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Famiglia, migranti, ecologia, affido: ecco il sociale di Meloni

Dal discorso a Montecitorio della presidente del Consiglio, segnali di come si potrebbe muovere sui temi cari al Terzo settore, cui è andato un saluto caloroso ma completamente en passant. E nel nome di Bibbiano, promette di intervenire per "limitare l'eccesso di discrezionalità nella giustizia minorile"

di Giampaolo Cerri

Quanto sarà sociale l’Italia di Giorgia Meloni che si è presentata oggi alla Camera dei deputati a chiedere la fiducia per il suo esecutivo? Per quanto i discorsi di insediamento, al pari dei programmi elettorali, risentano sempre di un certo slancio retorico e non si preoccupino di avere soverchi ancoraggi alla realtà, l’intervento di stamane, a Montecitorio, della leader di Fratelli d’Italia, consente comunque di provare a fare qualche previsione.

Diciamo subito che la prova del numero di occorrenze di un certo termine, ossia di quante volte una parola venga usata in un certo testo, cui spesso ricorriamo per misurare la sensibilità sociale della politica, restituisce un risultato frustrante per quelli che hanno a cuore il Terzo settore italiano, vale a dire milioni di persone impegnate, professionalmente o gratuitamente, un pezzo di Pil, una buona parte dei servizi alla persona erogati nel Bel Paese.

La nuova premier “scrive” 8.248 parole (45.366 lettere) ma le due paroline che compongono appunto quel pezzo di economia e società, “Terzo” e “settore”, ricorrono solo una volta. Accade quando Meloni cita il Covid-19, ringraziando gli operatori sanitari e, con loro, “i lavoratori dei servizi pubblici essenziali, che non si sono mai fermati, e alla straordinaria realtà del nostro Terzo Settore, rappresentante virtuoso di quei corpi intermedi che consideriamo vitali per la nostra società". Parole importanti, certo, anche col richiamo alla definizione costituzionale , ma davvero pochino, visto che neppure la parola “volontari” compare mai.

Quoziente famigliare: Meloni rilancia

Diversi invece i passaggi di interesse sociale e ambientale toccati. Molta famiglia, come promesso: la parola stessa e l’aggettivo “famigliare” ricorrono 14 volte, anche in contesti diversi. Sicuramente, oltre all’annunciato impegno per uscire dall’inverno demografico, con la nascita di un dicastero alla Natalità, si intravede una proposta concreta nell’introduzione del quoziente famigliare ossia il calcolo delle imposte pro-capite per nucleo, considerando anche i figli minori: “Riforma dell'Irpef”, annuncia la leader della destra, “con progressiva introduzione del quoziente familiare”. Il punto era indicato in questi termini anche nei programmi per il voto del 25 settembre.

Povertà: reddito di cittadinanza addio

Spostandosi su un tema sociale per antonomasia, la povertà, si trovano riferimenti anche alle persone con disabilità. Meloni dedica all’argomento un passaggio lungo, in cui cita Papa Bergoglio – "La povertà non si combatte con l'assistenzialismo, la porta della dignità di un uomo è il lavoro", e dice di voler “mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare: penso ai pensionati in difficoltà, agli invalidi (un lessico davvero d'altri tempi, ndr) a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico. A loro non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato”. Pare intenzionata ad accantonare il reddito di cittadinanza “non può essere la soluzione ma il lavoro, la formazione e l'accompagnamento al lavoro (…), anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo. Perché per come è stato pensato e realizzato, il Rdc ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l'Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia”.

Scuola, merito, Neet

Articolato il passaggio sull’istruzione, dopo le polemiche che hanno accompagnato la nuova denominazione del ministero di Viale Trastevere, con l’aggiunta della parola “merito”. Dopo aver annunciato che “scuola e l'università torneranno centrali nell'azione di governo, perché rappresentano una risorsa strategica fondamentale per l'Italia, per il suo futuro e i suoi giovani”, Meloni è entrata… nel merito della polemica sul merito. Sembra volerlo intendere come strumento di diritto allo studio, anche se poi lo affiderebbe alla didattica e l'attuazione diventa un po' nebulosa. Questo il passaggio: "Diversi studi”, ha detto, “dimostrano come, oggi, chi vive in una famiglia agiata abbia una chance in più per recuperare le lacune di un sistema scolastico appiattito al ribasso, mentre gli studenti dotati di minori risorse vengono danneggiati da un insegnamento che non premia il merito, perché quelle lacune non vengono colmate da nessuno. L'Italia non è un Paese per giovani”. E ha parlato dei Neet senza citarli espressamente: “La nostra società”, ha aggiunto, “nel tempo si è sempre più disinteressata del loro futuro, persino del diffuso fenomeno di quei giovani che si auto-escludono dal circuito formativo e lavorativo”, così come, ha aggiunto, “della crescente emergenza delle devianze, fatte di droga, alcolismo, criminalità”.

Giovani, lavoro

Ai giovani, lei che il ministero della Gioventù l'ha governato nel Berlusconi II, promette non “la cannabis libera” come “certa politica”, ma promozione delle “attività artistiche e culturali, e accanto a queste lo sport, straordinario strumento di socialità, di formazione umana e benessere”.

In tema di lavoro, dopo aver promesso di alzare ulteriormente le soglie di defiscalizzazione dei provvedimenti di Welfare aziendale, anche un passaggio insistito sul tema della sicurezza, citando l’ultima giovane vittima in polemica con la filosofia che presiederebbe appunto al reddito di cittadinanza.

Ambiente, anzi ecologia

Un po’ a sorpresa, il discorso di Meloni contiene diversi passaggi che si riferiscono all’ambiente e alla sostenibilità, con la dichiarata predilizione per la parola ecologia, la cui citazione viene mutuata da Roger Scruton "è l'esempio più vivo dell'alleanza tra chi c'è, chi c'è stato, e chi verrà dopo di noi". L’ecologia, spiega la premier, è di destra: “È la tutela del patrimonio di cultura, tradizioni e spiritualità, che abbiamo ereditato dai nostri padri affinché lo potessimo trasmettere ai nostri figli. Non c'è un ecologista più convinto di un conservatore, ma quello che ci distingue da un certo ambientalismo ideologico è che noi vogliamo difendere la natura con l'uomo dentro”. Echeggia forse in queste parole una certo vitalismo dei gruppi giovanili di destra degli anni ’80, i fratelli maggiori della Meloni, quelli che d’estate andavano sulla Maiella a fare i campi Hobbit, campeggi fra il misticheggiante e il militaresco, e poi si impegnavano in associazioni come Fare Verde.

“Coniugare sostenibilità ambientale, economica e sociale", dice la premier, "accompagnare imprese e cittadini verso la transizione verde senza consegnarci a nuove dipendenze strategiche e rispettando il principio di neutralità tecnologica. Sarà questo il nostro approccio”. E d’altra parte sull’emergenza climatica, Meloni non pare scettica come altri del suo schieramento: “Servono investimenti strutturali per affrontare l'emergenza climatica”, aggiunge, “le sfide ambientali, il rischio idrogeologico e l'erosione costiera, e per accelerare i processi di ricostruzione dei territori colpiti in questi anni dai terremoti e da calamità naturali”.

Anche se sei premunisce di raffreddare eventuali speranza ambientaliste dicendo, senza mezzi termini, di voler sfruttare i giacimenti di gas italiani.

L’antimafia s’è destra

Ricordando come abbia cominciato a far politica il giorno dell’omicidio di Paolo Borsellino e della sua scorta – il giudice martire sta nel Pantheon da sempre della destra italiana per una sua giovanile simpatia per il Msi – il capo del Governo ha dedicato un lungo passaggio alla lotta alla mafia, che si annuncia senza se e senza ma: “Da questo Governo, criminali e mafiosi non avranno altro che disprezzo e inflessibilità”.

Migrazioni, blocco navale sì ma con gli hot spot Ue

Sul capitolo “migrazioni”, nel discorso alla Camera è arrivata intatta la formula del “blocco navale” che ha fatto, in parte, la fortuna elettorale della leader di Fratelli d’Italia. “La nostra intenzione è sempre la stessa”, ha chiarito Meloni, “ma se non volete che si parli di blocco navale lo dirò così: è nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell'Unione Europea che nella terza fase prevista, anche se mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal nord Africa”. Una misura che la leader di Fdi porterà a Bruxelles: “Intendiamo proporlo in sede europea e attuarlo in accordo con le autorità del nord Africa, accompagnato dalla creazione sui territori africani di hotspot, gestiti da organizzazioni internazionali, dove poter vagliare le richieste di asilo e distinguere chi ha diritto ad essere accolto in Europa da chi quel diritto non ce l'ha".

Giustizia, fra carcere e Bibbiano

Infine, nel passaggio dedicato alla giustizia, un vibrante riferimento alla tragedia dei nostri istituti di pena – “71 i suicidi in carcere: è indegno di una nazione civile” – ma anche il chiaro annuncio a voler mettere le mani in una materia delicatissima come quello dei minori in difficoltà: “Abbiamo assunto l'impegno”, sottolinea Meloni, “di limitare l'eccesso di discrezionalità nella giustizia minorile, con procedure di affidamento e di adozione garantite e oggettive, perché non ci siano mai più casi Bibbiano (vicenda su cui non c’è ancora una verità processuale, è bene ricordarlo, ndr), e intendiamo portarlo a termine”.

A tarda sera, la fiducia della Camera con 235 sì, 154 no e 5 astenuti.


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