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Finalmente l’Italia raccoglierà i dati sui femminicidi

Dal 2017 ogni anno il ministero della Giustizia avrebbe dovuto fornire all'Europa dati puntuali sulle vittime di violenza domestica e femminicidi. Ma di queste informazioni non c'è traccia. C’è però una (mezza) buona notizia: finalmente l’Italia inizierà a farlo. Camera e Senato hanno votato una legge che assicurerà l’effettivo monitoraggio della violenza di genere contro le donne. Ora è urgente raccogliere i dati sugli orfani di femminicidio

di Sabina Pignataro

Donne uccise da uomini, perché sono donne. Questo è il femminicidio. Un massacro, a vedere i numeri. Sì ma quali numeri? Dal 2017 ogni anno il ministero della Giustizia avrebbe dovuto fornire all'Europa dati puntuali sulle vittime di violenza domestica e femminicidi. Ma di queste informazioni non c'è traccia. La prima Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, presieduta dalla senatrice Valeria Valente, è stata istituita nel 2017 con lo scopo di svolgere indagini sulla reale dimensione del fenomeno e ad oggi non si dispone di un registro aggiornato che indichi quante siano le donne vittime di violenza domestica. Una mancanza grave: senza la raccolta di informazioni e dati certi e aggregati come possono essere elaborare politiche che consentano di prevenirla e contrastarla?

C’è però una mezza buona notizia: finalmente l’Italia inizierà a farlo. Camera e Senato hanno finalmente votato la legge sulle statistiche in tema di violenza di genere, una norma volta a garantire un flusso informativo adeguato per cadenza e contenuti sulla violenza di genere contro le donne al fine di progettare adeguate politiche di prevenzione e contrasto e di assicurare un effettivo monitoraggio del fenomeno.

Il disegno di legge obbliga (art. 4) tutte le strutture sanitarie a comunicare al sistema statistico nazionale i dati riguardo i casi di soccorso a donne che hanno subito violenza e punta a creare (art. 5) un sistema di monitoraggio interministeriale, ossia un database gestito dal Ministero della Giustizia, da quello dell’Interno e dal Garante per la privacy, con particolare attenzione a quelli che consentono di ricostruire la relazione esistente tra l’autore e la vittima del reato, la loro età e le circostanze in cui avviene il fatto.

Perché sono dati fondamentali

Sono dati che non solo ci obbliga a raccogliere la Convenzione di Istanbul e che più recentemente sono stati richiesti dal Gruppo di esperte sulla violenza contro le donne (Grevio), organismo indipendente del Consiglio d’Europa, ma sono soprattutto informazioni fondamentali, che vanno a individuare alcune delle principali criticità italiane: quante vittime di femminicidio avevano denunciato ripetutamente il loro assassino e non erano state adeguatamente protette? Quante volte i fatti da loro raccontati erano stati derubricati a “conflitti famigliari” o che era stato consigliato di far pace col marito? Che tipo di legame esisteva con l’omicida? Quali misure erano state messe in campo per proteggere la donna, prima che diventasse vittima? (Si veda: Corte Europea, Italia inadeguata nella tutela delle donne che denunciano)

“Con questa legge – commenta la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio Valente – l’Italia dà attuazione a quella parte della Convenzione di Istanbul che impone ai governi una raccolta dati sistematica e costante sulla violenza. L’Istat collaborerà con i ministeri delle Pari opportunità, della Giustizia, dell’Interno e della Salute e con i centri antiviolenza e le case rifugio, per generare un flusso informativo imprescindibile per definire politiche integrate. In particolare, la legge prevede che siano modificati i sistemi di raccolta dati per integrare le informazioni relative alla relazione tra autore e vittima della violenza, alla tipologia di violenza esercitata (fisica, sessuale, psicologica o economica) e alla presenza di figli e figlie. Tra i reati che saranno rilevati ci sono anche i cosiddetti reati spia che, se letti correttamente, consentiranno di intervenire in maniera efficace e in tempo utile per bloccare l'escalation della violenza, scongiurando così il peggio".

I dati 2017- 2018

Il 25 novembre 2021, alla presenza della presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, dalle ministre Elena Bonetti (Pari opportunità e famiglia), Marta Cartabia (Giustizia) e Luciana Lamorgese (Interno), la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio aveva presentato un documento che fotografa i femminicidi commessi nel 2017-2018, dando conto della dinamica degli eventi, i fattori di rischio, la distribuzione territoriale del fenomeno, oltre ad esaminare le caratteristiche sia degli autori che delle vittime, nonché lo svolgimento delle indagini ed i relativi procedimenti penali. (Della Relazione su "La risposta giudiziaria ai femminicidi in Italia. Analisi delle indagini e delle sentenze. Il biennio 2017-2018", a cui avevamo partecipato, tra i molti, l Paola Di Nicola Travaglini, Fabio Roia, Linda Laura Sabbadini, avevamo scritto qui)

Il prossimo passo: i dati sugli orfani

Colmata questa lacuna, ora è il momento di dedicarsi agli orfani di femminicidio. Come avevano raccontato Sara De Carli e Sabina Pignataro nell’ebook "A Braccia Aperte. Un faro acceso sui figli delle vittime di femminicidio”, un volume voluto dall’impresa sociale Con i Bambini (si può scaricare gratuitamente da qui, senza bisogno di registrazioni), gli orfani di femminicidio sono le vittime invisibili della violenza domestica. Una realtà che ancora resta nell’ombra, senza ascolto, senza servizi strutturati, senza presa in carico. In Italia non c’è un elenco che indichi quanti siano gli orfani speciali. Le motivazioni sono le più disparate. Ad ogni modo, la notizia è grave: non disporre di dati significa non solo non avere contezza del numero degli orfani e delle orfane, ma non avere nemmeno idea delle loro esigenze, aspettative, difficoltà a superare il trauma.

Nel volume le autrici fanno luce sull’invisibilità e la solitudine che ancora oggi circonda i figli delle vittime di femminicidio e di crimini domestici. Per denunciare il deserto desolante dei servizi e l’urgente necessità di fare un passo avanti, a braccia aperte, verso di loro.

Foto in apertura, Jason Leung on Unsplash


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