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Cna, proposta alla Regione sarda per salvare imprese e lavoratori

In Sardegna sono presenti 13.556 unità immobiliari ad uso industriale, con uno spazio potenziale per ospitare impianti fotovoltaici pari a 5,1 milioni di metri quadrati. Si arriverebbe a 643 MW di potenza installabile, il 64% del totale attualmente presente nella regione (1.000 MW, fonte Gse). Le stime dell'Associazione artigiana parlano di un 13,6% delle Pmi isolane a rischio chiusura

di Luigi Alfonso

Salvare migliaia di imprese e l'occupazione, sganciarsi dal consumo di gas e creare nuovi posti di lavoro. Il caro-energia preoccupa tutti, famiglie e aziende, ma la Cna sarda non sta a guardare. Da mesi particolarmente attenta a questo delicato aspetto, oggi ha inoltrato alla Regione Sardegna una proposta per fronteggiare un limite che, secondo le sue stime, rischia di portare a rischio chiusura il 13,6% delle Pmi isolane. Il piano strategico suggerisce di promuovere la produzione di energia elettrica rinnovabile per l’autoconsumo, incentivando l’installazione di impianti fotovoltaici negli edifici ad uso industriale e artigianale. Secondo l’Associazione artigiana, con un investimento complessivo di 145 milioni di euro, ovvero 72,4 milioni di euro in termini di credito d’imposta concesso alle imprese (costo complessivo nel triennio per la mano pubblica), si potrebbero installare in Sardegna circa 72 MW di potenza, con 88 GWh di produzione annua media. Si ipotizza una dimensione media per impianto di 48 kw (dimensione media degli impianti in Italia nell’ambito del terziario). L’ipotesi contenuta nella proposta della Cna coinvolgerebbe nel triennio 1.500 imprese, portando ad un incremento del 7,5% della produzione complessiva da fotovoltaico di tutta la Regione. In questo modo si avrebbero un abbattimento del 22% dei consumi delle imprese manifatturiere sarde e un risparmio addirittura del 4,5% della spesa regionale del settore.

«L’aumento dei costi energetici per il settore produttivo – evidenziano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna –rende sempre più strategico anche nel medio-lungo periodo affrontare il tema della produzione di energia da fonti rinnovabili per l’auto-consumo. Purtroppo, il caro energia è una prospettiva che ci accompagnerà per lungo tempo prosciugando la liquidità delle imprese, mettendone a rischio la competitività e la sostenibilità aziendale».

Limitandosi al solo settore manifatturiero della Sardegna, in base ai dati catastali, nel territorio regionale sono presenti 13.556 unità immobiliari ad uso industriale (opifici). Una stima più precisa del numero di edifici ad esclusivo uso produttivo, di fonte Cresme, indica che questi edifici (per lo più capannoni industriali o artigianali) sono 8.690. Sempre il Cresme indica una superfice media dei tetti pari a 592 metri quadri: in ambito regionale, dunque, lo spazio potenziale per ospitare impianti fotovoltaici è pari a 5,1 milioni di metri quadrati. Considerando una media di 8 mq per ogni kW installato (tenendo conto anche dei supporti per inclinare i pannelli su un tetto piano), se tutta questa superficie fosse attrezzata con impianti fotovoltaici si arriverebbe ad una stima di 643 MW di potenza installabile, il 64% del totale attualmente presente nella regione (1.000 MW, considerando anche gli impianti a terra, fonte Gse).

«La proposta che presentiamo al governo regionale di istituire, per il prossimo triennio, un credito d’imposta del 50% per le spese sostenute per l’installazione degli impianti fotovoltaici (incluso il sistema di accumulo) per la produzione e l’auto-consumo, muove dalla necessità di adottare provvedimenti capaci di mitigare e ridurre in tempi ragionevoli il dramma del caro energia e al contempo offrire soluzioni strutturali e di lungo periodo al problema», spiegano Tomasi e Porcu.

In una recente indagine condotta presso un campione significativo di imprese artigiane operanti in Sardegna, è emerso che nel settore manifatturiero a cavallo tra il 2021 e il 2022 l’aumento dei costi energetici ha già ridotto significativamente gli utili aziendali per quasi un’impresa su due. Inoltre, un’indagine condotta lo scorso anno dalla Cna nazionale, tra le imprese che hanno realizzato investimenti in rinnovabili ed efficienza energetica, solo una su quattro lo ha fatto potendo beneficiare di incentivi (al momento è previsto un credito d’imposta pari al 6% delle spese sostenute). Le altre hanno dovuto farsi carico dei costi con risorse proprie o hanno rinunciato.

In termini di produzione annua, considerando la resa energetica media degli impianti esistenti nel 2021 in Sardegna (fonte GSE), il potenziale espresso dagli edifici produttivi sarebbe di 781 GWh, pari al 39% dei consumi annui di tutto il settore manifatturiero regionale (1.989 GWh nel 2019, fonte Terna, dato considerato al netto del settore della raffinazione petrolifera). Supponendo una spesa media di 2.000 euro per kW installato (considerando tutti i costi: pannelli, inverter, sistema di accumulo, installazione) si arriva ad un investimento potenziale di circa 1,3 miliardi di euro. In termini di addetti, ipotizzando due giorni pieni di lavoro per kW installato, si può stimare l’impegno potenziale di 5.100 addetti in un anno.

Attingendo ai dati Istat del registro delle imprese attive, in Sardegna nel 2019 erano presenti 7.537 aziende con meno di 250 addetti nel settore manifatturiero, di cui 6.962 (il 92%) con meno di 10 addetti.

Nei giorni scorsi, il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato la legge per incentivare le comunità energetiche nell'Isola. Un provvedimento atteso e che ben si sposa con la proposta fatta dalla Cna.