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Il Villaggio dei Ferrovieri nel quale diceva messa il Beato Pino Puglisi

A Roccapalumba i resti del "Borgo dei Ferrovieri" racconta di vite interrotte contro la volontà delle famiglie che avevano costruito il loro percorso di vita tra le palazzine, i viali alberati e la chiesa che aveva come vice parroco il Beato Pino Puglisi. Un luogo senza tempo, terza tappa di questo viaggio che, grazie agli scatti del fotografo Alessandro Montemagno, ci riconsegna una memoria che ci fa scoprire angoli di Sicilia che non fanno parte dei percorsi turistici

di Gilda Sciortino

Quando ci si riferisce a un luogo senza tempo l’esempio più calzante può essere il Borgo dei Ferrovieri di Roccapalumba, in provincia di Palermo, nato nel 1955 per ospitare i lavoratori delle Ferrovie dello Stato con le rispettive famiglie. In tutto 8 palazzine, una chiesa e un piccolo edificio adibito a guardia medica, un tempo centro di un villaggio fiorente da tanti punti di vista. Chiamato anche “lo scalo ferroviario”, chi lo ha visitato riferisce che sembra aleggiare ancora un’energia unica.

Un luogo consegnato alla storia anche per una presenza illustre. Nella Chiesa del "Santissimo Crocifisso", infatti, celebrava messa come vice parroco il Beato Pino Puglisi, che tutti da queste parti ricordano. Ancora in buono stato strutturale, nella chiesa sino a poco tempo fa erano ancora visibili ancora alcuni oggetti e arredi che raccontano di un’attività piena e condivisa dalla comunità.

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Ed è grazie agli scatti del fotografo Alessandro Montemagno e delle sue “incursioni” in luoghi abbandonati secondo un genere di esplorazione denominata “Urbex”, che scopriamo anche questo angolo di Sicilia che diversamente verrebbe dimenticata.

«Ogni volta è un’emozione – racconta il fotografo, i cui reportage si possono ammirare nella pagina Facebook “Sicilia Inaspettata” – perché, paradossalmente, le rovine hanno una vitalità che nessuno si può immaginare. Per quel che riguarda il “Borgo dei ferrovieri”, quando ti ci addentri trovi vedi quasi tutte le palazzine murate, probabilmente per evitare saccheggi. Improvvisamente, però, ti giri e scorgi ancora dei panni stesi ad asciugare, quasi che ci viva ancora qualcuno. Un mistero. Più avanti ecco una colonia di gattini, accuditi da un signore che avrà avuto una settantina di anni. Mi fermo a parlare con lui e mi spiega che ha vissuto li per più di dieci anni, prima che venisse abbandonato. Lui lo ricorda Don Pino Puglisi agli inizi del suo sacerdozio. Ricorda anche che, negli anni, sono stati portati via molti oggetti sacri, anche di valore. Tutto ciò che si è riuscito a recuperare si trova oggi nella chiesa madre di Roccapalumba».

Era bello vivere in questo borgo, un tempo fiorente, curato e molto attivo. Un’emozione sentire raccontare delle tante feste e sagre organizzate, della ferrovia e della vita quotidiana scandita dal lavoro e dalla famiglia. Averlo abbandonato ha lasciato ferite nel cuore dei tanti che avrebbero voluto rimanere, ma il lavoro veniva meno e non era più sostenibile continuare ad abitarvi. Impossibile pensare di acquistarlo al prezzo chiesto dall’azienda. Il villaggio è, infatti, ancora oggi in vendita per intero, al costo di poco meno di due milioni di euro, ma difficilmente qualcuno se ne potrà mai interessare. I pochi ex abitanti che tornano, lo fanno per rivivere ricordi di giorni ormai passati, ormai consegnati solo alle rovine.

Resti di una vita passata che risuonano nelle voci di chi ha messo su famiglia in quelle palazzine. Voci gioiose come quelle dei bambini che hanno avuto la fortuna di crescere accompagnati da un sacerdote come Pino Puglisi, oggi Beato, che ha consegnato all’eternità anche questo angolo della Sicilia.

Le fotografie sono di Alessandro Montemagno