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Rapporto Cittadinanzattiva, il disastro delle scuole italiane

L'Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola, avviato nell’ambito della campagna "Impararesicuri" nel 2002 dopo il crollo della scuola Iovine di San Giuliano di Puglia, mostra un quadro dalle tinte fosche: quello nazionale è in buona parte un patrimonio edilizio scolastico vecchio e malconcio. L'Associazione avanza dieci proposte al Governo che verrà per la scuola del futuro

di Redazione

Cittadinanzattiva ha presentato oggi a Roma il XX Rapporto “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola”, nell’ambito della campagna Impararesicuri che prese avvio nel 2002 dopo il crollo della scuola Iovine di San Giuliano di Puglia, in Molise. Esce fuori la fotografia di un patrimonio edilizio scolastico vecchio e malconcio: più del 40% delle scuole è stato costruito prima del 1976 e oltre la metà è privo delle certificazioni di agibilità statica e di prevenzione incendi. Gli istituti secondari di secondo grado mostrano più degli altri le crepe dovute all’età, ai ritardi e a una lunga interruzione nell’assegnazione dei fondi alle Province (enti depauperati di risorse anche tecniche e professionali), ma anche all’irrisolto problema delle classi sovraffollate (circa l’8% del totale, ossia 9.974 classi delle superiori nel 2020-21 con più di 26 studenti).

«A partire dal 2015 – commenta Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva – i governi hanno investito in maniera importante sull’edilizia scolastica del nostro Paese. Ora, grazie al Pnrr, arrivano ulteriori importanti fondi (12,6 miliardi di euro) per l’ammodernamento e la messa in sicurezza di molti istituti, per la costruzione di nuove scuole (ancora poche), di ambienti digitali, mense, palestre e servizi 0-6. Ad eccezione dei nidi, le richieste degli enti locali sono state di gran lunga superiori alle disponibilità offerte dal Pnrr. Per esempio, rispetto ai 216 nuovi edifici scolastici le richieste sono state 543, più del doppio; 444 le palestre ammesse a finanziamento su 2.859 richieste, 1.000 le mense su 1.088 richieste. Nonostante i fondi del Pnrr, permangono numerose criticità, come mostrano i numeri di questo Rapporto, a cui speriamo il Governo che verrà voglia dare risposte certe e rapide. Chiediamo un impegno importante alle forze politiche affinché diano continuità agli stanziamenti per l’edilizia scolastica, oltre il Pnrr, per garantire la manutenzione ordinaria e straordinaria delle scuole e per investire sulla salute a partire dalla qualità dell’aria nelle aule, programmando interventi specifici per sistemi di aerazione e ventilazione; contrastino la povertà economica ed educativa, garantendo nelle scuole primarie il tempo pieno e la mensa scolastica come servizio universale e gratuito, estendendo l’offerta e la gratuità degli asili nido soprattutto per le fasce sociali più deboli».

Il 42% delle nostre scuole, pari a 16.794, è stato costruito prima del 1976. Di un ulteriore quarto non si conosce invece la data di costruzione. Ben oltre la metà delle scuole (58%) non è in possesso del certificato di agibilità statica, né di quello di prevenzione incendi (circa il 55%). Oltre il 40% è privo del collaudo statico. Le regioni che presentano una percentuale più alta di scuole che possiedono la certificazione di prevenzione incendi sono la Valle d’Aosta (51,74%), l’Emilia Romagna (49,50%), l’Umbria (47,80%) e il Molise (47, 05%). Tra le regioni con le percentuali più basse, citiamo Lazio (12,21%), Calabria (18,75%) e Sardegna (22,81%). Quanto al documento di valutazione rischi, ne è in possesso il 77% delle scuole: le regioni più virtuose sono Marche (90,2%), Veneto, Umbria, Toscana, Sicilia e Lombardia, tutte con percentuali oltre l’80%, mentre l’Abruzzo è la Regione con la percentuale più bassa di edifici in possesso del Dvr (33%).

Il Piano di emergenza è stato redatto dal 79% delle scuole. Ma è sempre emergenza crolli. Sono stati 45 i casi registrati negli istituti di vario ordine e grado fra settembre 2021 e agosto 2022 (circa un episodio ogni quattro giorni di scuola), di cui 16 nelle regioni del Sud e nelle isole (Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna), 19 nel Nord (Lombardia, Piemonte, Liguria, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna), 10 nelle regioni del Centro (Toscana e Lazio), con il ferimento di alcune persone, danni agli ambienti e agli arredi, interruzione della didattica e disagi agli studenti e alle loro famiglie.

Sono 11 le regioni che hanno Comuni in zona 1, ossia ad elevato rischio sismico, ma tutte (ad eccezione della Sardegna) hanno Comuni e scuole in zona 2 (rischio medio-elevato). Eppure, gli edifici migliorati e adeguati sismicamente sono soltanto il 2%, mentre quelli progettati secondo la normativa antisismica sono 2.740, il 7% del totale. Rispetto alle prove di evacuazione, obbligatorie almeno due volte l’anno, nel 2020-2021 sono state effettuate in poco più della metà delle scuole (56%), non sono state effettuate nel 33% dei casi o solo alcune classi nell’11%. E quando vengono effettuate, riguardano quasi esclusivamente il rischio incendio (99%) e quello sismico (77%).

Nell’anno scolastico 2021-2022, gli studenti iscritti agli istituti secondari di II grado sono stati 2.661.856, pari al 36% del totale degli studenti, ospitati in 7.143 edifici scolastici (18% del totale) di competenza delle Province e delle Città metropolitane. Per il 31% degli edifici non è stato indicato il periodo di costruzione; rispetto al restante 69%, mentre oltre il 52% è stato costruito prima del 1976. Oltre la metà degli edifici non ha né agibilità (67% vs 58% del resto delle scuole), invece il 47,5% (rispetto al 41,4% del totale delle scuole) non ha la prevenzione incendi. In merito alla sicurezza dal punto di vista sismico, la situazione degli istituti superiori è grave quanto quella delle altre scuole: soltanto l’1% è stato migliorato o adeguato sismicamente, il 9% è stato progettato secondo la normativa antisismica. Così pure dal punto di vista della sicurezza interna: riguardo al possesso del Documento di valutazione rischi il dato delle secondarie di II grado è del 76% e quello complessivo del 77%; riguardo al Piano di emergenza, ne è in possesso il 78% delle scuole superiori rispetto al 79% del totale degli edifici.

Dal Dossier di Tuttoscuola risulterebbero 9.974 classi della secondaria di II grado nel 2020-21 con più di 26 studenti, pari all’8% del totale. Sono i Licei scientifici e non gli Istituti tecnici ad avere il maggior numero di classi con non meno di 27 studenti. Nei Licei scientifici, le classi oltre il limite sono state 3.899, pari al 13%; seguono i Classici (con il 9,4% delle classi in sovrannumero) e gli Istituti tecnici (7,1%). Al primo anno delle superiori le classi sovraffollate sono il 15% circa del totale, mentre nell’ultimo sono state 462 le classi (1,9%) con più di 26 studenti. Il fenomeno interessa soprattutto la Lombardia (2.109 classi in sovrannumero), seguita da Lazio (1.237), Campania (1.138), Emilia Romagna (1.123) e Veneto (1.073). Tra le Città metropolitane troviamo Roma (1.961), Napoli (1246), Milano (985), Torino (607) e Bari (120).

Tra marzo e giugno 2022, Cittadinanzattiva ha coinvolto 2.849 studenti e studentesse della scuola secondaria di II grado per conoscere il loro punto di vista sui Pcto (Percorsi competenze trasversali ed orientamento). Oltre la metà afferma di non scegliere autonomamente il percorso del Pcto (59%), il 28% può sceglierlo tra una serie di opzioni presentate dall’istituto e l’11,5% dichiara di poterlo proporre personalmente alla scuola. Ben il 36% indica che il luogo in cui è stato svolto è stato a casa (o in Dad) e a scuola. A seguire, i luoghi indicati sono: le aziende (27%), gli enti culturali (17%), le istituzioni (Ministeri, Comuni, Asl, etc.). Seguono poi le attività svolte nelle imprese (10%), presso associazioni di volontariato (6%), ordini professionali (5%), associazioni sportive (3%).

Poco più della metà degli studenti (51%) ritiene adeguata la quantità di ore dedicata ai Pcto e al percorso formativo, mentre il 18% afferma che siano poche e il 15% ritiene che siano eccessive. Non tutti i ragazzi che frequentano la stessa classe sono impegnati nello svolgimento di un Pcto: l’11%, per differenti motivi (studenti con disabilità, studenti che abitano in altri Comuni, mancanza di supporti tecnologici), non partecipa a tali percorsi.

Sono 10 le priorità per la scuola che verrà, secondo Cittadinanzattiva.

Seggi elettorali fuori dalle scuole. Occorre continuare a sostenere anche economicamente i Comuni affinché spostino i seggi elettorali in sedi alternative rispetto alle scuole e sperimentare in maniera diffusa il voto elettronico, come previsto dal Decreto legge n. 41/2022. Per le ormai vicine elezioni del 25 settembre, si propone alle scuole di non interrompere le attività didattiche a causa dei seggi ma di proseguirle all’esterno.

Innovare gli ambienti di apprendimento. Non solo nelle scuole nuove, ma anche in quelle da ristrutturare attraverso i fondi Pnrr, occorre ripensare tutti gli spazi interni ed esterni al fine di creare ambienti di apprendimento innovativi ed inclusivi

Migliorare la qualità dell'aria nelle scuole. Verificare che negli interventi del Pnrr in essere siano previste installazioni di sistemi di aerazione/ventilazione; dotare tutte le aule, di strumenti di misurazione del livello di CO2 poco costosi; mappare il reale fabbisogno a seguito di sopralluoghi per poi prevedere investimenti ad hoc.

Mense scolastiche come servizio universale. Avviare un programma graduale che, attraverso l’estensione del tempo pieno e la dotazione di nuove mense resa possibile grazie al Pnrr, punti a fare della ristorazione scolastica un servizio universale, attraverso una norma che lo inquadri quale livello essenziale delle prestazioni sociali, superando la logica di servizio a domanda individuale.

Completare ed aggiornare l’Anagrafe dell’edilizia e riprendere le attività dell’Osservatorio. L’Anagrafe deve essere completata e aggiornata in tempo reale, integrata anche dai dati relativi agli asili nido pubblici e resa accessibile a tutti. Allo stesso tempo vanno riconvocati in maniera sistematica e periodica gli incontri dell’Osservatorio nazionale sull’edilizia scolastica.

Puntare su interventi e programmi di sostegno alle genitorialità. Per fare ciò si potrebbero utilizzare i Poli 0-6 e collocare al loro interno i Centri per le famiglie, oltre a sostenere e potenziare i Consultori già presenti sul territorio così come i progetti del Terzo Settore che si rivolgono alle famiglie più lontane.

Coinvolgere le comunità locali nei progetti del Pnrr. Occorre favorire il coinvolgimento di diversi soggetti attorno alla scuola in modo cooperativo, per esempio quando si tratta di costruire o ricostruire una scuola.

Ripensare ai percorsi del Pcto. Occorre che le scuole garantiscano da subito una preparazione adeguata degli studenti circa la normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e sugli strumenti a loro tutela; occorre verificare che i soggetti ospitanti rispettino le condizioni previste, anche sottoscrivendo una sorta di Codice etico; è necessario raccogliere criticità e punti di forza delle esperienze realizzate per proporre modifiche condivise di tali percorsi.

Dare spazio e potere agli studenti. È urgente ripensare radicalmente gli organismi e le pratiche di democrazia rappresentativa degli studenti all’interno delle scuole, e favorirne il protagonismo, a partire da un loro coinvolgimento attivo nei programmi di educazione civica, nella riformulazione del Pcto, nella promozione della salute e della sicurezza a scuola.

Attuare procedure e comportamenti per prevenire i rischi. È indispensabile adottare procedure e comportamenti a scuola, in gran parte sospesi per l’emergenza Covid, affinché tutti siano in grado di fronteggiare eventuali emergenze, naturali e non; allo stesso tempo le istituzioni locali devono aggiornare e diffondere i Piani comunali di protezione civile ai cambiamenti climatici.


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