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Iacopo Melio: «La lezione sui social del panino con la mortadella»

Chi sono i social influencer che stanno cambiando la narrazione delle disabilità? VITA ne ha scelti cinque e li racconta nel nuovo numero del magazine in distribuzione. Strategie, successi ed errori compresi. A tu per tu con Iacopo Melio

di Sara De Carli

Nato nel 1992, attivista di razza, è diventato celebre nel 2014 per un post che raccontava l’inaccessibilità dei mezzi pubblici. Da #vorreiprendereiltreno in poi di strada ne ha fatta tantissima. Iacopo Melio, 30 anni, oggi è seguito da quasi 700mila su Facebook e da 118mila su Instagram. È giornalista freelance, a fine 2020 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo ha insignito del titolo di Cavaliere dell'ordine al merito della Repubblica e dal 2020 è Consigliere regionale in Toscana. È uno dei cinque influencer che Vita ha selezionato per la ventata di novità che portano nell’approccio alla disabilità e alla sua narrazione, proprio grazie ai social e al loro linguaggio: ve li raccontiamo sul numero di luglio, in edicola e scaricabile online. Le altre aree? Ambiente, innovazione sociale, diritti umani, education, giovani per i giovani, sostenibilità.

Iacopo, quali obiettivi ti sei dato all'inizio con la tua presenza sui social? E come sono cambiati nel tempo?

Da aspirante giornalista, ho iniziato a scrivere sui social aprendo un mio blog personale con il semplice obiettivo di farmi leggere e coltivare piano piano un mio pubblico. È così che sono arrivate le primissime collaborazioni con qualche piccolo giornale online, finché nel 2014 un mio articolo non è diventato virale anche all'estero, aumentando drasticamente la visibilità. Da quel momento, ho definitivamente scelto la scrittura online come strumento per fare attivismo, rilanciando tematiche e dando voce a persone che, magari, non vengono abbastanza considerate. Nel tempo, quindi, direi che è cambiato l'approccio, dal voler fare il giornalista all'utilizzare il giornalismo e la visibilità come armi buone di pressione e costruzione più ampia.

Hai una strategia digitale? Su orario, contenuti, temi?

Una strategia c'è sempre. Lo stesso articolo del 2014, che mi ha "lanciato" al grande pubblico ed è diventato virale, non era casuale ma studiato nello storytelling di un tema piuttosto banale nella disabilità – le barriere architettoniche e l'inclusione – ma raccontato in modo originale. Di sicuro, fino a qualche anno fa avevo una strategia molto più attenta: ad esempio, evitavo alcuni giorni e orari, mentre ne preferivo altri, stando attento a non superare un certo numero di post così come a pubblicarne almeno uno al giorno. Oggi, forse perché i miei lavori (sia nella comunicazione che nella politica) si basano ormai sul personal branding e sul nome, e non più sulla performatività dei miei contenuti, ho imparato a fregarmene e ad uscire quando ho qualcosa da dire e mi va davvero. Sia chiaro, non che prima pubblicassi cose forzate o nelle quali non credevo, ma capitava di coprire notizie dicendo la mia pur di rimanere nel flusso della discussione: oggi, se non ho tempo o semplicemente voglia, mi prendo una pausa in attesa dell'ispirazione giusta. Sempre con una strategia di fondo e con una programmazione studiata, s'intende.

Fino a qualche anno fa evitavo alcuni giorni e orari e ne preferivo altri, stando attento a non superare un certo numero di post così come a pubblicarne almeno uno al giorno. Oggi ho imparato a fregarmene e ad uscire quando ho qualcosa da dire e mi va davvero. Sia chiaro, non che prima pubblicassi cose forzate o nelle quali non credevo, ma capitava di coprire notizie dicendo la mia pur di rimanere nel flusso della discussione: oggi, se non ho tempo o semplicemente voglia, mi prendo una pausa in attesa dell'ispirazione giusta

Fai da solo o hai un social media manager che ti supporta? Come riesci a curare la relazione digitale con la tua community?

A livello social, faccio tutto assolutamente da solo, dal primo giorno, e lo farò sempre. Credo di essere uno dei pochissimi, con questi numeri, a rispondere a tutti coloro che gli scrivono: è il motivo per cui accade che mi perda qualche mail o messaggio, o che risponda anche a distanza di mesi (è capitato anni!), ma preferisco questo rischio rispetto ad avere un intermediario ad hoc che fungerebbe da filtro tra me e il pubblico che mi segue, a prescindere dall'affetto che si possa provare o meno nei miei confronti quando mi si contatta. Chi mi cerca, deve trovare me e non un centralinista, così come chi mi legge deve leggere i miei pensieri e non quelli tradotti da chissà chi, col rischio poi di veder storpiati i messaggi per un uso improprio delle tanto preziose parole. Se un domani non riuscissi a star dietro a tutti e tutto, imparerò a tagliare qualche ramo e a fermarmi dove arriverò… O, magari, interromperò la corrispondenza. Per adesso, qualche nottata al PC riesco ancora a farla, pur di restare in pari e autentico!

Credo di essere uno dei pochissimi, con questi numeri, a rispondere a tutti coloro che gli scrivono: è il motivo per cui accade che mi perda qualche mail o messaggio, o che risponda anche a distanza di mesi (è capitato anni!), ma preferisco questo rischio rispetto ad avere un intermediario che fungerebbe da filtro tra me e il pubblico che mi segue. Chi mi cerca, deve trovare me e non un centralinista, così come chi mi legge deve leggere i miei pensieri e non quelli tradotti da chissà chi, col rischio poi di veder storpiati i messaggi per un uso improprio delle tanto preziose parole.

Quali sono i contenuti che hanno più successo?

Dopo il Covid le tematiche sono molto cambiate e la stessa polemica si è trasferita: chi lo avrebbe mai detto che ci saremmo scannati per dei vaccini in grado di salvare le vite delle persone? Che ci saremmo lamentati perché la politica, finalmente, dimostra di avere a cuore i propri cittadini, dando loro delle misure di sicurezza anziché lasciarli nel pericoloso libero arbitrio durante un'emergenza mondiale? E invece… È difficile dire con chiarezza, in senso assoluto, cosa funzioni nel bene e nel male: posso dire che la disabilità "tira" sempre, soprattutto le vicende ai danni delle persone (meglio se bambini) con disabilità, perché pietismo e compassione sono dei megafoni incredibili. Io, però, cerco di parlarne il meno possibile o quantomeno in termini educativi e formativi, perché voglio evitare come la peste l'associazione "disabile = disabilità", ritenendomi una persona, un attivista, un giornalista e un politico, non "un disabile". Per questo, esclusa la disabilità, vedo che le polemiche non sono poi così diverse là dove regna il benaltrismo e il populismo: immigrazione e quindi razzismo, comunità LGBTQ+ e discriminazioni, lavoro e povertà… Le guerre tra poveri, parlare alla pancia delle persone aizzando l'ignoranza più scoperta, sono purtroppo colpi sempre sicuri.

C’è stata un’occasione in cui nemmeno tu ti aspettavi una reazione così?

Ce ne sono state tantissime, ma purtroppo fanno più rumore e restano più impresse quelle negative. Una volta è accaduto qualcosa di tragicomico, chi mi segue da più tempo ancora lo ricorda: pubblicai, come tutti abbiamo fatto almeno una volta, la foto di una mia merenda, ovvero una focaccia con la mortadella. Nessuna scritta, niente di provocatorio (ci mancherebbe!), niente di niente. Ero molto più giovane, ma comunque lo rifarei pure fra dieci anni: che male c'è nel condividere un momento conviviale con il proprio pubblico? Siamo abituati a politici che sembrano, ormai, dei foodblogger, e non può farlo un ragazzo di allora 25 anni? Fatto sta che dopo due minuti fui assalito da commenti di persone vegane, una in particolare, che presero a redarguirmi dicendo "da te non me lo sarei mai aspettato". Le persone idealizzano, ti vogliono impeccabile, perfetto secondo la loro idea di perfezione, e siccome hai (secondo loro) successo, quel successo devi meritartelo ogni secondo in ogni cosa che fai e nessun inciampo è permesso. Ecco, quel panino innocente, per qualcuno, in quel momento ha rappresentato un mattatoio. Ovviamente, sdrammatizzai la vicenda in modo ironico e ancora oggi c'è chi mi ritira fuori quella vicenda, ma fu per certi versi davvero assurdo.


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