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Arriva il liceo della transizione ecologica e digitale

A settembre, in 24 istituti, ha preso il via il liceo quadriennale in Scienze Applicate per la Transizione Ecologica e Digitale, un progetto formativo del Consorzio Elis, realizzato in collaborazione con decine di aziende e di Università. Qui l'intervista a tutto tondo con l'amministratore delegato Pietro Cum: «L’obiettivo è creare una filiera integrata tra istituti scolastici superiori, università ed imprese, oltre a contrastare la disparità tra ragazzi e ragazze nelle discipline Stem»

di Sabina Pignataro

Il 28 settembre sono state inaugurate le classi prime del nuovo Liceo Tred, il liceo quadriennale in Scienze Applicate per la Transizione Ecologica e Digitale. Una sperimentazione approvata dal MIUR, già attiva in 24 istituti scolastici distribuiti in tutta Italia, provenienti da 11 regioni. L’iniziativa è stata lanciata dall’ente non profit di formazione ELIS e del suo consorzio di aziende sotto la presidenza di Marco Alverà, già amministratore delegato di Snam. (Qui le scuole che aderiscono)

«Il Liceo quadriennale in scienze applicate per la Transizione Ecologica e Digitale – spiega Pietro Cum, amministratore delegato di ELIS- punta ad integrare in un unico programma didattico le conoscenze umanistiche e scientifiche con una maggiore attenzione alle materie Stem, sempre più richieste nelle professioni. L’obiettivo è creare una filiera integrata tra istituti scolastici superiori, università ed imprese, oltre a contrastare la disparità tra ragazzi e ragazze nelle discipline Stem. Tra le discipline insegnate figurano Scienze, Arte e Tecnologia (Computer Science, Fisica, Scienze naturali, Disegno, Arte, Design Thinking), Matematica, Humanities (Italiano, Storia, Geografia, Geopolitica, Filosofia, Logica e argomentazione, Sport e salute, Religione), Lingua Inglese».

Il Liceo TRED è nato da un percorso di preparazione che ha coinvolto oltre 300 insegnanti, aziende e con il coinvolgimento degli atenei che aderiscono al progetto: LUMSA con la professoressa Maria Cinque; Politecnico di Milano con il professor Antonio Capone; Università degli Studi di Bologna con la professoressa Susanna Sancassani, Università degli Studi di Padova con la professoressa Daniela Lucangeli, Università degli studi di Roma Tor Vergata con il professor Leonardo Becchetti.

Il Liceo è un percorso che è cominciato molti anni fa, nel 2013, poi è stato rilanciato nel 2017 dalla ministra Valeria Fedeli. Oggi non è più una sperimentazione, ma un percorso di trasformazione dell’intero sistema educativo.

Cosa caratterizza questo Liceo?
Il Liceo TRED integra le conoscenze umanistiche e scientifiche dei licei italiani tradizionali con un focus dedicato alle materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics). Il percorso formativo è stato progettato da una faculty estesa, composta da docenti delle scuole superiori, professori e ricercatori universitari, professionisti e dirigenti d’azienda, esperti di transizione ecologica e digitale.
Il Liceo TRED è una rete di 24 istituti scolastici in 11 regioni, di decine di aziende e di università che insieme si sono impegnate a realizzare questo nuovo programma formativo.

Che impatto ha questa collaborazione estesa?
La scuola, come ogni altro ambito di vita e di lavoro, richiede collaborazione tra soggetti dotati di competenze diverse. Abbiamo riscontrato grande apprezzamento, da parte degli insegnanti, per il fatto che il Liceo TRED abbia dato loro l’opportunità di confrontarsi non solo con colleghi di altri istituti, ma anche con professionisti e docenti universitari. Nella scuola italiana ci sono tante risorse che possono dare molto e attendono solo di potersi aprire al mondo del lavoro e a tutti gli altri centri di sapere della nostra società. In un contesto aperto, cambia anche il lavoro del docente, che diventa come il direttore di una grande orchestra, capace di offrire agli studenti l’armonia migliore per conoscere e crescere.

Parte integrante del progetto Liceo TRED consiste nel rinnovare il metodo di insegnamento: i ragazzi vengono accompagnati in un percorso di crescita che va al di là delle singole materie e tiene conto della loro maturità emozionale, della loro capacità relazionale e del loro pensiero creativo.
Dobbiamo rendere i ragazzi consapevoli di quello che stanno vivendo e sta succedendo. Le nuove generazioni ripongono grande valore nella salvaguardia dell’ambiente e nella piena realizzazione di un’economia green, ma poi le aziende lamentano mancanza di professionisti dotati delle competenze necessarie a raggiungere questi obiettivi. È anche questo un segnale del fatto che dobbiamo trovare vie più efficaci per orientare i giovani nello studio e nella nelle future scelte professionali.
Obiettivo di ELIS non è solo quello di istruire, ma è più quello di educare: di tirare fuori il bene e il bello dei nostri figli. Se siamo d’accordo che formare è cosa ben diversa dal trasferire semplici nozioni, è anche chiaro che trasmettere conoscenza e competenze non può prescindere dallo stimolare la crescita dei giovani come persone e curare lo sviluppo di specifiche attitudini come la curiosità, il pensiero critico, il metodo. Tutto questo stimola anche la capacità di fare sintesi delle stesse conoscenze acquisite per generarne nuove.

Obiettivo di ELIS non è solo quello di istruire, ma è più quello di educare: di tirare fuori il bene e il bello dei nostri figli

Pietro Cum, Amministratore Delegato ELIS

ELIS raccoglie in un rapporto stabile di collaborazione di grandi gruppi, piccole e medie imprese, start-up e università. Come si costruiscono questi rapporti e come si mantengono?
Il Consorzio conta ormai più di 120 soggetti, che partecipano attivamente non solo allo sviluppo dei nostri programmi didattici, ma a molti altri progetti tesi a trovare soluzioni nuove per favorire sviluppo, innovazione e benessere delle persone. Sono progetti che mirano a incidere su temi vasti e complessi come appunto la formazione, il lavoro, le imprese, la società. Impensabile portarli avanti in solitudine. ELIS ha una Mission – “Formiamo Persone al Lavoro” – e un metodo: costruire ponti attraverso un ecosistema di collaborazioni in cui trovino spazio da protagonisti tutte le persone e le organizzazioni che scelgono di impegnarsi in modo fattivo su obiettivi comuni.

Tra le attività di cui si rende promotore il Consorzio, spiccano i Progetti di Semestre. Di cosa si tratta?
Ogni sei mesi una delle 100 aziende aderenti ne assume la presidenza e coinvolge le altre consorziate nell’analisi di una problematica di particolare attualità nel mondo delle imprese e del lavoro, nell’elaborazione di un piano d’intervento e nella sua successiva sperimentazione. Grazie ai Progetti di Semestre, sono nate negli anni iniziative che costituiscono oggi attività portanti di ELIS, come le attività di orientamento nelle scuole superiori e di alternanza tra scuola e lavoro (Sistema Scuola-Impresa), i percorsi di accelerazione dedicati alle start-up (Open Italy) e numerose altre iniziative nell’ambito tecnologico, delle risorse umane e della responsabilità sociale d’impresa.

Roberto Tomasi, CEO di Autostrade per l’Italia, è il nuovo Presidente di Semestre ELIS. Ci anticipa qualcosa sui prossimi progetti?
In Italia abbiamo molti giovani che non nutrono speranze nei confronti del mondo del lavoro e di contro aziende che non trovano i professionisti di cui hanno bisogno. È un cortocircuito che arriva fino al fenomeno dei neet, persone tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano. Secondo i dati Istat, ogni quattro giovani, uno ha rinunciato a costruirsi un futuro. Se vogliamo che queste persone si rimettano in gioco, dobbiamo creare percorsi di orientamento e formazione che le aiutino a scoprire interessi e capacità personali, e che le inseriscano davvero nel mondo del lavoro. E così è nato, sotto la presidenza di Autostrade per l’Italia, il nuovo progetto del Consorzio, a cui abbiamo dato il nome “Distretto Italia”. Da una parte, il progetto offrirà percorsi di orientamento che aiutino a compiere scelte più consapevoli di studio e di lavoro. Dall’altra, vuole formare persone in quelle professioni tecniche che per troppo tempo sono state trascurate. Nel nostro Paese è abbastanza diffuso il pregiudizio secondo cui un percorso di formazione avrebbe prospettive di valore solo se punta alla laurea. Salvo poi constatare che abbiamo laureati che non svolgono la professione per cui hanno studiato e mancano invece tecnici per compiti indispensabili allo sviluppo del Paese.

Tra gli obiettivi di ELIS c’è anche quello di trasformare il lavoro. Come si costruisce una nuova cultura del lavoro, che bilanci esigenze individuali, familiari e professionali?
Ogni trasformazione parte dalle persone. Per questo ELIS non si prefigge semplicemente di erogare corsi di formazione ma forma persone al lavoro, come ricordavo già prima la nostra Mission. Poi queste persone entrano a lavorare nelle aziende, che sono grandi organizzazioni nelle quali il singolo ha difficoltà ad attuare cambiamenti, se non nascono da valori condivisi. Ecco allora l’impegno di ELIS a dialogare con le aziende, e l’esperienza di trovare tante realtà importanti del panorama economico italiano, che sono realmente disposte a mettersi in gioco per sperimentare nuovi equilibri tra necessità di profitto e benessere delle persone. Vivendo ogni giorno l’ecosistema ELIS, fatto di soggetti molto diversi, vedo che gli ingredienti per costruire una nuova cultura del lavoro sono la volontà di chiamare per nome i problemi da risolvere, non perdersi in parole e puntare a soluzioni fattibili, lavorare insieme sapendo che ogni persona e ogni organizzazione porta con sé delle potenzialità che in un clima di autentica collaborazione arrivano sempre a fiorire.

Dopo aver guardato al futuro, facciamo un passo indietro. ELIS nasce nel 1965, in un quartiere periferico della capitale. Alla cerimonia d’inaugurazione furono presenti San Paolo VI e San Josemaría, fondatore dell’Opus Dei. Cosa c’è oggi di quell’impronta?
Tutto. San Josemaría amava definire ELIS come “L’Università del lavoro”. E questo ancora oggi siamo. Formiamo le persone, con particolare attenzione a chi non avrebbe altrimenti la possibilità di accedere a una formazione di qualità. Dialoghiamo con le aziende per costruire le condizioni affinché questa formazione sia efficace e il lavoro che ne segue sia vissuto in contesti capaci di valorizzarla. Ci impegniamo con ELIS Innovation Hub a favorire sviluppo e innovazione con progetti di consulenza alle aziende e programmi di supporto alle start-up, perché solo la capacità d’innovarsi può garantire salute alle organizzazioni e quindi le condizioni nel tempo per un lavoro che valorizzi le persone. E lo stesso facciamo come ONG nei Paesi in via di Sviluppo, perché il desiderio resta quello delle origini e che ha determinato nei decenni la crescita di ELIS: arrivare a sempre più persone.


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