Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Attivismo civico & Terzo settore

Salerno, capitale degli allontanamenti d’urgenza

Sono 23.122 i bambini e i ragazzi ospiti delle 3.605 comunità per minorenni attive in Italia. In tre anni si rileva un calo di circa 9mila ospiti, riconducibile per lo più alla diminuzione dei minorenni stranieri non accompagnati (Msna). Perse 422 strutture. Solo per il 12% dei minori c'è una decisione consensuale con i genitori: il 78% è stato collocato su disposizione dell’Autorità giudiziaria e il 10% per allontanamento d’urgenza. A Salerno però il dato schizza: il 56,6% dei collocamenti è avvenuto ex articolo 403

di Sabina Pignataro e Sara De Carli

Sono 23.122 i bambini e i ragazzi ospiti delle 3.605 comunità per minorenni attive in Italia. Il numero, riferito al 31 dicembre 2020, è stato reso noto dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza in occasione della pubblicazione di una raccolta dati realizzata in collaborazione con le procure presso i tribunali per i minorenni dal titolo "La tutela dei minorenni in comunità"). La precedente ricerca aveva rilevato che a fine 2017 i minorenni in comunità erano 32.185, accolti in 4.027 strutture. Nel 2020, dunque, si rileva un calo di circa 9mila ospiti, riconducibile per lo più alla diminuzione dei minorenni stranieri non accompagnati (Msna) presenti in Italia: questi ultimi sono passati – stando ai dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali – dai 18.303 del 31 dicembre 2017 ai 7.080 del 31 dicembre 2020, dato che corrisponde sostanzialmente al calo di presenze nelle comunità. Da evidenziare anche le 422 strutture chiuse in tre anni, pari grossomodo al 10% di quelle mappate a dicembre 2017.

Un lavoro, quello dell'Agia, che contribuisce a colmare l'annosa questione, tutta italiana, della lacuna sui dati dei minori fuori famiglia e che si affianca al report biennale presentato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (gli ultimi dati sono stati pubblicati nel settembre 2021 e fanno riferimento al 31 dicembre 2019, ma le due indagini non sono comparabili). Anche il Comitato Onu per l'attuazione della CRC ha raccomandato al nostro Paese di istituire un registro nazionale dei minorenni privi di un ambiente familiare, basato su criteri uniformi e chiari su tutto il territorio dello Stato e il V piano infanzia, approvato a maggio 2021, ha introdotto una specifica azione per la riorganizzazione e l'ottimizzazione dei sistemi informativi già esistenti al fine di renderli comunicabili e interoperabili. L'azione è stata ripresa nel Piano Nazionale per la Child guarantee (PANGI).

I numeri dei minorenni in comunità in Italia

«La quarta raccolta dati prende in considerazione il triennio 2018, 2019 e 2020», spiega l’Autorità garante Carla Garlatti. In questo triennio «viene registrata una sostanziale stabilità delle presenze: erano 22.613 nel 2018, 21.650 nel 2019 e 23.122 nel 2020, con oscillazioni dipendenti in buona parte dalle variazioni del numero degli Msna». Con riguardo a tale categoria si passa infatti dai 6.327 del 2018 ai 4.354 (-31,2%) del 2019 e ai 5.282 (+21,3%) del 2020. Considerando gli ospiti al netto dei minori stranieri non accompagnati, si assiste a un progressivo aumento nel periodo 2018-2019 e a una sostanziale stabilità in quello 2019-2020: si passa infatti dai 14.084 del 2018 ai 14.975 (+6,3%) del 2019 e ai 15.095 (+0,8%) del 2020.

Il numero medio di ospiti per struttura a fine 2020 è 6,4, identico al dato del 2018. I distretti con maggior numero di minorenni saccolti in comunità è Milano (13,4%), Palermo (11,1%), Bologna (8,9%), Napoli (7,5%), Roma (6,6%) e Venezia (6%). «C’è una notevole difformità tra territori», evidenzia Carla Garlatti. «A fronte di una stabilità del dato a livello nazionale nel triennio 2018-2020, risultano invece evidenti le differenze tra i distretti. Ciò non è riconducibile solo al numero degli Msna, ma anche a una diversa presenza dei servizi sociali. Peraltro, a una quantità maggiore di allontanamenti non corrisponde sempre e necessariamente una condizione di più grave disagio del territorio, poiché gli interventi a protezione di bambini e ragazzi dipendono da una pluralità di fattori».

A una quantità maggiore di allontanamenti non corrisponde sempre e necessariamente una condizione di più grave disagio del territorio, poiché gli interventi a protezione di bambini e ragazzi dipendono da una pluralità di fattori, tra cui una diversa presenza dei servizi sociali

Carla Garlatti

Il 55% degli ospiti ha un’età compresa tra 14 e 17 anni


Dai dati raccolti emerge che il 55% degli ospiti ha un’età compresa tra 14 e 17 anni, il 15% tra 6 e 10 e il 14% tra 11 e 13. Sono presenti anche maggiorenni, che su base nazionale risultano 2.745 al 31 dicembre 2020, pari all’11,9% del totale: un dato in crescita. La maggior parte dei minorenni in comunità è di cittadinanza italiana (55% nel 2018, 61% nel 2019 e 60% nel 2020). Gli stranieri a fine 2020 sono il 40%, dei quali il 24% Msna. Il 61% è di genere maschile e il 39% femminile.


Rispetto poi ai tempi di permanenza in struttura, emerge che per il 26% sono superiori a due anni. Va detto che la rilevazione, in questo caso, è stata effettuata solo sul 65% dei minorenni in comunità presenti in Italia. In alcuni distretti (Torino, Genova e Trento) la permanenza superiore ai 24 mesi riguarda più del 30% degli ospiti, in altri distretti invece si riferisce a meno del 20% (Palermo, Potenza e Campobasso).

I motivi dell’inserimento in comunità


La ricerca rileva anche i motivi dell’inserimento in comunità. Il 78% dei bambini e dei ragazzi presenti nelle strutture a fine 2020, secondo i dati forniti da 18 procure su 29, è risultato esservi stato collocato su disposizione dell’Autorità giudiziaria, il 12% per decisione consensuale dei genitori e il 10% per allontanamento d’urgenza ai sensi dell’articolo 403 del codice civile. Quest’ultima rilevazione rappresenta una novità. La procedura di allontanamento ex articolo 403 non è utilizzata in misura uniforme nelle diverse realtà territoriali. In alcuni distretti, come quelli di Potenza, l’Aquila o Perugia, al 31 dicembre 2020 non risultavano ospiti minorenni per i quali fosse stato disposto l’allontanamento d’urgenza ex articolo 403. In altre realtà, invece, come Torino, Firenze, Sassari, Taranto e Reggio Calabria, le percentuali si attestano tra il 10 e il 20%. Un caso a parte è poi rappresentato dal distretto di Salerno, dove la percentuale arriva al 56,6%, il doppio della seconda percentuale più alta che si registra nel distretto di Bari (23,4%). Segno evidente della attuale inadeguatezza dela raccolta dei dati è il fatto che solo 18 procure su 29 abbiano comunicato i dati relativi agli allontanamenti d’urgenza ex articolo 403.

Il 78% dei bambini e dei ragazzi presenti nelle strutture è risultato esservi stato collocato su disposizione dell’Autorità giudiziaria;
il 12% per decisione consensuale dei genitori;
il 10% per un allontanamento d’urgenza

Fonte: Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza

Con riguardo alla provenienza al momento dell’inserimento, nel 50,2% dei casi il minorenne proviene dalla propria famiglia e nel 18,4% da altra struttura residenziale. Il 4,2% degli ospiti proviene invece dalla famiglia affidataria, mentre meno del l’1% (0,9%) da una famiglia adottiva. Si precisa che sette procure – i cui distretti di competenza ospitano il 31% dei minorenni – non hanno comunicato il dato.

Per la prima volta è stato pubblicato il numero dei controlli effettuato dalle procure minorili sulle comunità. Un vero e proprio record in termini assoluti tra ispezioni e sopralluoghi compiuti nel 2020 si registra a Bologna: 704 su 352 strutture attive nel territorio di competenza. Altre procure invece hanno registrato maggiori difficoltà: zero le ispezioni a Genova e Reggio Calabria mentre Ancona, Milano, Catania e Trento non hanno comunicato il dato.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA