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Casa Ubuntu a Saronno, spegne la prima candelina

La comunità Mamma Bambino del Villaggio Sos di Saronno (VA) è nata proprio il 18 maggio del 2021, la prima accoglienza ha riguardato un nucleo familiare di 5 persone. L’anniversario è occasione per tirare le somme e spiegare l’origine africana di un nome che significa: “Io sono perché noi siamo”

di Antonietta Nembri

Al Villaggio Sos di Saronno oggi è un giorno di festa. Il 18 maggio, la comunità Mamma Bambino Casa Ubuntu compie un anno. Spegnere questa prima candelina non è solo occasione per esprimere il classico desiderio, ma è occasione anche per fare un bilancio di questo servizio nato per rispondere ai bisogni del territorio saronnese e dei comuni limitrofi.

“Sembra ieri che tutti gli operatori del Villaggio Sos, lavorando alacremente, sono riusciti ad aprire un servizio nuovo in tempi record: una nuova comunità mamma bambino che aveva bisogno di uno spazio adeguato, oltre a un’équipe prearata, che già esisteva”, ricorda una nota.

Appena aperta, la casa si è adoperata per l’accoglienza di un nucleo numeroso (5 componenti di cui 3 minorenni), che ancora vive nella struttura a distanza di un anno.
Tra poche settimane per questa famiglia inizierà un percorso di autonomia fuori dalla comunità, ma con strumenti e consapevolezza diversi da quando è arrivata, carica di paura e rabbia, al Villaggio Sos. “Sembra, quindi, che la scommessa di aprire un nuovo servizio sia stata vincente” osservano a Saronno.

Ma il nome della comunità Mamma Bambino “Casa Ubuntu” da dove nasce? Una scelta del nome che è stata azzeccata perché Ubuntu nella cultura africana sub-sahariana vuol dire: “Io sono perché noi siamo”.
Un antropologo propose un gioco ad alcuni bambini di una tribù africana. Mise un cesto di frutta vicino ad un albero e disse ai bambini che chi sarebbe arrivato prima avrebbe vinto tutta la frutta. Quando gli fu dato il segnale per partire, tutti i bambini si presero per mano e si misero a correre insieme, dopodiché, una volta preso il cesto, si sedettero e si godettero insieme il premio.
Quando fu chiesto ai bambini perché avessero voluto correre insieme, visto che uno solo avrebbe potuto prendersi tutta la frutta, risposero «Ubuntu: come potrebbe uno essere felice se tutti gli altri sono tristi?».

La famiglia ospitata racconta di come questo anno sia stato paragonabile a un limbo sconosciuto e di cambiamento. Se è vero, infatti, che hanno dovuto lasciare parenti e amici, un lavoro, la scuola e trasferirsi lontano da quella che grandi e piccoli consideravano casa, è anche vero che in questo anno sono cresciuti tanto. La madre e la figlia maggiorenne hanno concluso un percorso di studi che le ha portate a un inserimento formale nel mondo del lavoro.
I piccoli, in una nuova scuola e in un nuovo asilo, hanno potuto riconquistare la serenità e la spensieratezza tipica dei bambini.

«Dalle mura di questa casa fin ora ho imparato che dietro ad ogni porta ci sono delle persone, ognuna con delle personalissime storie, e come operatore ho cercato di destreggiarmi sul confine sottile che certe volte è possibile e giusto superare e altre volte invece è meglio non varcare» osserva Marta, un’educatrice della comunità descrivendo la sua esperienza. «Le ospiti che hanno abitato la casa in questo anno mi hanno insegnato che a volte basta un po’ di musica (di quella giusta) per accantonare, anche solo per un attimo, i momenti difficili. Le colleghe, invece, mi hanno trasmesso che insieme si risolvono tanti problemi che sembrano insormontabili, basta chiedere e condividere i pensieri!»

Per la coordinatrice Monica Rocca, l’anno trascorso è stato «sfidante: una sfida intensa, di costruzione, di relazioni, di discese e salite sia per noi sia per la famiglia ospitata. Mi piace pensare che questo servizio sia “figlio” di tutto il Villaggio Sos, iniziato, appunto, con la collaborazione di tutta la cooperativa che si è adoperata per rendere la casa bella e accogliente in tempo record. La comunità Ubuntu è questo: un senso di appartenenza! La sua anima è fatta prima di tutto di persone. Un luogo dove si cresce. Insieme».

Il Villaggio Sos di Saronno nato nel 1986 è gestito dalla Cooperativa Sociale Villaggio Sos di Saronno che è membro della Rete Sos Villaggi dei Bambini, in Italia. Rete che a sua volta è parte di Sos Children’s Villages.
Il direttore della Cooperativa Raffaele Moffa è orgoglioso e dichiara: «Abbiamo provato a rispondere a questo bisogno sociale, e dopo un anno, se le famiglie scelgono di darci la loro fiducia e continuano il percorso con il Villaggio Sos, forse siamo riusciti a dare loro qualcosa. Qualcosa come la serenità e un luogo famigliare dove vivere. Non facciamo grandi cose, ma sappiamo quanto ciò sia determinante per le vite di queste donne e dei loro figli. Li affianchiamo, cerchiamo di risolvere i problemi e le sfide quotidiane che sono innumerevoli e questo le famiglie lo percepiscono. Il lavoro da fare è ancora tanto ma la voglia di esserci e rispondere ai bisogni del territorio è ancora più forte e vogliamo andare avanti in questo cammino ancora a lungo».

Immagini fornite da Ufficio Stampa