulenza strategica per i Major Donor, lavora come philanthropy advisor per individui, family office e fondazioni di famiglia che svolgono attività di erogazione filantropica e investimenti ad alto impatto sociale e ambientale. Laureata in Relazioni Internazionali, ha conseguito il Diploma Post-Graduate in Filantropia Strategica e poi un Master in Family Office. Per più di 10 anni ha lavorato per diverse Organizzazioni internazionali (Nazioni Unite, Croce Rossa, nonprofit) nell’ambito della cooperazione internazionale. È anche docente per vari enti di formazione sulle tematiche della filantropia efficace e membro del Philanthropy Impact, dello European Research Network on Philanthropy e dell’Effective Altruism.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA