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Sostenibilità sociale e ambientale

Nelle scuole a raccontare il valore della ricerca

In un panorama in cui c'è una corsa all'impegno ambientale, alcuni gruppi dimostrano di non voler trascurare il sociale. Per esempio, coinvolgendo 11mila studenti nella scoperta del pensiero scientifico come fa Janssen Italia. Intervista a Chiara Ronchetti, a cui fa capo la sostenibilità. Una carta di valori che, 75 anni fa, precorreva il concetto di responsabilità di impresa

di Giampaolo Cerri

Chiara Ronchetti dirige la comunicazione e i “public affairs” di Janssen Italia, l’azienda farmaceutica di Johnson & Johnson. A lei fa riferimento anche la sostenibilità.

L'abbiamo incontrata per discutere del grande tema della debolezza della "esse" di social nell'acronimo Esg, che contraddistingue i principi cardine della moderna responsabilità sociale di impresa. Un'intervista per VITA magazine di ottobre, dedicato a questo tema, e che trovate in edicola o potete acquistare qui.

Ronchetti, vantate un grande impegno nella sostenibilità. Che significa in rapporto agli altri indicatori economico-finanziari?

Ci impegniamo nella sostenibilità anche nei nostri prodotti. I nostri scienziati studiano efficienze e processi di progettazione per un minor impatto ambientale in ogni fase del ciclo di vita del prodotto. Lo stabilimento di Latina ha implementato i progetti Hot e Cold, che mantengono le corrette condizioni termoigrometriche all’interno dei locali, consentendo di ridurre i consumi energetici annuali di 7.200 MWt e di Co2 di 1.470 tonnellate. Il nostro gruppo ha sottoscritto anche tre Virtual power purchase agreement in Europa con l’obiettivo di soddisfare il 100% del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili entro il 2025 per tutti i siti, anche in Italia.

C’è un progetto sociale che incarna il vostro impegno?

Ci impegniamo verso un futuro migliore guardando anche alle nuove generazioni. Fattore J, progetto di Janssen Italia e Fondazione Mondo Digitale, promuove un dialogo nuovo con gli studenti delle superiori sui temi dell’intelligenza emotiva, del rispetto e dell’empatia verso chi è paziente, sui progressi della scienza e sull’importanza dell’informazione scientifica. Dalla seconda edizione di Fattore J, da cui è nato il Manifesto della Salute che ha coinvolto oltre 11mila studenti in 16 regioni, emerge la richiesta dei ragazzi di investire su persone, ricerca e innovazione per il progresso scientifico e che, grazie alla scuola, questo possa essere portato alla conoscenza di tutti.

In generale si parla di una fragilità della lettera “esse” di Esg. Voi come vi regolate?

La gestione di piani d’azione etici aziendali è complessa: implica un equilibrio fragile tra diversi fattori e richiede un costante impegno da parte dell’impresa. La crisi economico-energetica, gli effetti della guerra in Ucraina e i timori di una recessione globale evidenziano questa fragilità, soprattutto per le Pmi. Eppure, gli stakeholder prestano sempre più attenzione all’impegno delle imprese sui temi sociali di diversity, equità e standard lavorativi. In Janssen Italia e più in generale in Johnson&Johnson crediamo che la nostra responsabilità sia quella di contribuire a risolvere alcuni dei problemi sanitari globali più gravi e collaborare con i vari stakeholder per un miglior impatto sulle comunità.

Talvolta si imputa il ritardo delle attività sociali alla difficoltà di misurazione…

In Janssen e in J&J misuriamo le prestazioni secondo gli Health for Humanity, indicatori chiave dei progressi in ambito ambientale, sociale e di responsabilità d’impresa che focalizzano i nostri sforzi in materia di cittadinanza e sostenibilità. Nel 2021 sono stati raggiunti 16 su 17 dei nostri obiettivi Health for Humanity 2020 e sono stati annunciati quelli per il 2025. Siamo guidati in ogni iniziativa dai valori del Nostro Credo, creato 75 anni fa, quando il concetto di “Responsabilità sociale” non era certo diffuso. La priorità sono i pazienti, dedichiamo un grande focus al benessere delle persone che lavorano con noi, e agiamo nel rispetto delle comunità in cui operiamo.

Esiste un rischio di washing per la corporate social responsibility-csr?

È un tema che in questi anni ha evidenziato criticità che si rispecchiano anche nel lato “social”. Alla base dell’operato aziendale deve esserci la trasparenza nei confronti dei propri investitori e la definizione di obiettivi misurabili. In Johnson&Johnson promuoviamo pratiche responsabili attraverso una cultura di integrità e leadership responsabile. La parità di genere, ad esempio, nel settore farmaceutico è consolidata: il 43% dei collaboratori è donna. In Janssen, anche grazie a programmi di formazione per l’accesso dei talenti femminili a posizioni manageriali, siamo riusciti ad avere un leadership team composto per il 60% da donne: risultato straordinario, che spero possa esser di ispirazione per tante altre società.

Nella foto di apertura, Chiara Ronchetti davanti a un manifesto del Nostro Credo di J&J affisso nel head-office lombardo del gruppo.


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