Economia & Impresa sociale 

L’Alto Garda Trentino sceglie la sostenibilità

Riflettori puntati sull’acquacultura sostenibile, l’ambiente e i consumi responsabili alla prima edizione del “Festival del pesce d’acqua dolce” organizzato dal 26 al 29 maggio dall’Associazione Club dei Sapori e dai Comuni di Nago-Torbole e Arco. Tra convegni scientifici, visite guidate agli impianti di itticoltura, show cooking e mostre

di Marina Moioli

L’Alto Garda Trentino è un territorio caratterizzato dall’acqua: non solo quella del lago, ma anche quella che sgorga dai ghiacciai perenni e dalle sorgenti d’alta quota. Ed è per questo che già alla fine dell’800 sono nate le prime troticolture, cresciute nel tempo fino agli attuali 70 allevamenti. Dal 1988 i piccoli troticoltori si sono riuniti nella cooperativa Astro, nata con lo scopo di valorizzare la conoscenza e la distribuzione di un prodotto che per il Trentino è un vero fiore all’occhiello. Una storia vera, suggellata nel 2017 dal riconoscimento europeo di indicazione geografica protetta, Trote del Trentino IGP, e dal marchio Qualità Trentino.
Oggi l’itticoltura trentina conta 450 addetti, ha un giro d’affari annuo di 30 milioni di euro e punta sulla ricerca scientifica e sulla sostenibilità. Logico quindi che proprio da queste parti sia nata l’idea di organizzare il primo “Festival del pesce d’acqua dolce – Freshwater Fish Week”, evento che si è svolto a Torbole e Arco dal 26 al 29 maggio per far scoprire e rilanciare il pesce di lago e della migliore itticoltura locale e per promuovere un’Acquacoltura sostenibile e qualitativamente sicura. Organizzato dall’Associazione Club dei Sapori (per la Tutela e Rivalutazione del Prodotto Tipico e della Ristorazione) e dalla società Edi House, il progetto ha ricevuto tra gli altri il patrocinio della Provincia Autonoma di Trento, dei Comuni di Nago‐Torbole e Arco, dell’Apt Garda Dolomiti e della Comunità del Garda.

L’Acquacoltura è il sistema di produzione più efficiente, sia in fatto di uso delle risorse (acqua, suolo, energia) che di impatto ambientale. In Italia si distingue soprattutto per la varietà e la qualità dei pesci allevati e la scelta di acquistare il pesce d’allevamento rappresenta un atto di consumo responsabile, sia per gli aspetti economici e sociali che, soprattutto, per le ricadute ambientali. Intenzione degli organizzatori del “Festival del pesce d’acqua dolce” è di dare un aiuto alla conoscenza e al miglior utilizzo in cucina. Questi i tre obiettivi dell’iniziativa: rilanciare il valore del pesce di lago e di fiume nei ristoranti lacustri; mettere in luce le caratteristiche dell’Acquacoltura trentina rappresentando la salubrità dei prodotti, ottenuta grazie alla purezza dell’acqua e all’impiego dei migliori mangimi nellallevamento (privi di ogm e formulati con la Fondazione Mach di San Michele all’Adige); incoraggiare la ristorazione affinché attinga all’Acquacoltura di qualità trasformando trote, salmerini, coregoni, persici, carpioni e tanti altri prodotti in piatti leggeri, gustosi e digeribili.

Nei giorni della manifestazione si sono alternati convegni scientifici, visite agli impianti di allevamento (dalla Troticoltura Armanini alla Società Agricola Pescicoltura Giudicariese di Tione) e alle aziende agricole locali (come la cantina/frantoio Madonna delle Vittorie o il Consorzio Agraria di Riva del Garda) ma anche laboratori e show cooking dei migliori chef della zona (da Peter Brunel, stella Michelin, a Isidoro Consolini, da Fiorenzo Perremuto a Ivo Miorelli). Momenti didattici pomeridiani rivolti agli operatori, agli studenti e al pubblico.

Particolarmente interessanti sono stati i due convegni scientifici. Al primo, intitolato “Acquacultura, biodiversità e varietà del pesce di lago” che si è tenuto il 27 maggio alla Colonia Pavese di Torbole, sono intervenuti il Vicepresidente Comunità del Garda Filippo Gavazzoni, l’esperto Leonardo Pontalti dell’Ufficio Faunistico della Provincia Autonoma di Trento, il biologo Ivano Confortini , funzionario della sede territoriale di Verona dell'Unità organizzativa (UO) "Coordinamento gestione ittica e faunistico-venatoria"della Regione Veneto, e la presidente del Consorzio Astro Barbara Pellegri. Moderatore il professor Giovanni Garavaglia, esperto di ambiente.

«Una delle cose più importanti e caratterizzanti del Lago di Garda è la sua biodiversità, legata all’ittiofauna. Sono proprio le specie ittiche gardesane, che hanno caratterizzato l’economia costruendo tradizioni e realtà importanti fino al dopoguerra. Oggi la situazione della disponibilità ittica risente chiaramente di una società che è cambiata e di un habitat non più in grado di sostenere se stesso. Sono convinto però che il vero obiettivo da perseguire per il futuro del bacino Benacense sarà recuperare quel grande patrimonio rappresentato appunto dalle specie ittiche, fregiando di un marchio di qualità il pescato gardesano, che vive nelle acque più pulite d’Italia. Dobbiamo puntare su ciò che ci rende unici e su ciò che ha una storia da raccontare», ha affermato Gavazzoni.
Leonardo Pontaldi ha illustrato l’attività delle associazioni di pescatori che ripopolano i fiumi del Trentino con le giovani trote marmorate cresciute nei piccoli affluenti: «In autunno, le trote lacustri risalgono gli immissari del lago per la deposizione delle uova, ma incontrano sbarramenti, che impediscono loro di raggiungere le aree di frega. Alcune di queste trote sono allora prelevate dalle Associazioni pescatori e riprodotte in incubatoio. Le uova fecondate sono poi immesse nel fiume a monte degli sbarramenti, oppure nei “ruscelli vivaio”».
L’intervento di Ivano Confortini ha riguardato i mutamenti della fauna ittica nel lago di Garda: «A fronte di un quadro ittio-faunistico in continua evoluzione, gli Enti competenti dovranno attivare ogni azione possibile per la salvaguardia e l’incremento delle specie autoctone con l’obiettivo del mantenimento della biodiversità originaria», ha detto. Mentre Barbara Pellegri ha ricordato la storia della troticoltura, dai primi allevamenti alla cooperazione, sottolineando però che «l’azienda non si occupa solo di itticoltura, ma a breve lancerà sul mercato farmaceutico un prodotto a base di Omega 3, ottimo per la prevenzione di malattie cardiovascolari e come antinfiammatorio».

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Di “Qualità organolettiche e peculiarità del pesce di lago e d’itticoltura” si è parlato il 28 maggio all’ex Casinò di Arco. Con interventi della nutrizionista Evelina Flachi, dell'esperto di itticoltura Livio Parisi e dello chef stellato Peter Brunel. Moderatore il giornalista Luigi Caricato, direttore di OlioOfficina.
A sfatare la falsa credenza che il pesce di lago sia più povero di quello di mare ha pensato la nutrizionista, ricordando come sia invece «un antioassidante potentissimo, ricco di calcio, fosforo, vitamina D e amminoacidi essenziali. La trota, ad esempio, garantisce la quantità tripla di Omega 3 da assumere giornalmente». Per poi esortare tutti a informarsi, ad entrare in confidenza con il prodotto e non semplicemente a nutrirsi. Parisi, definendo il pesce di lago “un illustre sconosciuto” ha rievocato i tempi in cui i gardenesi nei secoli passati si nutrivano principalmente del pescato e ha sollecitato un consumo più attento e consapevole, mentre lo chef stellato Brunel (autore di un affascinante menu che racconta il lago e il territorio, creato appositamente per questo evento) ha sottolineato l’importanza di educare i giovani a una corretta cultura alimentare.

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Non è mancato neppure un piccolo spazio dedicato alla Fish Art, con la personale dell’artista Francesco Faina che ha interpretato il tema in divertenti e ironici acquarelli ideati per i visitatori del Festival ed esposti nella sede della Colonia Pavese di Torbole, storico edificio della cittadina lacustre, costruito nel 1907 come Grand Hotel, poi diventato dal 1935 al 1976 il Preventorio infantile dell’Ente Colonie Climatiche della Provincia di Pavia. Un luogo simbolo in attesa di ristrutturazione e di una nuova destinazione d’uso. E proprio dal “Festival del pesce d’acqua dolce”, che quasi certamente tornerà il prossimo anno con la seconda edizione, è venuta l’idea di destinarlo a luogo di promozione e studio della cultura alimentare ma anche a museo della biodiversità.


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