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Sostenibilità sociale e ambientale

Nuova energia: come salvarsi dalla crisi salvando anche il clima

Su VITA Novembre, un dossier sulla crisi energetica che parte dall'allarme sociale in diversi settori, dell'accoglienza alla residenzialità per anziani. Un numero che riflette a più voci sulle soluzioni percorribili: dagli attivisti invitano ad accelerare sulle rinnovabili, in modo da salvare il Paese ma anche il Pianeta sconvolto dal Climate Change, ai manager delle grandi aziende produttrici, che raccontano cosa stiano facendo già nelle energie pulite. Sullo sfondo, le comunità energetiche mostrano la caparra di un'Italia che potrebbe venire, quella di una vera democrazia delle risorse. Il racconto però coinvolge ognuno di noi: una guida ai comportamenti sostenibili insegna a risparmiare già, fra le mura domestiche ma anche fuori, attraverso scelte di consumo responsabile

di Giampaolo Cerri

Mai come in questo momento abbiamo pensato all’energia. La dura realtà della guerra Ucraina, col suo portato di impennate dei prezzi del gas, obbliga anche quelli che non sono mai stati troppo sensibili al tema della transizione ecologica, all’abbandono del fossile per ridurre le emissioni cosiddette climalteranti, a farci i conti.

Con la drammatica lievitazione delle tariffe e degli importi delle bolletta, i nodi sono venuti al pettine: con l’energia e con quello comporta in termini economici certo, ma anche sociali ed ambientali, si deve fare i conti.

E anche VITA ci ha provato, col numero che potete già acquistare QUI e che troverete presto in edicola.

Lo abbiamo fatto innanzitutto con un’inchiesta giornalistica che ci spiegasse a che punto siamo, mettendo in fila i numeri del nostro fabbisogno: da quali fonti proviene l’energia che consumiamo? Quanta dalle rinnovabili e quanti dal vecchio e complicato fossile – petrolio e gas. E quest’ultimo di quali Paesi stranieri ci rende dipendente, il che significa anche mettere in conto le altrui criticità (democraticità, rispetto dei diritti, rispetto dell’ambiente).

La crisi che c’è

Il primo capitolo che dà voce all’attivismo di Legambiente , Wwf, Alleanza per lo sviluppo sostenibile – Asvis, coi rispettivi responsabili-energia, Katiuscia Eroe, Mariagrazia Midulla e Antonio Federico. Da diverse angolazioni, segnalano che la crisi potrebbe essere un formidabile volano per le rinnovabili, inducendoci a schiacciare l’acceleratore – e farlo rapidamente – sulle energie non inquinanti. Un appello cui paiono non insensibili i grandi player della produzione energetica nazionale, sentiti da Nicola Varcasia, nelle figure che presidiano ai più alti vertici aziendali l’area della rinnovabili.

Come l’a.d. di Iren Energia, Giuseppe Bergesio, che conferma: «Investendo in rinnovabili “ricomponiamo” il trilemma, aumentando sicurezza ed equità attraverso fonti che assicurano sostenibilità». O come Alessandro Della Zoppa, a capo delle rinnovabili di Eni Plenitude, che ricorda come il gruppo stia puntando sulle nuove fonti: «La nostra produzione di energia rinnovabile», sottolinea, «moltiplicata per sette negli ultimi due anni», mentre Massimo Quaglini, ad di Edison Energia, ricorda le attività “educazionali” della società milanese verso i consumatori: «Accompagniamo i clienti nella riduzione dei consumi salvaguardando l’ambiente e contenendo le bollette». Introduce il tema delle comunità energetiche, il direttore di Enel Italia, Nicola Lanzetta: «Stiamo attuando progetti di comunità energetiche al Sud, dove è più alto il numero di famiglie in difficoltà».

D'altra parte, il sistema costruito sin qui, nella urgenza impressa dal contesto internazionale, mostra tutta la sua inefficacia e la sua inevitabile iniquità: lo attesta una serie di racconti in presa diretta dal fronte delle residenze per non autosufficienti, dalle associazioni e dagli enti che si occupano di accoglienza e disagio, dalle imprese sociali di grandi dimensioni che sono costrette a consumare molta eneergie. A pagare la bolletta più amara sono proprio i poveri e i più bisognosi.

La bolletta dei più poveri

Ci sono le voci di dirigenti, responsabili, gestori, raccolte da Antonietta Nembri e Veronica Rossi. Professionisti del sociale che guardano bollette già clamorosamente alle stelle seppure riferite ai ridotti consumi estivi e pensano con preoccupazione all’inverno, con la prospettiva di ridurre i servizi, mentre nelle istituzioni pubbliche non si parla, per adesso, di adeguare le rette.

Dirigenti come Franco Falorni , presidente di Fondazione Casa Cardinal Maffi, che opera in Toscana, nella residenzialità di anziani non autosufficienti: «L’anno scorso», racconta, «abbiamo speso 682.177 euro di gas ed energia elettrica, ma la stima per il 2022 è di arrivare a 1,4 milioni. A rimetterci non sono solo le finanze», aggiunge, «ma le persone: per sopravvivere stiamo intaccando la capacità di innovare e di curare bene i pazienti». Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, che gestisce l’Arsenale della Pace a Torino, luogo di accoglienza e dialogo per i più svantaggiati, gli fa eco: «Siamo in un momento che definirei terrificante: le persone che hanno bisogno di una mano sono il doppio, anche il triplo in alcuni luoghi, rispetto a prima. Ci raccontano che non ce la fanno più, che non riescono a far fronte a tutte le spese».

Un racconto che VITA aveva iniziato qualche giorno fa, sul portale, raccogliendo le voci dell'emergenza da Nord a Sud, soprattutto nel settore della residenze per anziani, la cui crisi minaccia di ripercuotersi drammaticamente sulle famiglie.

Le comunità: energia democratica

Nel racconto che prende forma – salvare le fasce più deboli ma salvare anche il clima, proprio nelle ore in cui se ne torna a parlare per COP 27 – in cui si innesta un nuovo modo di produrre e distribuire energie, solidale e democratico, quello delle Comunità energetiche.

Un intero capitolo, curato da Luca Cereda, fotografa lo stato dell’arte di queste realtà di recente istituzione e alle quali le Regioni stanno dedicando normative ad hoc.

Si tratta, come è noto, di associare cittadini, imprese, soggetti di Terzo settore, in comunità, spesso in cooperative, che usino fonti rinnovabili (da uno dei 1,35 milioni di impianti presenti in Italia o costruendoli ex novo), ottimizzandone la distribuzione energetica al proprio interno – magari risolvendo problemi di povertà energetica di soggetti deboli – e ripartendo i benefici derivanti dalla produzione.

Una strada appena iniziata: in Italia sono oggi solo 100 le comunità energetiche, contro le 7mila in Europa che associano 7 milioni di persone. VITA ne racconta nel dettaglio otto, da Nord a Sud: da Magliano (Cuneo) a Gubbio, da Bologna a Biccari (Fg), da Grezzana (Vr) e Berchidda (Ss), da San Giovanni a Teduccio (Na) a Ferla (Sr), che coinvolgono comuni, fondazioni, cooperative. «Per le famiglie», racconta Anna Riccardi, la presidente di Fondazione Famiglia di Maria che ha iniziato quella campana con Legambiente e Fondazione per il Sud, «accettare di far parte della comunità è stato quasi naturale, se tu offri delle vere opportunità le persone le colgono perché le capiscono: qui stiamo facendo una rivoluzione gentile». I pannelli producono 53kw per le prime famiglie del quartiere. «Quando l’energia verrà venduta alla rete nazionale porterà una rendita di 200 euro l’anno a famiglia, ovvero il risparmio di due bollette, in aggiunta allo sconto del 20% che già viene applicato sulle utenze di chi ha aderito alla comunità energetica», aggiunge.

Dei problemi, delle difficoltà burocratiche che ancora permangono ma anche delle grandi potenzialità che da questo modello emergono, parlano gli economisti Leonardo Becchetti e Jacopo Sforzi, e l’esperto Gianni Girotto, mentre un intervento di Niccolò Gennaro, direttore Csv di Padova e Rovigo, e di Matteo Mascia AsVeSS (rete veneta di ASviS), ricorda come il Terzo settore sia idealmente chiamato a far sì che la comunità energetica non diventi un luogo di profit spinto, tradendo lo spirito con cui è nata: «per farlo», scrivono, «servano soggetti abilitanti, interconnessi con le comunità locali e in grado di interloquire con la pubblica amministrazione e i potenziali soggetti finanziatori».

E ora cominciamo noi

La crisi però interpella anche ogni cittadino, come ricorda il fondatore di SloW Food, Carlo Petrini, in un intervento che introduce la terza parte del bookzine dedicato all’energia. «È dunque il tempo», scrive, «di farsi promotori di un vero cambio di paradigma mosso dal basso, adottando comportamenti virtuosi che, se condivisi da milioni di persone, possono non solo smuovere i politici a prendere decisioni tangibili».

Il suo testo funziona quasi da esergo a un interessante capitolo curato da Sara De Carli e Sabina Pignataro, che hanno catalogato una serie di comportamenti virtuosi che ognuno di noi può assumere, nella vita di tutti i giorni e fra le mura domestiche. Un baedeker del buon utilizzatore di energia, diretto e indiretto, ossia una guida a scelte che possono determinare risparmio da subito – come la opzione della doccia in luogo del bagno in vasca – o che possono farlo in maniera mediata, come orientare i consumi alimentari lontano dalla carne prodotta negli allevamenti intensivi, notoriamente energivori.

Cibo sano, filiere corte, coltivazioni e allevamenti a basso utilizzo di energia, mobilità sostenibile: piccole rivoluzioni quotidiane che possono fare la differenza. Intanto cominciamo da lì.


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