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Consumatori, parte lenta la nuova Class Action

La riforma, legge n.31/2019, è entrata in vigore solo a maggio 2021 e, a oggi, sono solo sei le azioni ammesse. Le competenze sono passate dal ministero dello Sviluppo economico a quello della Giustizia e la disciplina dal Codice dei consumi a quello di Procedura civile ma ora anche i singoli cittadini potranno fare ricorso. Roma Capitale, Autostrade per l'Italia e le criptovalute nel mirino

di Francesco Dente

La nuova class action fatica a prendere il largo.

A un anno dal varo le azioni giudiziarie collettive promosse finora sono solo sei. Il ritardo nell’entrata in vigore della riforma e, soprattutto, nell’istituzione dell’elenco delle organizzazioni ammesse a presentare ricorso (sul sito del ministero della Giustizia) sta frenando la partenza dello strumento di tutela che consente ai consumatori, ma non solo, di impugnare gli atti ritenuti lesivi di «diritti individuali omogenei» commessi dalle imprese o dagli enti gestori di servizi pubblici e di pubblica utilità. Pensiamo ad esempio alle società fornitrici di gas, acqua o energia.

La legge di riforma n.31/2019, ecco il perché delle lentezze, è diventata applicativa a maggio 2021 dopo ripetuti rinvii, nonostante fosse stata licenziata dalla Camere ben due anni prima. Il regolamento con i requisiti per le associazioni accreditate è stato deliberato invece solo pochi mesi fa (Dm n.27 del 17 febbraio 2022) ed è in vigore da fine aprile scorso. Le prime organizzazioni che entreranno nel nuovo elenco del ministero della Giustizia sono quelle che attualmente fanno parte della lista degli enti consumeristici (19 iscritti) presente sul sito del ministero dell’Economia e dello Sviluppo.

Organizzazioni che sono abilitate ad agire in base alla vecchia normativa sulla class action prevista dal Codice di consumo e che trasmigreranno di diritto da un elenco all’altro quando quest’ultimo sarà finalmente reso noto. Le nuove organizzazioni che vorranno iscriversi dovranno rispettare invece i parametri del recente regolamento. Il cambio di ministero competente, dallo Sviluppo economico alla Giustizia, non è l’unica novità. È cambiato anche il contenitore giuridico. La nuova disciplina della class action è inserita nel Codice di procedura civile mentre quella pre-riforma rientrava nel Codice del consumo.

La legge 31/2019, soprattutto, ha stabilito che ora possono far ricorso anche i singoli cittadini accanto alle associazioni di consumatori. Sarà sufficiente che la violazione riguardi interessi omogenei, dunque non solo in materia di consumo ma anche ambientale ad esempio. Ha previsto inoltre la possibilità di aderire al giudizio anche dopo che è stata emessa la sentenza che accoglie la class action.

Infine, sarà possibile contestare anche la responsabilità extracontrattuale, oltre quella contrattuale prevista dalla vecchia azione.

Sul portale dei servizi telematici gestito dal ministero della Giustizia sono già disponibili invece le indicazioni relative ai procedimenti in corso. Informazioni preziose, a partire proprio dal testo del ricorso, per consentire a chi ritiene di essere stato danneggiato di reperire le notizie utili per aderire all’azione di classe. Sei, come detto, le class action avviate finora contro le 16 (secondo il Sole 24 Ore) promosse nel precedente anno sulla base alla vecchia normativa. Le cinque in corso (una sesta contro il Comune di Roma Capitale è stata dichiarata estinta) riguardano le criptovalute, il settore della formazione, i contributi ai consorzi di bonifica, la manutenzione da parte di Autostrade per l'Italia e, last but not least, la presunta discriminazione compiuta da parte di Italia trasporto Spa nei confronti delle donne beneficiarie della legge 104/92 nella composizione del personale di cabina aereo.


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