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Sull’ambiente i programmi dei partiti pensano al presente, poco al futuro

Dal consumo di suolo al dissesto idrogeologico, ai cambiamenti climatici alla tutela di mari e foreste: ecco le ricette e i silenzi degli schieramenti in vista delle elezioni del 25 settembre. Clima e ambiente hanno finalmente un ruolo da protagonisti, ma non significa che le proposte siano del tutto credibili o possibili

di Luca Cereda

Quelle del 25 settembre saranno elezioni per il clima? Certamente, rispetto a quella avvenuta poco meno di 5 anni fa, questa campagna elettorale mette al centro l’energia, strettamente legata alla crisi in corso.

Ecco quali sono le proposte avanzate dai vari partiti, o coalizioni, che si presentano alle elezioni.

Movimento 5 Stelle

I pentastellati, guidati da Giuseppe Conte, hanno fatto delle battaglie ambientali uno dei capisaldi sin dagli esordi. Nonostante questo, il partito non scende troppo nei dettagli nel suo programma. Nelle proposte a a disposizione a oggi si parla di una non meglio specificata “società dei 2.000 watt”, che dovrebbe “tendere a un modello sostenibile di consumo energetico” per ridurre le emissioni annuali di gas serra. Il % Stelle propongono di stabilizzare il superbonus 110% e di altri bonus edilizi strutturali (misure introdotte dal suo governo), per “permettere la pianificazione degli investimenti sugli immobili e continuare a migliorare i livelli di risparmio energetico e di conseguenza risparmiare sulle bollette”. Si parla anche di un nuovo superbonus energia per le imprese basato sui crediti di imposta (da sbloccare) e di una sburocratizzazione per favorire la creazione di impianti di energia rinnovabile, ma senza dettagli su coperture e obiettivi.

Riguardo al territorio, i pentastellati propongono di completare la carta geologica per mapparlo e prevenire il dissesto idrogeologico e le sue conseguenze. Stop a nuove trivellazioni e inceneritori, stop a tecnologie obsolete nel trattamento dei rifiuti, promozione del vuoto a rendere. Vale la pena di notare che nel programma non c'è alcun riferimento al nucleare, né in positivo né in negativo: si tratta, ad ogni modo, di un tema storico per il partito, la cui posizione finora è stata fermamente contraria. Infine, contrasto alle agromafie ed ecomafie, che sono esplicitamente nominate: senz'altro un punto meritorio, ma senza dettagli su come procedere nel concreto.

Centrodestra (Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia)

Nel breve programma comune del centrodestra, che raccoglie Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, l’ambiente finisce in fondo, al dodicesimo punto su un totale di quindici. Già questo, di per sé, è un dato interessante.

Si comincia con la promessa di rispettare gli impegni internazionali assunti dall’Italia, non scontato: la Lega, nel proprio programma di partito, mira spesso a una revisione degli accordi. Si prosegue, quindi, con la proposta di definizione di un Piano nazionale di economia circolare che comprenda anche la gestione dei rifiuti. Altro piano straordinario riguarderà la tutela e la salvaguardia della qualità delle acque marittime e interne e l'efficientamento delle reti per limitare il fenomeno della dispersione idrica. Il programma annuncia interventi sulle aree a rischio di dissesto idrogeologico, l'istituzione di nuove riserve naturali (senza indicare, però, quali), opere di rimboschimento e per la piantumazione di alberi, incentivi all’uso del trasporto pubblico. Non si fa menzione dei fondi da mettere in campo per queste manovre.

Qualche dettaglio in più si trova nel programma della Lega. Il partito di Salvini parla di programmazione di opere e interventi capaci di mettere in sicurezza l’approvvigionamento idrico nel Paese, anche in un contesto climatico sfavorevole tramite la realizzazione di piccoli e medi bacini di accumulo. Ci sono poi attenzione alla montagna (con la creazione di un ministero ad hoc), una strategia nazionale per l'idrogeno e il sì a termovalorizzatori e a una filiera nazionale del nucleare.

Ci si discosta dall'ambientalismo nella parte in cui si parla inoltre di "promuovere l’estrazione (con tecnologie a basso impatto ambientale) del litio geotermico presente nel sottosuolo" e di stabilire una strategia nazionale per le materie prime, che preveda anche un'impresa di mining statale per l'esplorazione. Via Bellerio propone, inoltre, di istituire un ministero del Mare con delega alla pesca e all'acquacoltura, valorizzazione del pescato con l'indicazione della "data di pesca" sui prodotti e promozione dell'acqua-turismo. Ma si parla anche di "contrasto alla volontà europea di riservare almeno il 30% delle acque territoriali a tutela ambientale (attualmente siamo già oltre il 20%) che, in aggiunta alle esigenze militari, agli spazi comunque interdetti alla pesca per le attività estrattive, ai corridoi di traffico marittimo ecc., comportano già forti limitazioni alla pesca nelle acque territoriali".

Fratelli d'Italia propone un aggiornamento del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, tutela delle coste e dei mari (ma senza indicare come) e azioni per piantare alberi. In generale, la posizione del partito è di mediare tra transizione ecologica e tutela delle attività produttive, anche in sede europea.

Forza Italia propone di piantare un milione di alberi, percorsi scolastici di formazione ambientale, ricambio del parco veicoli pubblici, “potenziamento della semplificazione, di incentivi strutturali e crediti di imposta per le imprese che riconvertono e investono in eco innovazione e nuove tecnologie”.

Partito democratico

Il partito di Enrico Letta è consapevole del fatto che la transizione ecologica ed energetica comporta costi economici e politici difficili da gestire per una forza a base elettorale ampia. I rigassificatori vengono accettati come soluzione ponte ma che deve essere smobilitata “ben prima del 2050”. Per gestirne l’impatto, si parla di dialogo coi territori e di un Fondo nazionale compensativo anti-Nimby (acronimo di Not in my backyard, “non nel mio giardino”: il riferimento è ai movimenti di protesta contro infrastrutture chiave come i termovalorizzatori). Il fondo sarà alimentato, per una quota, da un versamento da parte di tutte le imprese che operano nella costruzione di infrastrutture sul territorio nazionale e che sono assegnatarie di appalti pubblici, ma non è chiaro a quanto ammonterà.

Dal punto vista legislativo, si pensa a una legge quadro sul clima e una riforma fiscale verde che “promuova gli investimenti delle imprese e delle famiglie a difesa del pianeta”, oltre all’implementazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (fermo al 2017). Previsto anche un Piano nazionale per il risparmio energetico e interventi finalizzati ad aumentare drasticamente la quota di rinnovabili prodotte in Italia, anche attraverso lo sviluppo delle Comunità energetiche, con l'obiettivo di installare 85 GW di rinnovabili in più entro il 2030.

Sul fronte imprese, premialità saranno introdotte per quelle virtuose rispetto alle valutazioni di sostenibilità Esg (ambientale, sociale, di governance) e mentre si comincerà la “progressiva” riduzione dei sussidi dannosi per l’ambiente. Il programma parla anche di monitoraggio e messa in sicurezza delle infrastrutture, che dovranno reggere ai cambiamenti climatici. Infine, Letta propone una legge sul consumo di suolo e una serie di interventi per la difesa dell’uso del suolo agricolo, con un Piano nazionale per l’acqua, la siccità e il dissesto idrogeologico che metta al centro la costruzione e dislocazione strategica territoriale di nuovi invasi e investimenti volti a ridurre della dispersione idrica.

Possibile

Il partito fondato dal politico monzese Civati e guidato da Beatrice Brignone, ha un accordo con Europa Verde e Sinistra Italiana. L'attenzione alle tematiche verdi non è cambiata.

Riguardo all'ambiente, si propongono incentivi per mobilità elettrica e uscita dal gasolio entro il 2030. Forte l'accento sulle rinnovabili, sottolineando che serve aumentare il ritmo di installazione di nuovi impianti fino a 10 GW l'anno per raggiungere l'obiettivo di 85 GW richiesto dal piano RePower Eu, il programma messo a punto dalla Commissione europea per far fronte alla crisi ell'energia. No al nucleare, che comporta “costrizioni temporali ed economiche”. Nessun accenno ai rigassificatori nel programma.

Riguardo al sequestro di anidride carbonica, necessario per limitare le emissioni in atmosfera, Possibile propone di bonificare un terzo delle aree industriali dismesse in Italia (9 mila chilometri quadrati) per metterci a dimora 270 milioni di alberi. Sarebbero in grado, secondo i calcoli dello schieramento, di sequestrare 5,4 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno, pari alla quantità emessa da un milione di cittadini. Il partito suggerisce di puntare sulla canapa, oggi vietata, che ha una resa maggiore rispetto alla maggior parte delle piante. Gli alberi serviranno anche a raffreddare i centri urbani con una riforestazione mirata. Tra gli altri punti, spazio al carbon farming e a una verifica dei calcoli sulla compensazione delle emissioni serra da parte delle aziende, ritenuti poco affidabili.

Si chiude con stretta sul consumo di suolo (nuove autorizzazioni concesse solo sulla base delle reali esigenze abitative) e lotta alla dispersione dell’acqua.

+Europa

"Una transizione giusta ed efficiente deve realizzarsi facendo funzionare meglio il mercato e utilizzando una varietà di strumenti, favorendo l’innovazione e la diffusione di tecnologie innovative, offrendo opportunità di riconversione industriale e di formazione e aggiornamento professionale". Si apre così la porzione di programma dedicata all'ambiente da +Europa, partito di Emma Bonino. Chiaramente la visione è di respiro continentale. Si comincia con una revisione del titolo quinto della Costituzione che consenta di restituire a livello statale “competenze esclusive in materia energetica”. Si spinge per una politica europea dell’energia che si aggiunga a quella del clima “al fine di aumentare la resilienza del sistema”.

Il partito punta a ridurre la burocrazia per le rinnovabili ed è favorevole ai rigassificatori. Del pacchetto di +Europa fanno parte la riduzione dei sussidi dannosi all’ambiente e l’intenzione di non consentire ulteriori condoni edilizi. Nel testo si parla, infine, della costruzione di un termovalorizzatore per Roma e di promuovere l’utilizzo di depuratori d’acqua per ridurre l’acquisto di bottiglie in plastica.

Europa verde-Sinistra italiana

Il primo passo è dotare il paese di una legge per il clima da approvare nei primi cento giorni di governo, con obiettivi vincolanti e coerenti a tutti i livelli (nazionale, regionale e locale).

Priorità, secondo Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, va data alle opere di adattamento climatico. “Negli ultimi quarant’anni – si legge – l’Italia ha registrato ventimila morti a causa di eventi estremi, seconda solo alla Francia come numero di decessi”. Si può fare – argomenta il tandem – rendendo pienamente operativo il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, fermo al 2017, entro i primi sei mesi della legislatura, e rivedendo gli obiettivi del Pnrr al riguardo. Necessari, inoltre, un Piano salva foreste e un Piano salva mari per la protezione, il ripristino, la conservazione e la valorizzazione degli ecosistemi.

Proposte anche dal punto di vista amministrativo: serve “un’amministrazione pubblica amica del clima”, fornendo più personale ai ministeri e accorpando nel ministero della Transizione ecologica quelli dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture. Richiesta anche una cabina di regia sulla transizione a Palazzo Chigi. Dal punto di vista economico, il tandem chiede di trasformare Cdp, Sace e Invitalia in banche per il clima per sostenere, garantire e gestire la transizione. Non sono specificati investimenti dedicati né impegni per queste misure.

Un piano di investimenti contro la dispersione idrica, mentre, per la giustizia climatica, l’impegno dell’Italia dovrebbe arrivare a 4 miliardi l’anno, da destinare ai paesi più colpiti dal cambiamento climatico (che, paradossalmente, sono quelli che hanno contribuito meno a produrlo con le proprie emissioni). Non si spiega da dove trarre queste risorse. Grande attenzione anche alle foreste e alla filiera del legno, da usare per applicazioni di lunga durata, anche in edilizia.

Le rinnovabili sono al centro degli impegni: eolico, solare termico, fotovoltaico, con un accento sull’autoproduzione. Secondo Europa verde e Sinistra italiana, l’Italia deve dotarsi di un obiettivo nazionale di riduzione dei gas serra: la quota ritenuta “equa” da Bonelli e Fratoianni è il 70% entro il 2030 rispetto al 1990, obiettivo ancora più ambizioso del Fit for 55 europeo, che si ferma al 55%. Per raggiungere il traguardo, l’approccio è radicale: si propone la creazione di un piano di uscita dal gas entro il 2035, documento che dovrà esplicitare tempi e quantità.

Il programma di Europa verde e Sinistra Iialiana propone, inoltre, l’abolizione dei sussidi alle fonti fossili entro il 2025, un Piano plastica che introduca il deposito cauzionale e un Piano nazionale anche per la gestione dei rifiuti. Sì ai termovalorizzatori, ma solo come soluzione di ultima istanza. No, invece, alle trivelle e al nucleare.

Italia viva-Azione

Carlo Calenda e Matteo Renzi intendono la questione ambientale dividendola in obiettivi di breve, medio e lungo periodo. Innanzitutto il sì al gas, con il semaforo verde a due rigassificatori e quello l’aumento della produzione nazionale per ottenere l’indipendenza dal combustibile russo. Si propone, inoltre, il rafforzamento della strategia sulle rinnovabili, completando il processo di individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti.

Il terzo polo vuole abbassare il “prezzo” della CO2 per le imprese fino al termine della guerra in Ucraina, misura intesa come contrasto all’inflazione. Confermata l’adesione allo schema Fit for 55 (riduzione del 55% delle emissioni nel 2030 rispetto al 1990). Sì all’inclusione del nucleare nel mix energetico italiano. Il “dinamico duo” vuole, inoltre, intervenire sui trasporti (tra i principali settori emettitori), favorendo lo svecchiamento del parco camion su gomma con incentivi e aumentando l’utilizzo del ferro, ma senza fornire indicazione sui fondi da stanziare.

Unione popolare

Tante ciclabili in più, per il partito di Luigi De Magistris, ma anche la proposta esplicita di uno "stop all’utilizzo di jet privati e progressiva eliminazione dei viaggi aerei su tratte brevi coperte da adeguate linee ferroviarie". No alle grandi opere “inutili e dannose” come, secondo il programma, Tav, autostrade come la Pedemontana, la Valdastico sud, la Brebemi, “che cementificano il territorio a fronte di bassi livelli di utenza” (alcuni tratti sono già costruiti però). Infine, si pensa a una legge per azzerare il consumo di suolo, a politiche di riforestazione e alla piena applicazione della strategia europea per la biodiversità. Non ci sono cifre a supporto delle proposte.

Italexit

Si parte da una premessa: “Non esiste ambientalismo senza sovranismo”. Spiegazione: "Non è possibile mettere in atto alcuna politica seria in ambito ambientale, così come in ambito energetico, agroalimentare senza poter disporre di tutto l’arsenale legislativo proprio di uno Stato sovrano". Limiti per gli impianti industriali, ricerca di processi più sostenibili, introduzione del concetto di capitale ambientale, attenzione a ciclo di vita dei prodotti e sostenibilità dei manufatti, bonifica di siti industriali dismessi e costituzione di un'agenzia ad hoc. C'è la proposta di rendere obbligatorio l'accantonamento, da parte delle imprese a rischio ambientale, di un fondo vincolato e blindato di riparazione dei danni ambientali (ma non si indicano valori) e il “divieto assoluto di privatizzazione di acque e risorse naturali”. Il partito “promuoverà e sosterrà tutte le iniziative atte a scoraggiare gli allevamenti intensivi, e a creare consapevolezza nei cittadini sui loro impatti sull’ambiente e di conseguenza nelle nostre vite".


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