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Anziani, le vibrazioni ad aria, nuova frontiera riabilitativa

All’Istituto San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Genzano per la riabilitazione dei pazienti anziani si sta utilizzando un nuovo strumento che, nato per la medicina sportiva, ha trovato una sua applicazione anche in tutta una serie di casi in cui è necessario mantenere o recuperare il tono muscolare per migliorare la qualità della vita delle persone. A donare questa nuova tecnologia all’avanguardia l’associazione con i Fatebenefratelli per i malati lontani - Afmal

di Antonietta Nembri

Le vibrazioni ad aria sono protagoniste di un nuovo strumento all’avanguardia che da pochi mesi è in dotazione all’Istituto San Giovanni di Dio di Genzano (Rm). A favorire la presenza di questo macchinario nella struttura dei Fatebenfratelli è stata l’Associazione con i Fatebenefratelli per i Malati LontaniAfmal che ha voluto donare questa nuova tecnologia sostenendone l’acquisto. «È un onore per noi poter essere tra i primi, come struttura ospedaliera, a poter utilizzare questo strumento che ha una ricaduta importante per i nostri pazienti», osserva il dottor Alessandro Pagliaccia, medico dello sport e responsabile scientifico del convegno Ecm che sabato 12 a Genzano affronterà le “Nuove frontiere nel campo della riabilitazione: le vibrazioni ad aria funzionali”.

«Questa macchina è nata per lo sport» spiega Pagliaccia (nella foto) «in principio si pensava agisse solo sull’apparato muscolo-scheletrico, ma una volta vista la sua azione sul sistema nervoso centrale e periferico si è aperto un mondo». Un mondo fatto di pazienti anziani, persone con Parkinson, Sm e Sla in funzione preventiva e di recupero dopo infortuni o interventi chirurgici. «L’utilizzo di questa macchina non è invasivo, non ha campi elettromagnetici per cui si può utilizzare anche con pazienti oncologici o con pacemaker» illustra il medico.

Ma come funziona? «La macchina eroga aria a diverse frequenze e intensità attraverso dei trasduttori. La frequenza cambia a seconda delle aree del corpo che si intende trattare. Così facendo si stimolano i recettori sulla cute e più profondamente quelli neuromuscolari», spiega Pagliaccia che semplificando aggiunge «il meccanismo tra recettori e cervello fa sì che lo stimolo a livello cerebrale venga elaborato e va a modulare un’area importante sia per bloccare il dolore sia per l’attivazione muscolare». Il risultato finale è che «a seconda della frequenza si va ad aumentare o ridurre il tono muscolare in una determinata pare del corpo».

Migliorare e mantenere il tono muscolare nei pazienti anziani è importante «sia per quelli allettati sia per le persone con Alzheimer che non sono più collaborative. Ma lo strumento sta dimostrando la sua validità in tanti altri casi» continua Pagliaccia che spiega anche come in casi di Sm e Sla, in cui «la malattia neurodegenerativa causa un impoverimento del tessuto muscolare, la stimolazione dei recettori fa sì che il cervello attivi una buona risposta perché attraverso la neurotrasmissione retrograda il messaggio viene captato e rimandato alle fibre afferenti e questo migliora la tonicità».
Una delle conseguenze positive nei pazienti geriatrici è l’aumento della resistenza fisica avendo così anche una funzione preventiva «aiuta a prevenire la frattura del femore e ad evitare le cadute. Migliora anche la gestione dell’attività muscolare e la coordinazione del muscolo».

E l’obiettivo è sempre uno: migliorare la qualità della vita delle persone anziane più fragili.

In apertura photo by Eduardo Barrios on Unsplash