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Solidarietà & Volontariato

Zamagni: «Mettere al centro le relazioni ha senso se approdano alla concretezza del volontariato»

L’incontro “Fraternariato e Relazionésimo: verso un nuovo modello di relazioni e legami sociali” che ha aperto la seconda giornata di Relazionésimo 2030, il primo Expo Summit festival delle RELAZIONI organizzato da Beate Vivo Farm presso la Fiera di Vicenza.

di Redazione

Una riflessione sull’agire sociale chiamato a ripensarsi a nuovi paradigmi capaci di rimettere al centro la relazione. È stato questo il perno dell’incontro “Fraternariato e Relazionésimo: verso un nuovo modello di relazioni e legami sociali” che ha aperto la seconda giornata di Relazionésimo 2030, il primo Expo Summit festival delle RELAZIONI organizzato da Beate Vivo Farm presso la Fiera di Vicenza.

Perché parlare oggi di Relazionésimo? “Dare spazio ad un nuovo modello di relazione e legami sociali è rilevante” – ha ricordato Stefano Zamagni, Professore di Economia Politica all'Università di Bologna e Adjunct Professor of International Political Economy alla Johns Hopkins University. Zamagni ha messo in evidenza come il neoliberismo abbia messo in secondo piano le relazioni, puntando tutto sulle connessioni. “Un’altra implicazione del neoliberismo è stata l’idea secondo cui l’economia di mercato per funzionare non abbia bisogno di relazione e di beni relazionali, perché, per far funzionare il mercato ed ottenere risultati di efficienza bastano beni privati e beni pubblici”. Oggi vediamo con i nostri occhi le conseguenze di questo errore. “Abbiamo confuso l’utilità con la felicità. Non sono le cose a dare utilità, ma la felicità è nella relazione tra persone e nella relazione intersoggettiva” – prosegue Zamagni. “Parlare della necessità delle relazioni ha senso se queste si fanno approdare su un qualcosa di specifico e concreto come il volontariato. Il volontariato, nel suo senso più profondo, correggere il singolarismo”.

Chi potrà trovare il giusto spazio nel futuro non è forse l’uomo della cura e della relazione? È da questa domanda che è partita la riflessione di Emanuele Alecci, Portavoce della candidatura del Volontariato a Patrimonio dell’Umanità, che ha proseguito mettendo in luce come “la parola solidarietà – che nel Novecento è stata una parola politica importante – oggi deve trovare nuove forme. Occorre comprendere che il volontariato non è importante solo per quello che fa, ma è importante perché dà un programma e un’idea politica fortissima e rivoluzionaria mettendo le relazioni al centro. Il volontariato deve essere usato anche da altri mondi in un’idea di comunità che deve coinvolgere anche politica e impresa. Le relazioni guariscono, contaminano, le relazioni producono fraternità, parola che deve tornare ad essere un principio cardine dell’agire pubblico. Il volontariato di relazione e di fraternità è un bene comune che va protetto e tutelato per essere portato a tutti”.

Il volontariato nella regione che ospita Relazionésimo 2030 ha un peso rilevante con oltre 5.000 associazioni iscritte al RUNTS. “Durante la pandemia abbiamo sperimentato sulla nostra pelle cosa vuol dire interrompere la nostra socialità e le nostre relazioni. Per fortuna il mondo del volontariato è riuscito a far sentire le persone vicine e aiutato a riscoprire il valore di fare comunità di parlarci, confrontarci, di scambiarci un gesto di affetto e di condivisione – ha spiegato Manuela Lanzarin – Assessore alla Sanità e ai Servizi Sociali Regione del Veneto.

La pandemia ha svelato la concretezza di una relazionalità che ci costituisce, qualcosa che ci rende davvero vivi. Per la sociologa Chiara Giaccardila pandemia ha reso evidente che la relazione è davvero la nostra bussola, quello che ci rende esseri umani. La relazione ci ha insegnato che oltre a sopravvivere, possiamo vivere meglio, superare la crisi trasformandola in opportunità. Affrontando il concetto di Fraternità, Giaccardi ha sottolineato che “il Fraternariato – neologismo necessario per descrivere una società in cambiamento – è un modo di parlare di volontariato che riconosce la cura del legame, è un tipo di sguardo che esercitiamo ovunque noi siamo, una vera e propria postura esistenziale”.


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