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Legambiente: «Il ghiacciaio dei Forni presto scomparirà»

La Carovana dei ghiacciai di Legambiente è stata tre giorni in quota per verificare lo stato del gruppo dell'Ortles-Cevedale e del ghiacciaio dei Forni. La responsabile Vanda Bonardo: «Solo se capiamo cosa rischiamo di perdere possiamo riuscire a salvarlo»

di Luca Cereda

Temperature ben oltre le medie e siccità. La crisi climatica nel 2022 ha presentato il conto in modo incontrovertibiele anche in Lombardia. A pagarne il conto sono soprattutto i ghiacciai, stando al rilevamento della Carovana di Legambiente che evidenzia un arretramento della fronte del ghiacciaio dei Forni di più di 40 metri lineari nell’ultimo anno (2021-2022). Per un totale di circa 400 metri di arretramento negli ultimi dieci anni, dal 2021 ad oggi. Di questi dati in negativo, una delle riduzioni più significative è avvenuta, secondo gli operatori glaciologici, tra il 2015 e il 2016 e si stima che il dato di fine stagione raggiungerà perlomeno i 50 metri di ritiro.

È questa, in estrema sintesi, la fotografia offerta dal monitoraggio sul Ghiacciaio dei Forni, in Lombardia, nella terza tappa della Carovana dei ghiacciai 2022. La campagna di Legambiente con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) che dal 17 agosto al 3 settembre monitora lo stato di salute ghiacciai alpini, sempre più sotto scacco della crisi climatica.

La rovente estate del ghiacciaio dei Forni

Il Ghiacciaio dei Forni, il secondo più grande in Italia dopo l’Adamello (pari a circa 11 km²) e il più esteso del Parco Nazionale dello Stelvio, risulta infatti essere in un forte stato di sofferenza a causa della crisi climatica. Una situazione allarmante – che riguarda anche gli altri ghiacciai del Parco – quella vissuta dal ghiacciaio, che riesce a sopravvivere solo grazie alla sua importante dimensione. Il gigante si “veste di nero” ingrigito dal colore scuro dei detriti e anche dagli effetti dell’inquinamento atmosferico, quelli che gli esperti definiscono “black carbon” (fuliggine, smog, ceneri derivanti dagli incendi boschivi e le immancabili microplastiche). Questo causa una diminuzione della sua capacità di riflettere la radiazione solare per cui, l’assorbimento, ne provoca una più veloce fusione.

Il ghiacciaio perde la sua qualifica di “himalayano” per effetto della frammentazione in tre corpi glaciali, per l’apertura di finestre di roccia estesi con un evidente collasso della parte terminale della lingua valliva e una marcata instabilità delle morene laterali, dovuta proprio all’abbassamento della superficie glaciale. Inoltre, a causa della fusione del corpo glaciale, aumenta il ruscellamento e il trasporto solido. Il risultato è una piana proglaciale, inesistente fino allo scorso anno, definita dagli esperti “sandur”, in cui si depositano ghiaie e sabbie.

«Quello che abbiamo osservato sul ghiacciaio dei Forni è l’immagine di un gigante di ghiaccio che sta ansimando, soffocato dai cambiamenti climatici –dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e coordinatrice della campagna – Annerito, collassato e pieno di crepacci: una grande sofferenza per questo essere che pare vivente. Ci sta comunicando quanto sia impellente lavorare sull’adattamento per gestire l’inevitabile; ma nel medesimo tempo mitigare, riducendo l’effetto serra, per evitare l’ingestibile».

Sotto la lente della carovana anche il ghiacciaio della Marmolada

I monitoraggi sono stati realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano in collaborazione con Legambiente: «In questa terza tappa di Carovana dei Ghiacciai abbiamo potuto scoprire la grande accelerazione del cambiamento climatico e del ritiro glaciale –commenta Marco Giardino, vice presidente del Comitato Glaciologico Italiano e Università Torino –. Per comprenderlo basta confrontare l’ordine di grandezza del ritiro frontale, tra il 1820 e il 1995 meno di 2 km, tra il 1995 ed oggi più di 1,2 km. Nel nuovo millennio la deglaciazione procede sempre più rapida verso monte, manifestandosi con la creazione di vaste aree in cui la roccia modellata dal ghiacciaio si alterna a detriti sciolti e instabili».

Dopo la Lombardia per la Carovana dei Ghiacciai 2022 sarà la volta del Trentino-Alto Adige e del Veneto, dal 27 al 31 agosto: sotto la lente d’ingrandimento il Ghiacciaio della Marmolada, dove lo scorso 3 luglio un enorme seracco si è staccato dalla parte sommitale del ghiacciaio causando una valanga, provocando la morte di 11 persone.


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