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Energia, Pnrr e migranti: esame europeo per Meloni

Le sfide del primo viaggio all'estero della presidente del consiglio. Meloni troverà molta attenzione su quanto vorrà condividere delle sue priorità nelle prossime settimane. Perché l’Italia è un pilastro vitale dell’Europa, soprattutto nella situazione di grave crisi che stiamo vivendo, ma anche un anello fragile, per le storiche e crescenti diseguaglianze e inefficienze del proprio quadro socio-economico

di Luca Jahier

La Presidente Meloni oggi si reca a Bruxelles per incontrare i vertici delle istituzioni europee. Un’ottima iniziativa, troverà molta attenzione su quanto vorrà condividere delle sue priorità nelle prossime settimane. Perché l’Italia è un pilastro vitale dell’Europa, soprattutto nella situazione di grave crisi che stiamo vivendo, ma anche un anello fragile, per le storiche e crescenti diseguaglianze e inefficienze del proprio quadro socio-economico.

In cima all’agenda, certamene la questione energetica. Non si tratta solo di capire quali sono i margini di manovra, peraltro resi possibili dal tesoretto lasciato da Draghi e dall’andamento superiore alle attese dell’economia. Ma di prendere di petto la questione che otto mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina l'UE resta profondamente divisa sulle politiche di risposta. Persino l’accordo di principio sugli acquisti in comune sul mercato del gas, raggiunto ad ottobre dopo un anno di discussioni, resta senza certezze applicative. La crescente divergenza delle risposte, con un forte “nazionalismo” energetico, è inefficace e dannosa, con effetti che amplificano i danni per ogni Paese. Avendo l’Europa perso in poco tempo il 45% delle sue forniture di gas, le misure nazionali finiscono con amplificare la dinamica dell’inflazione, che costringe la BCE ad ulteriori strette monetarie. L’energia è un elemento vitale, come avevano ben capito i padri della CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio). L’Italia ha fatto meglio di altri paesi in volumi e rapidità nella diversificazione dei fornitori di gas, ma ora deve fare altrettanto nella accelerazione dell’efficientamento energetico, degli investimenti e delle autorizzazioni per gli impianti basati su energie rinnovabili, per il passaggio all’elettrico e all’idrogeno nei trasporti. Così rafforza la sua posizione negoziale nei confronti di Bruxelles.

Il PNRR è lo strumento strategico per tali investimenti trasformativi ed esiste una esigenza di revisione di alcuni obiettivi degli investimenti, causa esplosione dei prezzi di molte materie prime. Ma Meloni sarà attesa alla prova sulla componente delle riforme del Piano. E su questo, già dalla primavera, abbiamo accumulato ritardi e il rinvio della entrata in vigore della riforma sulla giustizia penale non è certo un segnale apprezzato a Bruxelles. Così come, se per i fondi allocati per gli investimenti (Enti locali, FS, digitale, ecc) siamo in linea (circa il 40%) stiamo accumulando seri ritardi nei bandi alle imprese, come certificato in chiusura dal Governo Draghi. L’assegnazione del PNRR al portafoglio del Ministro per gli Affari Europei, Fitto, assieme alle politiche di coesione è un buon biglietto da visita, ma a Bruxelles vorranno capire quali poteri avrà e quali azioni saranno messe in campo. Tutto ciò è fondamentale inoltre per avere peso negoziale nell’ormai prossimo avvio della riforma del Semestre europeo, che non sarà affatto facile, come ha sicuramente verificato il ,inistro Giorgetti a Berlino.

Sul cruciale dossier Ucraina, le posizioni sono più che allineate, nella ferma condanna dell’invasore e nel solido sostegno a Kiev. Andranno però esplorate quali azioni mettere in campo come Europa, perché il conflitto non si espanda ulteriormente, come si possa fermare la strage in corso e aprire uno spiraglio per non facili negoziati.

Infine il dossier migranti, che purtroppo giace da un decennio sui tavoli europei, senza avanzare seriamente in una politica condivisa a tutto campo. Ma con l’accortezza che, guardando i numeri degli sbarchi in corso, si tratta di una emergenza che oggi non esiste, soprattutto di fronte ai milioni di profughi ucraini accolti soprattutto in Polonia e Romania e in altri paesi. Si tratta piuttosto di porre con forza la questione politica del Mediterraneo, dove l’impennata dei prezzi del pane e dell’energia possono scatenare nuove tensioni e violenze che, aggravate dalle conseguenze del cambiamento climatico, possono generare gigantesche dinamiche migratorie e di insicurezza in tutta l’area. Il fronte Sud è strategico quando quello orientale e l’Italia ha titolo e interesse a giocare una forte leadership su questo.


*già presindente del Cese- comitato economico e sociale europeo


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