Attivismo civico & Terzo settore

L’infanzia ha il suono dei pennarelli picchiettati sul tamburo

«Il tempo dell’infanzia dovrebbe avere il sapore di un’altalena, il suono dei pennarelli picchiettati su un tamburo di cartone, il colore dei calzini», dice Elisabetta Garilli, pianista e compositrice che ha incontrato più di 10mila alunni, trasformando una classe in orchestra. «Suonare insieme è fondamentale, rinnovare la scuola con il fare musica d’insieme aiuterebbe a intenderla realmente come vera comunità. Quello invece che colgo riguardo all’infanzia oggi sono i fiumi di parole degli adulti, che non stanno con i bambini ma parlano di loro»

di Sabina Pignataro

«Il tempo dell’infanzia dovrebbe avere il sapore di un’altalena, il suono dei pennarelli picchiettati su un tamburo, il colore dei calzini». A parlare è Elisabetta Garilli, pianista e compositrice, esperta di didattica musicale. Con il suo progetto, “Disegnare Musica” in vent'anni ha incontrato più di 10mila bambini della materna e delle elementari, portando l’insegnamento della musica nelle loro scuole, in orario scolastico. «Desidero far parte di un progetto più grande, per la delineazione di una società educante che si interroga e non si stanca di mettersi in discussione per migliorare la propria risposta a un imperante impoverimento culturale». Per questo, racconta nel libro “La classe è un’Orchestra” (Erickson), «il mio impegno quotidiano è quello di provare a far sì che la Musica venga vissuta come un Diritto».

«Quando si suona tutti insieme con una scatola tamburo – racconta – tutto diviene unico, si suona davvero, perché il ritmo trasporta tutti in quello spazio potenzialmente infinito e non esistono barriere: tutti siamo insieme esprimendoci in un io che diventa un noi. Esiste ancora la bellezza di trasformare una scatola in un tamburo, esiste ancora la bellezza di suonare con matite e pennarelli e di poter creare una vera orchestra, fatta di umori, voci, timbri, ritmi, melodie espresse e inespresse, fatta di strumenti con caratteristiche diverse, che vanno a completarsi l’uno con l’altro. Suonare insieme è fondamentale, rinnovare la scuola con il fare Musica d’Insieme aiuterebbe a intenderla realmente come vera comunità».

Le piace, in classe o in sezione, domandare ai bambini di che colore sono le calze che indossano: «improvvisamente per rispondere tutti guardano i loro piedi, e osserviamo insieme queste calzette con una tale meraviglia che i pallini, i colori, le strisce diventano Musica».

Esiste ancora la bellezza di trasformare una scatola in un tamburo, esiste ancora la bellezza di suonare con matite e pennarelli e di poter creare una vera orchestra fatta di umori, voci, timbri, ritmi, melodie espresse e inespresse, fatta di strumenti con caratteristiche diverse, che vanno a completarsi l’uno con l’altro. Suonare insieme è fondamentale, rinnovare la scuola con il fare Musica d’Insieme aiuterebbe a intenderla realmente come vera comunità

Elisabetta Garilli, pianista e compositrice

«Credo che ogni bambino e bambina dovrebbe avere la possibilità di incontrare e studiare la Musica, perché questa può aiutare l’espressione di un sé nascente e può portare un vero dialogo interculturale, oltre qualsiasi confine e barriera fisica e mentale», dice Garilli, che vede nella Musica «un elemento indispensabile nella formazione umana, un bene irrinunciabile per la costruzione dei pensieri, di parole per i sentimenti nascosti e per le emozioni taciute, per la individuazione di porte aperte ai pensieri nascenti». Come scrive Chandra Candiani ne “Il Silenzio è cosa viva”, «basta stare nel piccolo e col piccolo, perché il grande si rivela da sè quando siamo attenti. E il percorso della comprensione passa lieve per tutta la nostra vita».

All’inizio fanno fatica, forse perché non lo conoscono, non sono abituati ad ascoltare il suono della pioggia che picchietta sui vetri, una foglia che volteggia nell'aria, il dialogo degli uccellini che li accompagna nei gesti quotidiani. Eppure appena imparano a utilizzarlo, ai bambini il silenzio piace,

Elisabetta Garilli

Il ruolo del silenzio

E a proposito di silenzio, Elisabetta Garilli sottolinea come i bambini abbiano bisogno di musica, sì, ma anche di tornare ad incontrare il silenzio. «Basterebbe soffermarsi a osservare i loro occhi per un momento, per capire come anche i loro silenzi siano espressione di presenza. Certo, all’inizio fanno fatica, forse perché non lo conoscono, non sono abituati ad ascoltare il suono della pioggia che picchietta sui vetri, una foglia che volteggia nell' aria, il silenzio che la neve crea attorno a noi, il dialogo degli uccellini che li accompagna nei gesti quotidiani. Eppure appena imparano a utilizzarlo, a loro il silenzio piace, lo ricercano quando sentono di averne bisogno o semplicemente voglia».

In una scuola primaria di Gressoney-La-Trinité i bambini sono liberi di alzare la mano e chiedere di allontanarsi per fare silenzio, con la stessa facilità con cui chiedono: “Maestra, posso andare ai servizi?”. Qui, infatti, da cinque anni, la pratica del silenzio, come strumento di formazione e di didattica, è parte del programma. «Il senso di pace e leggerezza che sperimentano li predispone a entrare in maggiore sintonia con i compagni: imparano ad accordare l’andatura, a stare insieme senza pungolarsi» spiega Giuseppe Barbiero, docente all’Università della Valle d’Aosta e direttore del Laboratorio di Ecologia Affettiva (una branca dell’ecologia che studia le relazioni cognitive ed emotive tra gli esseri umani ed il mondo vivente).

«La Musica – sostiene Garilli – rafforza questa comunità di bambini e bambine, una società nella società, con regole di integrazione, accresce la conoscenza e l’uso di una pluralità di linguaggi, linguaggi diversi, che emergono anche dai silenzi che si fanno suono e poi parola, sguardo, dono».

Quello invece che colgo riguardo all’infanzia oggi sono i fiumi di parole degli adulti, che non stanno con i bambini ma parlano di loro

Elisabetta Garilli

Tanti adulti parlando di bambini ma non stanno con loro

Eppure i bambini di oggi sembrano così lontani da certe pratiche. «Quello invece che colgo riguardo all’infanzia in questo momento sono i fiumi di parole degli adulti, che non stanno con i bambini ma parlano di loro», osserva Garilli. «I bambini e le bambine hanno calendari pieni di appuntamenti di cose da fare, in cui tutto è programmato, detto, scritto. I bambini e le bambine passano gran parte della giornata a “produrre” qualcosa per…». Molto spesso, prosegue, «il desiderio che i bambini hanno di sporcarsi, di giocare, è interrotto dalle azioni degli adulti. Meglio un tablet appoggiato su una panchina. Eppure, nonostante tutto, i bambini insistono ad essere bambini. E rimangono tali solo nel momento in cui l’intervento dell’adulto rimane nella dimensione dell’amore, della presenza con rispetto».

Ma il tempo che occorre per mettere a tacere e lasciare cadere tutto quello che di "inquinante" portano con loro è sempre più lungo. «I loro corpi necessitano di difesa e progressivo rallentamento da un ritmo innaturale, indotto da stimoli e impulsi frenetici. Quando si crea insieme, questo emerge in maniera preponderante: per creare bisogna far spazio dentro di sé».

«La Musica educa e accompagna l’espressione dei bambini nella loro crescita quotidiana – conclude la pianista – li aiuta a superare ostacoli, a far emergere le emozioni, conduce le parole fin dal loro nascere, accompagna i loro passi, li aiuta ad avere un ruolo nel gruppo, include, ha ruolo di ponte interculturale, valorizza. E quando le difficoltà emergono, la Musica le alleggerisce; integra e abbraccia tutti e tutte accompagna l’espressione dei talenti. La Musica prende per mano i bambini, e allora nascono personaggi inventati davvero, risate rigeneranti, musiche che sanno di meraviglia, si affrontano i drammi e le litigate in quel normale cammino dove il corpo ha contatto con la terra e può osservare il cielo».

Foto in apertura,


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