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Aree interne, itinerario nella rigenerazione dal basso

Su VITA di giugno in edicola, la mappa dei 70 luoghi cambiati dall'azione dell'associazionismo, delle pro-loco, dei cittadini. Anche nelle aree già depresse perché non collegate, in zone impervie e per questo marginalizzate. Dieci luoghi da non perdere e i consigli di un esperto

di Veronica Rossi

Nell'Italian Social Tour che propone il numero di VITA in edicola e che potete acquistare QUI, si parla anche di aree interne. Molti dei 70 luoghi censiti nella nostra mappa sono in queste zone del Paese più marginali e spopolate del nostro Paese.

Eppure è proprio in questi luoghi che potrebbe nascere un nuovo modo di fare economia. “Il primo elemento da valorizzare”, dice Giovanni Teneggi, direttore generale di Confcooperative Reggio Emilia, “è la rarefazione, il fatto di avere degli spazi vivibili: c’è la possibilità di stare sulle trame, piuttosto che essere portati dai flussi” In tutta Italia stanno sorgendo delle esperienze lungimiranti, che hanno visto le potenzialità del fare comunità e della lentezza, anche per attrarre visitatori. A Melle (Cu) due giovani mastri birrai (nella foto di apertura, ndr) sono riusciti a dare una nuova spinta al territorio, introducendo servizi turistici, agroalimentari e ristorativi; nella stessa provincia, il Comune di Ostana, grazie a un’amministrazione lungimirante, è passato da 10 a 100 abitanti in soli trent’anni. A

Grottole (MT) a Cerreto Alpi (RE) e a Castel Del Giudice (Is) il turismo diventa una risorsa per riscoprire il patrimonio paesaggistico e abitativo locale, mentre a Cagnano Varano (FG) e a Enego (Vi) i giovani hanno reinventato la narrazione della zona. A Biccari (Fg) un consorzio di coltivatori ha dato una spinta all’economia locale. Anche il digitale gioca un ruolo determinante nell’attrattività delle aree interne: a Pontremoli (Ms) e in Alto Friuli, smart working e vetrine digitali migliorano la vita di vecchi e nuovi abitanti.


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