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La rivoluzione della speranza per una pace vera

Con una lettera di papa Francesco e il messaggio del presidente della Cei monsignor Zuppi si sono aperti ufficialmente i lavori del 42° convegno nazionale del Movimento per la Vita Italiana che hanno raccolta la testimonianza di Nadia Gordynsky di Safe a Life International Ucraina, di Paolo Ramonda (associazione Papa Giovanni XXIII) ed Emiliano Abramo Sant’Egidio Catania

di Antonietta Nembri

Oltre 400 iscritti all’annuale convegno del Movimento per la Vita italiano sono da ieri a Isola delle Femmine (Palermo). Sono volontari del Mpvi, dei Centri di Aiuto alla vita italiani, ma anche di diverse associazioni internazionali presenti per il contemporaneo forum europeo “One of Us”. Ad aprire la serata inuagurale dopo un pomeriggio di workshop, la presidente nazionale Marina Casini che ha posto l’accento sulla gioia per testimoniare il valore della vita. «La vita unisce e il titolo della nostra riunione di quest’anno “Costruttori di speranza. Per un futuro di pace, difendiamo la vita” è davvero meraviglioso», ha osservato aggiungendo «La pace vera non è una tregua, ma l’amore per ogni vita, è qualcosa di attivo… vogliamo fare la rivoluzione della speranza».

La presidente ha poi letto i messaggi arrivati dal papa e dal presidente della Cei: «Saluti che ci responsabilizzano», ha chiosato. “Auspico che i lavori congressuali suscitino un rinnovato impegno per la diffusione della cultura della vita e l'accoglienza di tale incommensurabile dono divino in tutta la sua affascinante ricchezza”, si legge nel messaggio invita direttamente da papa Francesco alla presidente Casini.
Il cardinale Matteo Zuppi nel suo messaggio ha scritto: «Il tema della pace è al centro di questo vostro convegno insieme a quello della speranza (da costruire) e della vita (da tutelare). Pace, speranza e vita sono come tre inseparabili sorelle. Solo se stanno insieme inscindibilmente è possibile il dischiudersi di un futuro di fratellanza tra tutti i popoli della terra. Il fondamento, la radice, della pace non è infatti l’assenza di guerra, ma il rispetto della vita di ogni essere umano e di qui la speranza in un avvenire di fratellanza». Il presidente della Cei ha poi aggiunto: «L’immagine che porto nel cuore è di quella donna che stava per partorire trasportata in barella in uno scenario infernale fuori dall’ospedale di Maryupol che era stato appena bombardato dalle truppe russe. Morirono sia lei che il bambino. Ecco la guerra. Questi mesi sono davvero di “crisi”. Ci troviamo dentro un’Apocalisse. Come sappiamo in questa siamo chiamati ad alzare lo sguardo. Il cristiano è un uomo di speranza e nella tempesta è chiamato a mostrare la forza della sua fede».
Altri saluti in diretta sono quelli di don Riccardo Mensuali, che ha portato i saluti di Mons. Paglia, presidente della Pontificia Accademia della Vita, di Jor-el Godsay, presidente di Heartbeat International e di Jaime Ortega, di One of Us, riuniti nel 6° Forum Europeo.

La serata è poi proseguita con la tavola rotonda “Pace nel grembo e pace nel mondo” che si è aperta con la testimonianza di Nadia Gordynsky, di Safe a Life International. Ucraina, per la prima volta in Italia che ha aperto il suo intervento donando una bandiera ucraina a Marina Casini e ringraziando i volontari per gli aiuti materiali inviati dal Mpvi in questi mesi di conflitto in Ucraina. «Se la vita è importante perché è sotto le macerie?» si è chiesta per poi raccontare quanto vissuto in questi mesi di guerra durante i quali i centri dell’associazione si sono trasformati in rifugi, ha raccontato l’odissea di una donna fuggita da Mariupol incinta e con i tre figli piccoli che ora è rifugiata in Polonia. Ha chiuso il suo intervento mostrando la casa di amici a Kijv bombardata e ha invitato a concentrarsi sui delicati fiori viola che crescevano sulle macerie «crescono dalla cenere, la vita sopravvive perché è il respiro di Dio». In collegamento online sono poi intervenuti Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio di Palermo che ha collegato il titolo del convegno al recente sbarco di profughi a Catania dove ha incontrato una donna con una bambina di 11 mesi cui aveva messo note Future. Si è idealmente collegato agli interventi precedenti il presidente dell’associazione papa Giovanni XXIII Paolo Ramonda, in video collegamento che ha ricordato l’Operazione Colomba in Ucraina «con i nostri giovani che stanno costruendo pezzi di pace, non solo in Ucraina perché sono da decenni in terre di conflitto, in Colombia, Palestina… A Ginevra noi proponiamo il ministero della Pace», ha poi detto, ricordando don Oreste Benzi e la sua opera in difesa della vita nascente «la pace nasce dal grembo materno. Noi siamo la voce di chi non ha voce».

Alla tavola rotonda è intervenuto anche Giuseppe Anzani, vicepresidente del Mpvi che ha ricordato come tutta l’azione di chi difende la vita nascente non è la «difesa di una dottrina, ma di un essere vivo». Tutto è legato: la difesa della vita e la pace, Anzani ha invitato a riflettere su tre foto emblematiche: quelle di un bambino con le mani alzate davanti a un SS durante la seconda guerra mondiale; la bambina che fuggiva dal bombardamento al napalm della guerra del Vietnam e quella del piccolo Aylan «sono gli aborti del mare» ha osservato facendo riferimento al dramma delle migrazioni via mare. Ha poi continuato: «l'embrione non è una vita in speranza, ma la speranza della vita. La sua distruzione richiede non riconoscerne il volto umano, come accadde in ogni guerra, in ogni negazione dell’umanità. Se non riusciamo ad amare quello che vediamo, come possiamo amare quello che nemmeno vediamo? Il problema si riproduce ogni volta che una vita non raccoglie più dallo sguardo di chi la contempla la venerazione di ciò che è sacro. La guerra è la maternità straziata prima ancora del massacro dei giovani, così è anche dell’aborto. La speranza della vita è nelle mani delle donne, nella gioia della maternità», ha concluso.

Nelle immagini alcuni momenti dell'inaugurazione del convegno – foto da ufficio stampa