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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il “G30 dei campanili” in Ucraina. Con MEAN l’incontro tra comuni italiani e ucraini

Firmati i “Patti di Lviv” tra municipalità. Il MEAN-Movimento di Azione Nonviolenta, insieme ad alcuni comuni italiani e al Coordinatore delle ANCI regionali italiane hanno firmato con venticinque comuni ucraini uno Statement che da oggi regola i reciproci impegni a favore del popolo ucraino aggredito. Cinque articoli in tutto tra cui spicca l’istituzione di una Commissione Verità e riconciliazione

di Gabriella Debora Giorgione

Il MEAN-Movimento di Azione Nonviolenta è tornato in Ucraina, questa volta, per la quarta missione, a Lviv (Leopoli).

Angelo Moretti, Marianella Sclavi, Marco Bentivogli e Riccardo Bonacina, rispettivamente portavoce e componenti del coordinamento del MEAN, insieme ad alcuni sindaci e delegati dei comuni italiani di Camponogara, con la vicesindaca Vania Trolese; Castel di Lucio, con il sindaco Giuseppe Nobile; Medicina, con il sindaco Matteo Montanari; Mira, con l’assessora alla pace Irene Salieri; Pettineo, col sindaco Domenico Ruffino, e a Marcello Bedeschi, Coordinatore delle ANCI regionali italiane, hanno firmato uno Statement, un accordo di cooperazione con 25 municipalità ucraine, che da oggi regola i reciproci impegni a favore del popolo ucraino aggredito e della costruzione della pace in Europa.

Lo Statement ha cinque articoli in tutto: Nonviolenza attiva; Patti di Azione Nonviolenta, Amministrazione Condivisa e Sussidiarietà; Accoglienza Diffusa; Patti per la Ricostruzione condivisa; Commissione verità e riconciliazione e Percorsi memoriali e prevede una serie di azioni: aiuti umanitari in Ucraina e sostegno agli sforzi delle municipalità ucraine nell'accoglienza dei numerosissimi sfollati interni; ripresa economica; assistenza nella formazione scolastica e nell’occupazione giovanile; progetti di turismo responsabile e di scambi culturali; sostegno reciproco nella definizione dei sistemi di contrasto alla corruzione; prevenzione e cura delle varie forme di disagio che conseguono alla guerra.

Ma è soprattutto l’articolo cinque ad essere un punto forte di questo accordo: i comuni ucraini, infatti, si sono impegnati a favorire l’istituzione di una Commissione Verità e riconciliazione e percorsi memoriali. Come sottolinea Riccardo Bonacina: «E davvero una felice coincidenza che mentre a Roma si chiudeva l'incontro promosso dalla Comunità di Sant' Egidio: Il grido della pace. Religioni e cultura in dialogo, in cui veniva sottolineato come per “noi credenti dobbiamo adoperarci per la pace in tutti i modi che ci sono possibili. È nostro dovere aiutare a disarmare i cuori e richiamare alla riconciliazione tra i popoli”, a Leopoli si firmava questo importante Patto di collaborazione nonviolenta con un punto propriamente dedicato a quetso tema fondamentale, necessario per guardare il futuro».

In Ucraina c’è tanta voglia di giustizia e di ripartenza e, come ha detto anche Marco Bentivogli, è vero che la solidarietà “in presenza” dà buoni frutti, dà credibilità e forza agli impegni comuni. Da piazza Maidan in poi, gli ucraini hanno fatto tante battaglie per diventare europei. Sentire e vedere cittadini e istituzioni italiani che vanno fisicamente da loro è un segnale forte.

«Non possiamo restare a guardare. È più che mai necessario far avanzare un processo di pacificazione che ha bisogno dell’intervento dei governi, ma che non potrà mai essere delegato ai potenti della terra o progettato solo a tavolino. Tocca a tutti noi costruire ponti di fraternità», dice il portavoce del Mean, Angelo Moretti. E i patti di azione nonviolenta hanno infatti il duplice scopo di creare ponti stabili di fraternità e collaborazione tra le municipalità europee e quelle ucraine e di definirne un metodo di difesa nonviolenta.

I comuni italiani si sono impegnati a sostenere i comuni accoglienti ucraini nella strutturazione di una rete di accoglienza diffusa per la qualità di vita degli sfollati interni che provengono dalle città distrutte o assediate dell’est Ucraina. In particolare, grazie anche alla presenza di ANCI, i comuni italiani si sono impegnati a sostenere il governo centrale ucraino e le associazioni dei Comuni Ucraini nella predisposizione di un sistema operativo di accoglienza diffusa degli sfollati, sostenuto da UNHCR e dall’UE, sulla base del modello virtuoso italiano del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI) e dei Piccoli Comuni del Welcome. Con il sostegno dell’expertise dell’associazione LABSUS, infine, i comuni italiani si ripromettono di dare informazione e formazione ai comuni ucraini che lo richiederanno.

Gregorio Arena, fondatore di Labsus-Laboratorio sussidiarietà sottolinea come: Ai sindaci ucraini abbiamo proposto un'idea di ricostruzione diversa da quella tradizionale. Alle strutture pubbliche ovviamente dovrà pensarci lo stato, alla ripresa delle fabbriche ovviamente dovranno pensarci gli imprenditori, alle case dovranno pensarci i privati. Ma c’è uno spazio di beni pubblici di cui tutti i cittadini dovranno prendersi cura.

La ricostruzione, in questo senso, diviene “bene comune” e in questo senso i cittadini ucraini potrebbero prendersi cura di tutti i beni e gli spazi e i luoghi di cui tutti potranno godere. In questo senso stipulano un “patto di collaborazione” con i propri comuni per una ricostruzione partecipata e condivisa. La progettazione della ricostruzione, dovrà essere partecipata da tutti gli abitanti dei luoghi da ricostruire e MEAN ha in Marianella Sclavi uno dei massimi esperti di progettazione partecipata. E poi dovrà essere una ricostruzione che condivida risorse e responsabilità. I beni ricostruiti insieme si mantengono più a lungo perché se ne sente la responsabilità. Se poi, come speriamo dopo questo viaggio, si riescono a fare Patti di collaborazione fra comuni italiani e ucraini, si potrebbero coinvolgere i cittadini italiani nella ricostruzione condivisa dei comuni ucraini, ognuno con le proprie professionalità e competenze.

Come diceva La Pira, bisogna fare dei piccoli passi per poi arrivare ai lunghi passi di pace. Questo è il collegamento e la possibilità di parlare soprattutto tra comunità, ci vuole impegno corale. Quindi i comuni, nella loro esperienza lunghissima, possono portare quel contributo ulteriore per arrivare ad una situazione di vera pace e soprattutto di ripresa e ricostruzione. Io con i colleghi dell’ANCI cercherò di trasmettere questa esperienza e di impegnare le ANCI regionali, che sono già sensibili, a questa grossa possibilità che abbiamo di manifestare ancora una volta la solidarietà tra comunità e comunità, tra comuni e comuni.

Marcello Bedeschi (Anci)

Presenti con la Delegazione MEAN, anche Paolo Della Rocca del MoVi_Movimento Volontariato Italiano, don Giacomo Panizza, Comunità Progetto Sud, Simone Feder, Coordinatore "La Casa del Giovane", Paolo Bergamaschi, a lungo consulente del Parlamento europeo per la Commissione esteri.

Il MoVI, che sostiene il progetto MEAN fin dal suo lancio, ha voluto esserci anche a Leopoli «Per appoggiare i patti di azione nonviolenta tra i comuni nel suo ruolo di rete nazionale di volontariato che ha scelto le progettualità dal basso come forma di protagonismo e di esercizio delle proprie responsabilità di cittadini in chiave nazionale ed europea», dice Della Rocca.

Anche don Panizza è nel MEAN fin dalla prima chiamata e torna da Leopoli con una convinzione «La concreta crudeltà della guerra guerreggiata solo in difesa del popolo di Ucraina ci ha imposto parole concrete, vive e credibili nel mentre le dicevamo. Alcuni sindaci di comuni italiani e rappresentanti del MEAN abbiamo espresso la pace da costruire attraverso i termini di collaborazione: patti per la ricostruzione, lavoro, salute, continuazione degli aiuti umanitari, per costruire vera uguaglianza tra le nazioni e democrazia politica, sociale, culturale. Anche stavolta torno con l'utopica speranza che questi e altri segni di pace fruttifichino presto facendo tacere le armi e gli odi e parlare Le verità e il coraggio della riconciliazione».


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