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Economia & Impresa sociale 

Milano: nasce una Commissione speciale per l’economia civile e lo sviluppo del Terzo settore

Ci scrive il consigliere comunale del Partito Democratico Valerio Pedroni, primo firmatario della delibera istitutiva approvata a Palazzo Marino: "Il provvedimento è stato votato positivamente da maggioranza ed opposizione, che hanno voluto esprimere un’unità di intenti su una visione politica che oggi non è velleitaria, ma necessaria"

di Valerio Pedroni

Il Consiglio comunale di Milano di questa settimana ha approvato una delibera di cui sono il primo firmatario per l’istituzione di una commissione speciale per l’economia civile e lo sviluppo del Terzo settore. La delibera è stata votata positivamente da maggioranza ed opposizione, che hanno voluto esprimere un’unità di intenti su una visione politica che oggi non è velleitaria, ma necessaria.

Milano è la finestra sull’Europa e porta dentro di sé tutte le contraddizioni delle capitali europee: sta diventando sempre più bella, funzionale, smart e attenta all’ambiente, ma dall’altra parte con un’economia sempre più competitiva, tesa alla massimizzazione del profitto, che però gentrifica i territori e porta all’esplosione delle diseguaglianze. Non solo: le diseguaglianze diventano endemiche, ovvero intrinseche a questo stesso modello di sviluppo. A Milano però un altro modello economico sta crescendo, appunto quello dell’economia civile. Quel modello che VITA racconta ormai da molto tempo e non a caso le storie che vengono portate all’attenzione del lettore, si svolgono proprio a Milano. Non parliamo di un modello prevalente e maggioritario. Sono rivoli, che stanno provando sempre di più a connettersi tra di loro, fiumi che non creano ancora un lago, ma che si sono irrobustiti negli anni ed ora hanno bisogno di trovare una casa politica e istituzionale, che li aiuti a crescere.

E noi cosa ci mettiamo dentro, in questa idea di economia civile? Certamente l’economia prodotta dal Terzo settore. Ma non solo. Imprese sociali che si stanno misurando con il mercato vincendo la sfida; che hanno ristrutturato beni demaniali e confiscati alle mafie in cui far fiorire attività manifatturiere, artigianali e commerciali; che danno così lavoro alle persone più fragili, non solo dentro le categorie protette valorizzando la resilienza delle persone che arrivano da storie difficilissime. Cooperative che lavorano nelle carceri, imprese sociali che stanno muovendosi nel mercato digitale, enti del Terzo settore che gestiscono beni culturali e artistici, ridando loro un antico splendore. Ma anche dispositivi ibridi di cohousing (anche comunità di famiglie) che producono un’economia domestica di condivisione in grado di costruire valore sociale per un intero quartiere. E poi il mondo delle fondazione bancarie, di impresa e, meglio ancora, di comunità, che oggi stanno costruendo fondi solidali per sostenere iniziative di riqualificazione sociale, culturale e ambientale.

Placemaker, che stanno cambiando spazi urbani e peri-urbani, rigenerando comunità e pezzi di città. Ma anche la community economy, in cui la “comunità” non è uno strumento di marketing, ma un vero e proprio asset strategico. E molto altro ancora, che mi porterebbe a sforare le 3000 battute assegnate.

Il codice del Terzo Settore spinge in questa direzione e l’action plan europeo sulla social economy presentato a dicembre dalla commissione europea, prevede tempi e risorse perché questo vettore economico possa fare un vero salto di quantità e qualità. Per questo Milano dovrà essere pronta per raccogliere la sfida.

Questa commissione dovrà anche avere la capacità “politica” di costruire una nuova narrazione dello sviluppo della città, portando all’attenzione tutte queste esperienze, richiamando alla necessità di una governance pubblica e potendo ascoltare la voce dei grandi economisti, intellettuali e pensatori che oggi stanno ridando forza ad un concetto nuovo ed antico come quello di economia civile. Cito tra i tanti: Stefano Zamagni, Luigino Bruni, Leonardo Becchetti ed Elena Granata. Autori non a caso, molto cari anche a Vita.

E’ un passo, speriamo il primo, di un nuovo lungo viaggio.


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