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Politica & Istituzioni

Ministra Bonetti, non lasci nel cassetto il Piano Antitratta

Il Piano Nazionale Antitratta 2022-2025 è pronto, condiviso e già approvato dalla Conferenza Stato Regioni. Manca l'ultimo passo, l'approvazione in Consiglio dei Ministri. Appello delle reti associative protagoniste del sistema anti-tratta alla ministra uscente Elena Bonetti, perché in questi ultimissime ore porti il Piano all'approvazione. «Diversamente butteremmo via il lavoro di oltre un anno e lasceremmo le organizzazioni senza una cornice di programmazione nazionale»

di Tiziana Bianchini e Andrea Morniroli

Sembra dunque che il Governo Draghi non abbia trovato il tempo di approvare il Piano Nazionale Antitratta 2022-2025. Tale Piano è lo strumento che mette a sistema e coordina gli interventi integrati che a livello locale agiscono da un lato per tutelare e promuovere i diritti delle vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale, lavorativo, per accattonaggio e per inserimento coatto nelle attività illegali, d’altro lato per contrastare le attività criminali di chi compie i reati di tratta e di traffico degli esseri umani e del loro grave sfruttamento
Il Piano era pronto ed è stato costruito con un percorso di lavoro di concertazione, coordinato dal Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha visto coinvolti tutti ministeri competenti, le ong internazionali, i sindacati, le piattaforme e le reti degli enti della cittadinanza attiva e del privato sociale che a livello locale con i comuni gestiscono le diverse attività dei progetti anti-tratta. Un percorso che è durato più di un anno, con incontri nazionali e che alla fine ha prodotto la proposta di Piano che è stata poi verificata e approvata dalla Conferenza Stato Regioni.

Il sistema antitratta negli ultimi 20 anni ha consolidato pratiche, strumenti, reti territoriali e modelli di intervento che hanno consentito a migliaia di vittime di sottrarsi ai trafficanti. Vittime che in moltissimi casi, attraverso le loro denunce, hanno permesso alla magistratura e alle forze dell’ordine di avviare importanti inchieste sulle reti criminali sgominando importanti organizzazioni e che hanno portato alla condanna di numerosi sfruttatori.

Il percorso del Piano Nazionale Antitratta si è fermato dunque a un soffio dal traguardo, alla sua ultima tappa, l’approvazione in Consiglio dei Ministri: in tal modo però sono stati depotenziati gli sforzi di un sistema integrato tra gli enti pubblici e il privato sociale qualificato, che rimane privo di uno strumento di programmazione che ne orienti e ne strutturi il cammino in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Non sappiamo perché il lavoro realizzato, concertato e approvato come detto su più piani istituzionali e a livello locale e regionale non sia stato portato all’approvazione al Consiglio dei Ministri, ma sappiamo che la sua mancata approvazione è un segnale grave di distanza politica da parte del Governo a tutto il fitto e articolato sistema di intervento, fatto di profili professionali qualificati come operatori, educatori, mediatori culturali, legali, psicologi, esperti nella mediazione dei conflitti sociali, ispettori del lavoro, forze dell’ordine, questure e prefetture, sindacati, enti locali che sul territorio collaborano da anni in un sistema che è riconosciuto in Europa e nel mondo come uno dei più innovati e efficaci.

Un sistema per altro che ha costi bassi per il bilancio dello stato in un rapporto costi benefici estremamente favorevole che si registra in pochissimi altri casi di politica pubblica. In termini di tutela dei diritti, politiche di sicurezza e mediazione sociale.

Per tutte queste ragioni chiediamo alla ministra Bonetti, che ben conosce sia l’enorme lavoro di confronto e co-progettazione svolto per definire il nuovo Piano sia il valore e l’impatto che esso avrebbe nel contrasto della organizzazioni criminali dedite alla tratta, nella tutela delle persone che ne sono vittime e nella attivazioni di circuiti di legalità nei territori, di compiere uno sforzo finale e straordinario per fare approvare il Piano a questo Governo, garantendo la piena legittimazione al percorso avviato con tutti i soggetti coinvolti.

Una delle ragioni della disaffezione dei cittadini e delle cittadine alla politica e al voto risiede anche nella mancanza di fiducia che tali istituzioni si possano davvero occupare dei problemi delle persone che vivono più difficoltà e disagi. Non approvare il Piano sarebbe come confermare tale mancanza di fiducia e dare ragione a chi ha scelto di non partecipare più al diritto dovere di voto.

Tiziana Bianchini, portavoce gruppo nazionale CNCA

Andrea Morniroli, portavoce Piattafoma Nazionale Antitratta


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