Politica & Istituzioni

Demos al primo congresso nazionale: riscoprire la politica

“Le nostre radici”, dice il manifesto del partito, “affondano nel cattolicesimo democatico e progressista e nella cultura laica, civica, solidale e anti-fascista”. Mario Giro, giù vice ministro agli Esteri e presidente dell'Assemblea, ha voluto mettere l’accento sul contributo di Demos, in questa difficile situazione globale, a cercare tutte le possibili vie per la pace.

di Alessandro Banfi

I partiti non sono proprio di moda eppure a giudicare dai delegati al congresso nazionale di Demos, Democrazia solidale, riuniti oggi a Roma per la prima Assemblea congressuale nazionale (che si conclude domani), la politica è ancora una grande passione. E non stiamo parlando di associazioni civiche o di movimentismo anti politico. Come ha ricordato uno degli ospiti intervenuti, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, questa realtà, nata ormai tre anni fa, si distingue per voler fare soprattutto politica. “Senza politica” dice il manifesto di Demos, “non si può sperare in un mondo migliore”. Scelta coraggiosa che, partita dal basso, dall’impegno nell’elezione di rappresentanti in quartieri, città, regioni ha l’ambizione di ricucire il rapporto tra le istituzioni e i bisogni dei cittadini.

“Solidale” è l’aggettivo della lora idea di democrazia, ma va aggiunto ad esso un altro attributo: “sociale”. Perché l’altra grande sfida di questa nuova formazione, in cui molti esponenti vengono dal mondo della comunità di Sant’Egidio, è riconnettere il mondo del volontariato e dell’impegno nella società con le decisioni di Comuni, Regioni e del Parlamento italiano, come di quello europeo. A Strasburgo con loro è stato eletto Pietro Bartolo, il medico dei migranti di Lampedusa.

Allo stesso tempo l’idea di società si basa sul “valore della comunità”. Mario Giro, presidente dell’Assemblea, intoducendo i lavori, ha voluto sottolineare l’idea di inclusione, di accoglienza, di solidarietà comunitaria. «Pensavamo», ha detto, «di essere condannati all’irrilevanza. Non è così. In tante città e regioni italiane ci siamo e ci siamo con la qualità di gente impegnata. Esserci è una sfida magnifica». Ha aggiunto Paolo Ciani, coordinatore nazionale di Demos e consigliere comunale a Roma: «Non crediamo nella politica leaderistica ma in una comunità di persone che facciano da ponte tra istituzioni e cittadini».

Quelli di Demos si collocano al centro dello schieramento politico ma nell’ambito del centro sinistra, nel “campo largo” lanciato da Enrico Letta, anche lui intervenuto in apertura dell’Assemblea. Proprio alla platea dei delegati di Demos Letta ha ricordato che non potrà considerare un successo la sua esperienza alla guida del Pd se nel frattempo non verrà approvato lo "ius culturae" o lo "ius scholae". Ha detto: “Lo dico e lo penso profondamente perché so quanto il nostro Paese è indietro su tutto questo”.

In Demos è esplicito il riferimento alla tradizione cattolica. “Le nostre radici”, dice il manifesto del partito, “affondano nel cattolicesimo democatico e progressista e nella cultura laica, civica, solidale e anti-fascista”. Mario Giro ha voluto però mettere l’accento sul contributo di Demos, in questa difficile situazione globale, a cercare tutte le possibili vie per la pace. Nella giornata di sabato l’Assemblea congressuale nazionale definirà gli organi di partito ed eleggerà il nuovo Segretario Nazionale.


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