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10 milioni per i bambini che hanno un genitore in carcere

Il nuovo bando di Con i Bambini punta a sostenere progetti a favore dei figli minorenni di persone detenute: sono 56mila. «Vogliamo contribuire a evitare che siano i bambini a pagare un prezzo inaccettabile per le condizioni dei genitori detenuti e offrire a questi ultimi la possibilità di esercitare bene la loro funzione anche da detenuti», dice il presidente Rossi-Doria. Scadenza il 10 febbraio

di Sara De Carli

In Italia ci sono circa 56mila minorenni con un genitore detenuto: è una stima che si basa dui dati del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) che conta 54.134 detenuti, di cui 24.908 genitori. Ogni anno quindi decine di migliaia di bambini e ragzzi entrano in un istituto penitenziario per fare visita a un familiare detenuto: per esattezza, nel 2021 in Italia si sono svolti 280.675 colloqui tra detenuti e almeno un familiare minorenne.

“Liberi di crescere” si rivolge a loro: il nuovo bando di Con i Bambini promosso nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile punta infatti a sostenere progetti a favore dei figli minorenni di persone detenute, mettendo a disposizione complessivamente 10 milioni di euro. Con i Bambini si propone di promuovere processi di crescita e di integrazione sociale dei minorenni figli di detenuti e di garantire la continuità del legame affettivo con i genitori, arginando gli effetti negativi prodotti dalla separazione all’interno del contesto familiare. «Vi sono almeno due diritti fondamentali che vanno assolutamente tutelati e garantiti: quelli dei bambini e delle bambine ad avere una crescita sana e ad avere un normale rapporto con i propri genitori, e quello delle persone detenute che, nonostante lo stato di detenzione, devono poter svolgere la loro funzione genitoriale», sottolinea Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini. «Con questo bando vogliamo contribuire a evitare che siano i bambini a pagare un prezzo inaccettabile per le condizioni dei genitori detenuti, a offrire a questi ultimi la possibilità di esercitare bene la loro funzione anche da detenuti, a dire a tutta la società che la pena deve essere occasione di cambiamento positivo».

Il partenariato deve essere composto da almeno tre organizzazioni, con un ente di terzo settore in qualità di responsabile. I partner possono appartenere, oltre che al mondo del terzo settore e della scuola, anche a quello delle istituzioni, dei sistemi regionali di istruzione e formazione professionale, dell’università, della ricerca e al mondo delle imprese. Salvo nel caso la proposta preveda l’avvio di una nuova casa famiglia protetta, il partenariato deve includere l’istituto penitenziario con il quale si collaborerà per l’individuazione dei beneficiari e l’implementazione delle attività progettuali. Le proposte di progetto devono essere presentate entro il 10 febbraio 2023.


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