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Con il Ciai le mamme sole si tengono per mano

Con "Mano nella Mano" prende il via un progetto promosso dal Ciai per aiutare 150 mamme straniere sole, anche vittime di tratta a uscire dall'isolamento e dalla solitudine. Un intervento finanziato dalla "Jonhson & Jonhson" che offrirà alle partecipanti corsi di formazione alla genitorialità, orientamento al lavoro, ma anche sulla salute sessuale e riproduttiva

di Gilda Sciortino

Sta già nel suo nome il senso di un percorso che vuole accompagnare le donne straniere sole, inoccupate, con figli a carico, magari anche uscite da un’esperienza di tratta o arrivate in Italia come Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA). Senza dimenticare tutte quelle mamme che vivono isolate, senza alcun rapporto con l’esterno, tra le mura di quello che dovrebbe essere un focolare domestico. Situazioni che spesso sono il teatro ideale di una situazione di violenza.

S’intitola “Mano nella Mano” il progetto pilota, promosso dal Ciai, il Centro Italiano Aiuti all'Infanzia, e realizzato in partnership con l'associazione "Donne di Benin City", Send (Agenzia per il lavoro e la mobilità internazionale) e Booq (bibliofficina di quartiere). A finanziarlo sino a settembre è la Jonhson & Jonhson, nell’attesa che possa diventare un progetto più strutturato e articolato nel tempo.

In tutto circa 150 donne per le quali è stata pensata una serie di attività: il mercoledì, corsi di formazione alla genitorialità “perché essere madri è un compito difficile soprattutto in situazioni così delicate”; il giovedì, alfabetizzazione “perché la conoscenza di base della lingua italiana è il primo elemento necessario per potersi integrare”; il venerdì, uno sportello di orientamento al lavoro con la presenza di mediatrici linguistiche che possano orientare le donne ai servizi esistenti nel territorio, aiutandole a compilare un curriculum, a fare domanda per un possibile lavoro, seguendole nella registrazione all'anagrafe dei bambini o nella scelta del pediatra, come anche nell’ accesso ai bonus famiglia-scuola, ai sussidi ai servizi legali o di supporto psicologico.

Per quelle donne che parteciperanno al progetto e che, quindi saranno impegnate con i colloqui e le attività, ci sarà la ludoteca che intratterrà i bambini con attività educative e ricreative. Una volta conclusa la formazione alla genitorialita, invece, avrà inizio quella sulla salute sessuale e riproduttiva. “perché è necessario conoscere, grazie agli esperti, il proprio corpo, avere informazioni sulla prevenzione e tutela della salute sessuale, di quella materno infantile, gli effetti di uso di alcool o droghe”.

«Proprio per consentire di guardare più lontano e di fare in modo che “Mano nella Mano” prosegua oltre settembre – spiega Giulia Di Carlo, responsabile del Ciai a Palermo –abbiamo avviato una raccolta fondi affinché diventi una vera e propria linea progettuale di empowerment per le mamme. È particolarmente significativo che il progetto sia stato messo a punto e sia implementato in partnership con un’associazione di donne straniere come quelle di “Benin City” che ci può guidare nell’ identificazione delle reali problematiche che le madri a cui si rivolge devono affrontare. Ovviamente, prima di dare il via a questo percorso abbiamo fatto un'analisi di contesto, con attori chiave e donne: ciò che è emerso ci ha consentito di progettare questo percorso, da noi considerato innovativo perché affronta anche tematiche che fino a ora non sono state mai prese in considerazione con questo tipo di target».

Sarà nei giardini di Booq, nel quartiere della Kalsa, che si svolgeranno le attività.

«Accoglieremo le donne nel nostro giardino – spiega Giulia Zaffuto, responsabile di Booq – dando loro la possibilità di frequentare senza il pensiero di dove lasciare i loro figli. Molto spesso non partecipano ad attività e progetti che possano essere di giovamento per loro perché non sanno dove lasciare i bambini. A Palermo, infatti, sono tante le giovani madri fragili non integrate nella vita sociale. Diventare mamma per loro è stato un percorso spesso traumatico, di grande solitudine e pieno di paure per il futuro. Una vita ai margini è causata da tanti fattori, ma principalmente sono le barriere socio-culturali e linguistiche a impedire l’accesso ai servizi del territorio (sociali, sanitari ed educativi). A queste, mamme, in prevalenza africane, residenti nella provincia di Palermo, daremo la mano attraverso azioni di sostegno e accompagnamento che contribuiscano alla loro autonomia e a un’inclusione effettiva. La frase che ci siamo sentite dire più spesso da alcune di loro è "Vivo nel buio"; un buio da cui “Mano nella Mano” vuole farle uscire affinché loro stesse possano condurre verso la luce i propri figli e figlie. Oltre alle lezioni frontali, infatti, ci saranno momenti di riflessione e discussione, grazie ai quali possano liberarsi e rompere il muro di solitudine che le separa dal resto del mondo».