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Pnrr, sui servizi all’infanzia si rischia l’impasse

Il project financing, su cui si basano molti partenariati fra Comuni ed enti di Terzo settore, è escluso dalla misura del Piano. I municipi chiamati a progettazioni e a gare che faticano a gestire

di Silvia Vicchi

Dopo l’arrivo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza – Pnrr per lo sviluppo dei “Servizi per l’infanzia 06”, per molti Comuni è il momento di progettare, costruire e decidere per la gestione diretta, o per affidarla a terzi.
Tutto bene, quindi? Pare di no. Il tempo intercorso tra l’invio della richiesta di finanziamento e l’arrivo dei fondi rischia di rendere deserte le gare d’appalto dell’ente locale, poiché i prezzi di mesi fa non corrispondono più alle aspettative del mercato. Soprattutto al Nord, mentre i Comuni del Sud, che hanno ricevuto la maggior parte dei soldi per colmare la carenza di servizi educativi, potrebbero non riuscire nemmeno ad aprire e chiudere le gare per la progettazione, la realizzazione e la gestione.
La cooperazione sociale potrebbe affiancarsi sin dall’inizio ai Comuni, in percorsi di partenariato pubblico-privato e attraverso la finanza di progetto progettare, costruire e gestire i servizi. Ciò consentirebbe di sveltire il processo, stare nei tempi previsti, evitare o scaricare i rischi legati alla costruzione e prevedere, nella stessa procedura, anche il finanziamento degli arredi e l’affidamento della manutenzione della struttura, oltre che la gestione. La finanza di progetto sarebbe un percorso “chiavi in mano”, che faciliterebbe tutto.

Una scelta che sui fondi del Pnrr pare però, al momento, accantonata, come spiega Pietro Segata, presidente di Società Dolce, cooperativa sociale bolognese, che gestisce anche nidi per conto dell’ente pubblico, 11 dei quali in project financing: «Non vogliamo caricarci di problemi, ma attraverso un periodo di affidamento lungo, previsto da questi percorsi, possiamo produrre lavoro di qualità, offrendo servizi di qualità. Il Pnrr offre un’ottima occasione per il Terzo settore: i Comuni devono operare nell’ambito del Codice degli Appalti, quindi anche in project financing, cosa che al momento e inspiegabilmente non sembra possibile. Una volta costruiti, o sistemati gli edifici, occorrerà riempire gli spazi di arredi adeguati, attività e professionalità, che il Pnrr non finanzia, ma che il privato sociale, su una scia di virtuosa sussidiarietà con l’ente pubblico, sa garantire».

Amarezza anche nelle parole di Francesco Altieri, direttore commerciale e sviluppo della cooperativa sociale Proges: «Dal 2003, qui a Parma, c’è una partnership pubblico-privato molto efficiente, attraverso una società mista. Abbiamo sempre collaborato con un ruolo importante, anche nella definizione progettuale e degli investimenti, ma sul Pnrr ci sentiamo ai margini, anche se la nostra esperienza è preziosa».
Più ottimista Sura Spagnoli, responsabile Infanzia della cooperativa sociale Arca, a Firenze: «Avevamo iniziato un percorso di concertazione per l’avvio di un project financing col Comune ed è stata un’esperienza molto positiva. Poi coi fondi Pnrr, tutto si è fermato. Ma auspichiamo che sia solo una pausa di riorganizzazione e che si prosegua».

Intanto Legacoopsociali, con una delegazione di Crescerete, idee e proposte in rete sul sistema 06, ha incontrato il ministro Patrizio Bianchi, per chiedere un tavolo di confronto tecnico tra referenti ministeriali, Anci e gestori del privato sociale, sulla futura gestione dei servizi, una volta terminati i lavori edilizi finanziati dal Pnrr: «La cooperazione sociale», ha detto Alberto Alberani, vicepresidente di Legacoopsociali, «da anni affianca gli enti locali non solo come gestore dei “servizi 06 comunali”, ma anche come partner in importanti percorsi di finanza di progetto. Le coop sociali hanno saputo garantire la progettazione delle strutture e dei servizi, la costruzione o ristrutturazione degli spazi, gli arredi, la manutenzione e la gestione in concessione, sollevando gli enti locali da problemi legati al reperimento delle risorse e ai lavori edili, insieme ai rischi connessi, ancora più stringenti in questa fase storica. Anche nella gestione delle risorse del Pnrr la cooperazione sociale è un valido partner per gli enti locali e garantisce efficienza e rispetto dei tempi previsti».

D’accordo anche Sabrina Bonaccini, direttore tecnico dell’area socio educativa della coop sociale Coopselios di Reggio Emilia, la città del Reggio Approach, eccellenza in Italia e nel mondo dei servizi per l’infanzia: «La competenza maturata dal Terzo settore è comprovata: da decenni gestiamo servizi educativi, affiancando gli enti pubblici nella progettazione e potremmo essere coprotagonisti di questo sviluppo previsto dal Pnrr. Ci poniamo come interlocutori competenti, dalla progettazione, alla programmazione di servizi innovativi e di qualità, che sviluppino tematiche pedagogiche. Un valore aggiunto, che nessun tecnico edilizio può portare».
Qualcuno, nell’attesa di indicazioni certe, intanto si è già mosso: il Comune di Varese, coi soldi del Pnrr, ha bandito un avviso pubblico finalizzato all’acquisizione di proposte di finanza di progetto con il privato sociale, ai sensi dell’articolo 183 comma 15 d.lgs. 50/2016, su un impianto sportivo.


Nella foto: Il nido Marameo di Bologna, gestito da Società Dolce


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