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Banco Alimentare, spese insostenibili mentre aumentano i poveri

Per Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare il non avere considerato il Terzo settore nel Dl Aiuti non è un bel segnale «ancora una volta si sono dimenticati di noi. Eppure abbiamo un peso anche economico oltre che un valore nella costruzione del tessuto sociale». La crisi economica e l'esplosione delle spese di gestione stanno pesando sull’attività di distribuzione gratuita di beni alimentari

di Antonietta Nembri

Da una parte aumentano le persone che chiedono aiuto in un momento di grave crisi economica, dall’altra i costi di gestione lievitano facendo registrare un più 45% complessivo tra logistica, trasporti ed energia elettrica. A lanciare l’ennesimo allarme dal mondo del Terzo settore è la Fondazione Banco Alimentare. Che non può che osservare come nel momento in cui aumentano i bisogni diminuiscono i mezzi per poter portare aiuto.

Dall’inizio dell’anno sono state 85mila in più le persone che si sono rivolte a una delle 7.600 strutture caritative sostenute dal Banco Alimentare, mentre è calato dell’8% il recupero di eccedenze alimentari dall’Industria e dalla Grande distribuzione e del 30% le donazioni economiche da aziende e da privati. Riduzioni che sono state compensate, ricorda il presidente della Fondazione, Giovanni Bruno dai prodotti provenienti dai Fondi Nazionali (FN) e dai Fondi europei (FEAD) di aiuti agli indigenti che hanno consentito di mantenere la quota del 2021 di oltre 60mila tonnellate di prodotti alimentari distribuite nel primo semestre 2022 e «anche quest’anno riusciremo a garantire in totale 120mila tonnellate di alimenti distribuiti».

La fonte di maggiore preoccupazione sono «gli aumenti vertiginosi dei costi, solo l’elettricità è quadruplicata» insiste Bruno (nella foto) che cita i dati di Banco Alimentare Piemonte che ha visto la bolletta elettrica passare da 3mila a 12mila euro per lo stesso periodo di quest’anno. I magazzini di stoccaggio degli alimenti hanno celle frigorifere sia per il fresco sia per i surgelati che garantiscono la catena del fresco e del freddo «Anche con la massima oculatezza di gestione sono costi che incidono. Per non parlare dei trasporti per i quali, visti gli aumenti già registrati lo scorso anno avevamo preventivato dei budget superiori» osserva.

La preoccupazione dalle parti del Banco Alimentare è soprattutto per i prossimi mesi perché il periodo di austerity che si prospetta provocherà una riduzione delle eccedenze alimentari recuperabili, «mentre tra le 8 milioni e 800mila persone in povertà relativa quante rischiano di scivolare e aggiungersi ai milioni già in povertà assoluta?» si chiede Bruno per il quale la non considerazione del Terzo settore nel Dl Aiuti è un brutto segnale. «Dopo i tanti discorsi, gli elogi che ci hanno fatto per come abbiamo operato, noi e tutto il mondo del Terzo settore durante la pandemia adesso che viviamo una crisi che è anche peggio, nulla. Ho visto che hanno stanziato un fondo da 50 milioni per piscine, palestre, società sportive. Bene, giusto. Ma mi viene da dire ci siamo anche noi… se dovessimo smettere?» si chiede il presidente della Fondazione. «Questo dimenticare sempre il Terzo settore è un segnale anche culturale. Non entra nella mentalità della class politica che il nostro mondo ha anche un peso economico ed è fondamentale nella costruzione del tessuto sociale del nostro Paese», continua. «Noi non siamo solo la stampella del welfare».

Da qui l’appello agli attuali e ai futuri governanti di non far mancare l’aiuto e il sostegno anche economico a tutte le realtà che operano per il bene comune e che vedono i loro costi lievitare, in particolare per i prezzi energetici.

In apertura un magazzino del Banco Alimentare – foto da ufficio stampa


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