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Salute mentale: sempre più casi, sempre meno servizi

Da tempo trascurata e sottofinanziata dai governi di tutto il mondo, ha ricevuto il colpo di grazia con la pandemia e il PNRR vi dedica poca attenzione. Con il paradosso che proprio quando i disturbi mentali aumentano, i servizi sanitari a loro dedicati diminuiscono. A scattare la fotografia del problema è Cittadinanzattiva. Le conseguenze? Sono negative dal punto di vista economico, sociale e lavorativo, e si riflettono in maniera disastrosa sugli equilibri famigliari

di Sabina Pignataro

La salute mentale, da tempo trascurata e sottofinanziata dai governi di tutto il mondo, ha ricevuto il colpo di grazia con la pandemia e il PNRR vi dedica poca attenzione. Con il paradosso che proprio quando i disturbi mentali aumentano, i servizi sanitari a loro dedicati diminuiscono.

«La pandemia ha aggravato un bisogno che già c’era, anche a causa della poca attenzione riservata alla salute mentale», spiega Francesca Moccia Vice segretario generale di Cittadinanzattiva. Nel rapporto presentato a maggio dall’associazione, (Rapporto civico sulla salute. I diritti dei cittadini e il federalismo in sanità) si giunge senza sconti a questa conclusione: “Salute mentale: tanto evocata quanto dimenticata", che è anche il titolo di un lungo approfondimento.

I numeri


In Italia si contano 126 Dipartimenti per la Salute Mentale (DSM) e 1299 strutture territoriali: per 100mila abitanti, è la Toscana a registrare il valore più alto (7,5 strutture), seguita da Valle d'Aosta (5,7) e Veneto (4,4). Ben 15 le Regioni che presentano valori inferiori alla media nazionale (pari a 2,6).

Per quanto riguarda il personale, la Liguria con 13,8 presenta il miglior rapporto medici/abitanti, seguita da Toscana e PA Trento (12,8 ciascuno). Anche in questo caso sono oltre la metà, ben 13, le Regioni che presentano dati inferiori alla media nazionale (pari a 9): maglia nera a Veneto (5,9) e Marche (6). Analogamente, il miglior rapporto psicologi/abitanti lo si registra in Valle d'Aosta (16), seguita da PA Trento (10,6); agli antipodi Basilicata (0,9) e Piemonte (1,3). La media nazionale è di 3,3 psicologi ogni 100mila abitanti.

Per quanto riguarda la presenza di infermieri (su base nazionale in media se ne contano 21,6 ogni 100mila abitanti) il miglior rapporto in relazione alla popolazione lo si trova nella PA Bolzano (34,7), in Liguria (34,5) e Friuli-Venezia Giulia (34,3). In fondo alla classifica figurano invece Abruzzo (13,1), Calabria (13) e nuovamente la Basilicata (11,9) che sembra non aver investito nei servizi di salute mentale.

«L’assenza o quanto meno la palese carenza di intervento del servizio pubblico fa sì che la gestione se non proprio la cura del paziente psichiatrico sia demandata in moltissimi casi interamente alla famiglia: la gravità e spesso l’insostenibilità di tali situazioni provocano risvolti negativi dal punto di vista economico, sociale e lavorativo, e si riflette in maniera disastrosa sugli equilibri famigliari, già pesantemente compromessi dalla condizione di salute del familiare e da due anni di pandemia, aggravate dalle difficoltà di accesso alle cure».

L’assenza o quanto meno la palese carenza di intervento del servizio pubblico fa sì che la gestione se non proprio la cura del paziente psichiatrico sia demandata in moltissimi casi interamente alla famiglia

Rapporto civico sulla salute. I diritti dei cittadini e il federalismo in sanità

Le segnalazioni più ricorrenti


Le segnalazioni più frequenti nell'ambito della salute mentale raccontano le grandi difficoltà che gravano sui pazienti e le loro famiglie, se non proprio la disperazione per la gestione di una situazione ormai diventata insostenibile a livello familiare (28%), la scarsa qualità dell’assistenza fornita dal DSM-Dipartimento di Salute Mentale (24%), la difficoltà di accesso alle cure pubbliche (20%), la gestione degli effetti collaterali delle cure farmacologiche (12%), lo strazio legato alle procedure di attivazione del trattamento sanitario obbligatorio (8%).

A riguardo, «si va dalla mancanza sul territorio di operatori specializzati, alla lungaggine delle liste d'attesa – sia per le visite che per l'ingresso nelle poche strutture specialistiche dedicate -, dalle competenze infermieristiche non sempre adeguate alla appropriatezza delle terapie prescritte. Da qui una insoddisfazione per la qualità dell’assistenza fornita dai DSM non sempre all’altezza e non solo per mancanza di personale, risorse, e formazione: in quanto a ore di assistenza, numero e frequenza degli incontri, varietà dell'impostazione di cura (quasi sempre affidata alla sola indicazione farmacologica), possibilità di confronto con i medici e, quando intervengono problemi di relazione con questi, di libera scelta del medico stesso all'interno del medesimo centro o del distretto sanitario; tutte queste situazioni compongono l'insoddisfazione generale dell'utenza e la difficoltà di gestire i casi più sensibili, con tutti i rischi di mancata tutela che ne derivano, spesso in maniera alquanto drammatica».

Solo 5mila psicologi nei servizi pubblici


La pandemia ha avuto un impatto drammatico sulla salute mentale, anche e soprattutto dei giovani: sono in aumento i sintomi depressivi, i disturbi d’ansia, i disturbi del comportamento alimentare, le dipendenze. Si prova ad arginare con i bonus psicologici ma è un palliativo: nei servizi pubblici italiani ci sono soltanto 5mila psicologi, e a supplire alle carenze del servizio sanitario sono i pazienti e le loro famiglie, mentre per le più recenti disposizioni occorrerà tempo prima che vengano implementate a livello di singole Regioni.

In data 26 aprile 2022, ricorda CittadinanzAttiva, l’Istituto Superiore di Sanità ha reso noti i risultati del primo studio italiano56 capace di esaminare l’andamento temporale dei sintomi depressivi durante la pandemia in campioni rappresentativi della popolazione generale adulta, ed uno dei pochi studi nel mondo che abbia esaminato un arco temporale lungo. In breve, gli italiani sono risultati più depressi durante le fasi di lockdown a causa della pandemia Covid-19, colpiti anche i giovani tra i 18 e i 34 anni.

Gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo aver valutato l’impatto dell’epidemia di Covid-19 sui servizi di salute mentale in 130 Paesi, hanno scelto l’aggettivo “devastante” come il più indicato per descrivere lo scenario.

PNRR e altre risorse dedicate alla salute mentale


Per quanto finora esposto, appare una palese contraddizione il fatto che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) redatto dal Governo italiano non contenga espliciti riferimenti alla salute mentale se non – in modo indiretto – nella “Missione 5 Componente 2” e limitatamente a ciò che concerne: – Sostegno alle capacità genitoriali e prevenzione della vulnerabilità di famiglie e bambini; – Autonomia degli anziani non autosufficienti; – Servizi sociali a sostegno domiciliarità (dimissioni protette); – Rafforzamento dei servizi sociali e prevenzione burn out; – Percorsi di autonomia per le persone con disabilità.

C’è bisogno di una nuova narrazione


"Non c'è salute senza salute mentale" non è solo uno slogan, ma un invito a riaffermare e impegnarsi affinché la salute mentale, ancora poco riconosciuta e dimenticata, sia parte integrante e abbia la stessa dignità di quella fisica. E la tutela della salute intesa nella sua accezione più ampia, come benessere fisico, mentale e sociale, è uno dei diritti fondamentali dell’individuo e della collettività sancito dalla nostra Costituzione. Partendo da questi principi fondamentali, Cittadinanzattiva ha scelto di occuparsi di salute mentale, attraverso la campagna di informazione e sensibilizzazione “In equilibrio”.
L’obiettivo è quella di raccontarla, non con numeri e dati, ma attraverso la narrazione delle persone, del loro vissuto e del loro percorso. Otto storie contenute in un ebook attraverso le quali ci si può riconoscere, individuare alcuni segnali a cui prestare attenzione, offrire orientamento e informazione sui servizi a cui rivolgersi. Le storie, narrate in prima persona o dalla voce di un familiare, raccontano le paure, la sofferenza e, spesso, la rinascita di chi vive la depressione, i disturbi ossessivi compulsivi, gli attacchi di panico, l’anoressia, i deficit di attenzione o iperattività, la depressione post partum, la schizofrenia, l’hikikomori.
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In apertura, un'immagine tratta da un servizio televisivo Sky


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