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Cooperazione & Relazioni internazionali

Vertice Iran, Russia, Turchia: si parla di Siria, senza la Siria

La Siria al centro del vertice trilaterale Iran, Russia, Turchia. Erdogan e Putin si sono trovati nella Repubblica islamica per partecipare con il presidente iraniano Ebrahim Raisi alla conferenza sulla Siria. Nessun rappresentante della Siria, né del governo, né dell’opposizione, è stato coinvolto

di Asmae Dachan

La Siria al centro del vertice trilaterale Iran, Russia, Turchia. Erdogan e Putin si sono trovati nella Repubblica islamica per partecipare con il presidente iraniano Ebrahim Raisi alla conferenza sulla Siria nel formato di Astana, dal vecchio nome della capitale del Kazakhstan dove Iran, Russia e Turchia hanno inaugurato nel 2017 colloqui per tentare di risolvere il conflitto siriano.

Nessun rappresentante della Siria, né del governo, né dell’opposizione, è stato coinvolto.Teheran e Mosca sono da sempre schierati con il regime di Damasco, a cui da oltre dieci anni offrono anche sostegno militare, mentre Ankara supporta ciò che resta dell’opposizione anti-Assad nell’area settentrionale del Paese. Recep Tayyip Erdogan sostiene e arma i ribelli anti-regime che pattugliano le frontiere del nord-ovest del Paese, e punta ad ampliare la presenza militare turca anche nel nord-est, in funzione anti-curda, ritenendo terroriste le milizie dello Ypg e altre fazioni armate. Il presidente turco ha annunciato due mesi fa l'intenzione di costituire una zona di sicurezza profonda 30 km a partire dal confine turco-siriano, ma l'esercito di Ankara non si è ancora mosso e a oggi Erdogan non è riuscito ad ottenere il via libera dall'Iran per la campagna militare. "Qualsiasi attacco alla Siria sarebbe dannoso per la Turchia e per la regione, a beneficio dei terroristi", è stato il monito della Guida suprema dell'Iran durante i colloqui con il presidente turco, mentre il ministero degli Esteri di Teheran ha fatto sapere di essere contrario alla creazione della fascia di sicurezza che Erdogan vorrebbe avere sul confine in seguito all'operazione. Teheran sostiene la necessità che le forze straniere lascino la Siria, riferendosi però solo ai militari statunitensi. "La questione siriana dovrebbe essere risolta attraverso negoziati”, ha affermato Ebrahim Raisi, accusando le "forze di occupazione degli Stati Uniti" di provocare instabilità nella zona. "Riteniamo che sia solo la nazione siriana a dover prendere una decisione sui propri affari interni, senza l'interferenza di altri paesi", ha aggiunto. Dal canto suo Assad non ha espresso commenti sul vertice, facendo solo sapere che la Siria interromperà tutte le relazioni con l’Ucraina, in segno di lealtà con gli alleati russi.

Nel comunicato stampa di sedici punti diffuso dalle autorità iraniane al termine del vertice non manca un attacco alle autorità israeliane. "Condanniamo i continui attacchi militari israeliani in Siria, comprese le infrastrutture civili”, si legge nella nota. I tre leader hanno espresso anche “profonda preoccupazione per la situazione umanitaria in Siria e contrarietà a tutte le sanzioni unilaterali”. Contrariamente a quanto affermano diverse associazioni che si occupano di diritti umani, come Human Rights Watch e la Rete siriana per i diritti umani, secondo i tre leader la Siria è ormai un Paese sicuro e bisognerebbe agevolare le politiche per il ritorno “volontario” dei profughi, come si legge al punto 11. Grande preoccupazione è stata espressa sul tema dai Siriani rifugiati in Turchia, ormai più di tre milioni.

Il documento si conclude annunciando il diciannovesimo Incontro internazionale sulla Siria nel formato Astana entro la fine del 2022, che si terrà nella Federazione Russa su invito del presidente Vladimir Putin.


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