Politica & Istituzioni

Il ForumDD indica la via della vera partecipazione dei cittadini

Comunità energetiche, presidi civici territoriali e dibattito pubblico sulle grandi opere infrastrutturali: questi i tre grandi temi affrontati questa mattina a Roma, all'interno del Festival dello sviluppo sostenibile di Asvis. “Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei”: il coordinatore Andrea Morniroli, proponendo una frase di don Andrea Gallo, ha chiuso i lavori alla sua maniera, con sferzante ironia e argomentate sottolineature

di Redazione

La partecipazione dei cittadini è reale a patto che redistribuisca potere tra le persone. Non occorrono spazi di consultazione, dove all’ascolto delle istanze dei cittadini non segue nulla, bensì luoghi che permettano di condividere il potere di operare scelte e decidere in merito all’indirizzo delle risorse. Se n’è parlato questa mattina a Roma, alla sala Auditorium del Palazzo delle Esposizioni, in occasione dell’evento “Partecipazione alla polis: tra mito e realtà”, organizzato dal Forum Disuguaglianze e Diversità in collaborazione con la Commissione nazionale per il dibattito pubblico, nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile di Asvis.

Pierluigi Stefanini, presidente dell’Asvis, ha sottolineato come il tema della partecipazione sia strategico e coerente con la strategia promossa dall’Agenda 2030. Flavia Terribile, coordinatrice insieme a Fabrizio Barca del Gruppo di lavoro Goal 1 e 10, ha aperto la mattinata così: «Siamo consapevoli che le trasformazioni in atto in Italia ci impongono di restituire il ruolo di protagonista a cittadini e cittadine. Ma tra i tanti strumenti di partecipazione, bisogna capire quali sono davvero efficaci per favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte e al monitoraggio delle azioni pubbliche e quali iniziative consentono effettivamente di far esprimere alle persone le loro potenzialità e anche le loro preoccupazioni e fragilità».

Giovanni Carrosio, Università di Trieste e ForumDD, ha poi fatto un’introduzione sul concetto stesso di partecipazione: «È un oggetto di confine, abbastanza plastico da adattarsi ma abbastanza robusto da mantenere una forma nonostante i diversi contesti in cui viene usato. Rispetto alle persone, ambisce ad essere aperta a tutti ma nella pratica si trova a includere pochi ed escludere molti. Fa la differenza, però, se c’è un’attenzione a chi partecipa o se la cosa è lasciata al caso».

Durante l’evento sono state percorse tre esperienze di partecipazione: le comunità energetiche, i presidi civici territoriali, il dibattito pubblico sulle grandi opere infrastrutturali.

Federica Daniele, referente Gruppo di lavoro Goal 1 e 10, ha ripreso una ricerca di Legambiente e ricordato che in Italia oltre 40 Comuni sono 100% rinnovabili mentre sono 100 le comunità energetiche. Tuttavia, appare urgente parlare di fonti rinnovabili; bisogna «quintuplicare gli investimenti in fonti energetiche da impianti fotovoltaici e raddoppiare impianti eolici». Per Edoardo Zanchini, direttore Ufficio clima di Roma capitale, «non basta raccontare le comunità energetiche, perché rischiano ancora di essere solo per pochi, mentre possono essere anche uno strumento di lotta alle disuguaglianze». Zanchini ha poi raccontato che il Comune di Roma, tra le 100 città europee smart e a impatto climatico zero entro il 2030, sta puntando su due chiavi: la semplificazione e l’accesso al credito.

Gaetano Giunta, segretario generale della Fondazione di comunità di Messina, ha illustrato il programma di ricerca della Fondazione per sviluppare una smart grid che redistribuisce, secondo algoritmi sociali, energia a costi diseguali per contrastare la povertà energetica. «Le comunità energetiche possono essere uno strumento per tenere insieme giustizia sociale e ambientale. Adesso siamo in attesa dell’approvazione del decreto che permetterà a tutte le comunità energetiche di allacciarsi alla stessa cabina primaria per scalare questo smart grid e diventare un nodo complesso di una comunità energetica più ampia». Sara Capuzzo, presidente della cooperativa energetica ènostra, ha ricordato che nel Pnrr sono previsti due miliardi di euro per la creazione di comunità energetiche che impattano su diversi obiettivi di sviluppo sostenibile, in ambito ambientale, ma anche sociale.

Sandra Aloja, responsabile della “Missione favorire partecipazione attiva” della Compagnia di San Paolo, ha aperto il panel sui presìdi civici ricordando che oltre il 55% dei giovani in Italia non partecipa ad alcun tipo di processo politico e civico, compreso il volontariato. «Serve riportare l’attenzione sulla valorizzazione di presìdi civici territoriali: spazi e luoghi che sempre di più stanno mettendo in moto processi di partecipazione dei cittadini nei territori in cui sono inseriti». Monica Buonanno, Anpal servizi Spa, ha ripercorso la sua esperienza da assessora del Comune di Napoli impegnata con il comitato Vele di Scampia in una importante operazione di coinvolgimento delle persone e cura amministrativa che ha portato all’abbattimento della vela verde. «Abbiamo riconosciuto il diritto all’abitare non solo come il bisogno di avere una casa ma nell’insieme dei diritti delle persone. E grazie alla clausola sociale prevista nel Codice Appalti, abbiamo premiato l’azienda che ha contrattualizzato lavoratori disagiati. Sono qui per dire che si può fare. Si può governare il territorio tenendo insieme diversi livelli territoriali e favorendo la partecipazione». Roberto Arnaudo, direttore della Rete case di quartiere di Torino (otto in totale in otto quartieri diversi), ne ha raccontato l’evoluzione e la modernizzazione grazie all’incontro con le comunità, che ha fatto nascere una spinta spontanea rispetto a un’idea più standard di progetto. Le case di quartiere, infatti, rispondono a un bisogno di spazio pubblico diverso dai luoghi consueti come casa, i luoghi di consumo e i luoghi di lavoro. Laura Cantarella, vicepresidente della Cooperativa di comunità “Viso a viso”, ha raccontato del progetto a Ostana, ricordando quanto avere spazi architettonici di qualità favorisca la partecipazione. “Viso a viso” da due anni opera prestando molta attenzione anche alla partecipazione delle giovani generazioni. «La partecipazione civica è nel Dna delle comunità alpine. La nascita della cooperativa di comunità è parte di questo processo di partecipazione».

Caterina Cittadino, presidente della Commissione nazionale per il dibattito pubblico, nel terzo blocco è partita proprio dall’esperienza della Commissione, nata da un anno e per questo ancora fragile, ma molto importante per non lasciare la scelta di realizzare un’opera alla solitudine di chi è chiamato ad amministrare il Paese. «È invece importante – ha sottolineato – discutere con i cittadini perché le opere incidono nella loro quotidianità. L’impegno della Commissione è stato quello di non far diventare il dibattito pubblico un processo solo fatto di fasi, bensì uno strumento realmente utile». Il panel si è poi concentrato sul caso della costruzione del nuovo stadio di Milano. Il sindaco Beppe Sala ha ripercorso i tre momenti in cui si sta articolando il dibattito pubblico sulla nuova opera nel quartiere San Siro. Tommaso Goisis, presidente del Comitato Colibrì, ha raccontato che nel caso dello stadio milanese il comitato si è attivato perché mancava la voce della cittadinanza. E non deve essere così, visto che «città e istituzioni non sono aziende», e anche perché i processi partecipativi ben fatti e ben comunicati sono l’unico modo per ricostruire il legame tra le persone e le istituzioni. Infine, Pier Donato Vercellone, chief communications officer dell’Ac Milan, si è augurato che il dibattito sullo stadio continui con un’ampia partecipazione anche di parti della società che vedono in questo progetto un evidente tentativo, anche da parte delle squadre, di partecipare allo sviluppo futuro della città.

In chiusura è intervenuto Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, che ha ricordato come il dibattito pubblico basato su informazioni esaustive consenta di prendere decisioni giuste, e che la partecipazione è un modo per estrarre conoscenza, e non un processo che fa perdere tempo e rallenta i processi decisionali. Ha chiuso l’evento Andrea Morniroli, coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità. «La partecipazione è una questione di fiducia, e gli strumenti di partecipazione possono aiutare a rammendare la cesura tra cittadini e politica, causata dal fatto che la politica spesso parla della rappresentazione della realtà e non della realtà, e non tiene conto della complessità. Un tema che oggi è tornato è quello del potere: la partecipazione non è consultazione, dove si ascoltano cittadini e cittadine, ma spazi che permettono di condividere potere sull’indirizzo delle risorse e delle scelte. Non bisogna dare i processi di partecipazione come scontati. Servono cura e manutenzione e tenere dentro ai processi le persone anche più fragili. Recupero la frase di Don Gallo, citato da Carrosio in apertura: “Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei”».

La registrazione dell’evento è disponibile qui: https://youtu.be/0i_eFVLw0FM


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