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Farmaci equivalenti, Puech D’Alissac (Teva): “Facciamo risparmiare 1 miliardo al Ssn”

L'amministratore delegato della multinazionale in Italia rivendica l'impatto positivo dei medicinali generici nella sostenibilità economica della nostra sanità e chiede all'Agenzia del farmaco di impegnarsi perché gli italiani, specialmente al Sud, capiscano che non c'è minor efficacia rispetto agli originali. E racconta dell'impegno a favore dell'umanizzazione dei luoghi di cura col sostegno alle associazioni

di Giampaolo Cerri

Un marchio famigliare nelle case di molti italiani, un po’ come una marca di pasta o il brand di un dentifricio, apri uno sportello e lo trovi: Teva, gigante del farmaco equivalente, multinazionale israeliana nata nel 1901 e oggi capace di produrre 76 miliardi di capsule in 53 stabilimenti del mondo, medicinali che curano oltre 200 milioni di persone.

In Italia, Teva è presente con una filiale commerciale e 5 siti produttivi, impiegando oltre 1100 persone, pur con un qualche ristrutturazione in corso: uno stabilimento da poco ceduto nel Lecchese e uno a Nerviano (Mi) “per cui sono in corso valutazioni di possibili acquirenti, anche attraverso il costante confronto con le istituzioni regionali, per evitarne la chiusura” dicono al quartiere generale milanese. Da alcuni anni, la società investe nel rapporto con le associazioni in Sanità, anche con un riconoscimento, l’Humanizing Health Awards che, il mese scorso, ha individuato e premiato quattro associazioni di volontariato per il loro impegno di umanizzazione della salute e dei luoghi di cura, con una donazione di 10mila euro, ciascuna. Associazioni che erano state individuate e scelte grazie al coinvolgimento del personale già a febbraio (leggi).

Abbiamo incontrato Hubert Puech d’Alissac, 64 anni, francese, dal 2013 amministratore delegato di Teva Italia.

Teva Italia premia, da qualche anno, alcune associazioni impegnate sul fronte della umanizzazione della salute. Che valore ha per lei questa azione?

Teva è un’azienda farmaceutica, nota a molti. Ma qui siamo convinti che la cura dei pazienti e delle loro famiglie vada oltre la medicina. Curare le persone è un valore importante, espresso non solo con la produzione, distribuzione di farmaci di qualità, ma anche attraverso iniziative solidaristiche. Humanizing health è per noi un’azione di responsabilità sociale, che premia iniziative di solidarietà che contribuiscono a migliorare il percorso terapeutico dei pazienti, in grado di andare aldilà della medicina stessa, grazie al tocco umano di queste associazioni.

Interessante il coinvolgimento dei dipendenti nella scelta, anziché un criterio verticistico, per così dire: i vostri collaboratori partecipano attivamente, sono soddisfatti di contribuire alla scelta?

C’è un valore, in Teva, che definiamo in inglese con l’espressione “to make your family proud”, ossia rendere orgogliose le famiglie, significa permettere a tutti i nostri dipendenti e collaboratori di lavorare su un progetto globale, di vederlo, e di scegliere i progetti più importanti. Sì, tutti abbiamo contribuito: aiutare le persone è nel Dna aziendale e questo coinvolgimento dei dipendenti è stato fondamentale per selezionare i progetti vincitori. Avere il coinvolgimento di tutti era importante. Hanno letto, guardato i video, selezionato.

Lei è un manager di lungo corso del settore farmaceutico: che idea si è fatto, a livello personale, del concetto di health humanization?

Significa realmente andare aldilà di un trattamento. Significa persone al centro delle cure, ossia attenzione non solo ai percorsi clinici, terapeutici, ma anche, per esempio agli aspetti psicologici, emozionali, relazionali. E sappiamo che i pazienti soli o spesso soli, aiutare un’associazioni che per esempio sono vicine ai pazienti, nascono e si impegnano per renderli meno soli, è importante. Si tratta di un approccio più diffuso, nato per migliore la qualità di vita dei pazienti e dei famigliari. La pandemia ce lo ha fatto capire: umanizzare le cure è importante.

Teva è una multinazionale: gli awards sono un'iniziativa anche in altri Paesi?

In verità è partito tutto dalla Spagna, nel 2015, dove ha registrato davvero un grande impatto sulla comunità. Per questo è stato trasformato in un programma globale. Noi come Italia abbiamo cominciato nel 2019, cominciando valorizzando quattro associazioni. Oggi il progetto è stato implementato in Grecia, Portogallo, Argentina, Messico e altri paesi. Interessante notare che ci sono tante similitudini fra le associazioni che lavorano con i pazienti nel mondo.

A livello mondiale, Teva ha un forte impegno in ESG. In Italia che strade state percorrendo o percorrete?

Come molti gruppi farmaceutici, anche noi abbiamo iniziato da qualche hanno un programma specifico sulla sostenibilità. Se ne parlava già molto, ovviamente. Da alcuni anni siamo più vocati: lo scorso anno abbiamo iniziato il programma 2030, con i principi ESG, siamo impegnati a ridurre i gas serra, migliorare efficienza energica, diminuire i consumi di materie prime, ridurre gli imballaggi. Una cosa che possiamo dire con facilità ma che, come è comprensibile, non è semplicissima da realizzare. In ambito sociale, contribuiamo a ridurre i costi dei farmaci per il sistema sanitario,

I farmaci equivalenti sono stati fondamentali, nel nostro sistema sanitario, per rendere più sostenibile la spesa. Egualia, l'associazione che raggruppa voi produttori, però ogni tanto, ricorda che ci sono ancora problemi da superare, per esempio nel sistema di distribuzione, nell'accesso ai farmaci fra Regione e Regione …

Eh questa domanda, vale molte risposte (ride)! Sì, i farmaci equivalenti sono fondamentali per la sostenibilità del Ssn. Solo con i farmaci Teva, il Sistema risparmia un miliardo ogni anno. Nel 2018 i risparmi erano stati misurati in 776 milioni dal Rapporto Economic Impact di Matrix Global Advisors. Un miliardo dico….

Non è poco, infatti.

…su 19 miliardi a bilancio un risparmio di un miliardo, vuol dire dedicare quelle risorse ingenti alla ricerca, alla cura, ai nuovi trattamenti. Per la distribuzione, si tratta di un problema di riequilibrio fra Regioni: la quota di generici non è uguale nel Paese. Se ne vendono di più in Alto Adige e meno nell’Italia del Sud. È chiaro che dobbiamo far passare il messaggio che gli equivalenti sono identici agli originali e non un di meno. Bisogna che anche l’Agenzia del farmaco-Aifa si impegni in questo.

Pandemia prima e conflitto in Ucraina poi mettono a rischio l'approvvigionamento dei farmaci in Europa. Che previsioni fate?

Non penso a un rischio di approvvigionamento, onestamente. Noi abbiamo 40 fabbriche in Europa, di principi attivi e di farmaci, e dunque non temiamo carenze.

Siete presenti in Ucraina?

Sì è una presenza molto forte. E manteniamo quella presenza per continuare a distribuire farmaci là, anche se ovviamente, in mezzo a una guerra, è difficile. Nello stesso tempo abbiamo donato, per i rifugiati del conflitto, 11 milioni di dollari di farmaci e presidi sanitari, prodotti per l’igiene personale dei bambini, di cui un milione di confezione di antibiotico e altri farmaci essenziale. Facciamo tutto il possibile per aiutare questo Paese.


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