Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Dall’Ucraina all’Italia, l’inclusione a scuola passa anche dal linguaggio universale dell’arte

Sono sempre più i minori - profughi della guerra russa in Ucraina - scappati dal conflitto, che sono in Italia e stanno ritrovando scampoli di normalità a scuola. Grazie anche alle modalità inclusive pensati dietro i banchi, come accade all’istituto comprensivo Mozart di Roma di Roma. Perché anche così si vince la cultura della guerra

di Luca Cereda

Dei cinque bambini giunti all’istituto comprensivo Mozart, nel quartiere Infernetto di Roma – che sorge esternamente al Grande Raccordo Anulare, tra l'Eur e Ostia -, uno di loro era già stato in Italia, da cui era ripartito con la famiglia due anni fa per tornare in Ucraina. È l’unico che sappia qualche parola di italiano. «Gli altri quattro sono arrivati tre con papà e mamma: sono due gemelline di appena 5 anni e il fratello più grande di 13. Una ragazzina di 14 anni è arrivata invece solo con la madre: il papà è rimasto a Kiev a combattere», racconta il preside Giovanni Cogliandro, che aggiunge: «Sono arrivati a scuola da noi tramite il passaparola. Sono i primi che abbiamo accolto, ma ho già detto all’Ufficio scolastico regionale che abbiamo posto per altri venti».

L’inclusione passa dal linguaggio inclusivo dell’arte

In questa fase le scuole italiane lavorano sull’inclusione dei giovani profughi ucraini, ma anche la didattica ha un ruolo nell’inclusione. Soprattutto quando la lingua è ancora uno scoglio per capirsi tra nuovi alunni e insegnati e tra compagni di classe: «Nel nostro istituto i nuovi arrivati, soprattutto quelli più piccoli, insieme alla classe di educazione artistica creano delle ceramiche, grazie al forno che abbiamo istallato a scuola. Ceramiche che poi vengono decorate e colorate tutti insieme. L’arte, oltre che un linguaggio inclusivo, è universale, non ha bisogno di parole e questo consente di far allacciare le prime amicizie. Il primo bambino che abbiamo accolto dall’Ucraina ha 8 anni e la docente mi ha detto che lavora silenziosamente, ma che ha un talento artistico e lo sta scoprendo proprio ora, proprio grazie al questa esperienza», spiega il dirigente Cogliandro. Come sta avvenendo in molte scuole, anche alla Mozart i profughi ucraini sono inseriti nei progetto di alfabetizzazione per minori stranieri non accompagnati che già esistono per seguire e integrare altri studenti stranieri, «così imparano l’italiano in piccoli gruppi e direttamente dai compagni e anche in questo contesto, ridotto e più intimo rispetto alla classe, formano amicizie».

L’educazione civica è…

Ogni territorio sta riponendo agli stessi bisogni che riguardano l’accoglienza dei profughi ucraini: dalla gestione abitativa, alla traduzione e mediazione linguistica soprattutto, insieme al numero molto alto rispetto alle medie di profughi che ogni giorno sbarcano o arrivano in Italia dalla rotta – cosiddetta – balcanica e mediterranea. Il caso dell’accoglienza e dell’integrazione nella scuola Mozart non può prescindere quindi dall’approccio che l’amministrazione della capitale sta avendo all’emergenza: «L’assessorato alle Politiche sociali e alla Salute di Roma Capitale hanno istituito un albo delle famiglie accoglienti grazie al quale, in collaborazione con l’ong Refugees Welcome Italia, i cittadini sono messi in contatto con le altre persone che scappate dalla guerra sul territorio», spiega il dirigente Cogliandro. L’istituto comprensivo, situato all’Infernetto, vicino alla Tenuta di Castelporziano, che ha aperto le porte all’accoglienza dei piccoli ucraini già nei primi giorni di marzo.

…educazione alla bellezza

L’istituto in queste settimane si sta avvalendo anche della mediazione di una docente di origine ucraina: «Il suo supporto è fondamentale come la scelta che abbiamo fatto di capire il funzionamento della scuola in Ucraina per proseguirne almeno in parte la programmazione interrotta dai ragazzi, – aggiunge Giovanni Cogliandro – perché la speranza è che prima o poi tornino a casa anche se la prospettiva è che questo possa accadere nel medio-lungo termine, non nell'immediato». In ragione di questa prospettiva, nella scuola romana viene fornita anche un’assistenza di tipo psicologico – i bambini e ai genitori – perché sono stati colpiti dalla guerra, sia che l’abbiano vista e vissuta da vicino, sia che siano scappati lasciandosi dietro tutto. Un percorso psicologico e un sostegno in questa nuova situazione è necessario. «Inoltre, già da tempo, con la collaborazione di un’associazione di volontari locale, abbiamo formato alcuni studenti che si sono offerti volontari e i docenti in tema di mediazione culturale. Questa formazione va al di là dell’emergenza derivante dal conflitto in Ucraina in corso, per i nostri ragazzi è l’occasione di fare educazione civica attivamente, diventando cittadini dell'oggi», conclude il dirigente della Mozart che oltre ad unire al gruppo di lavoro della ceramica i bambini ucraini, li ha inseriti nei corsi di filosofia, «perché credo che l’educazione alla bellezza sia una declinazione dell’educazione civica».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA