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Famiglia & Minori

Un’altra adolescente suicida. È emergenza

Le cronache ripropongono un'altra storia di una giovanissima che si toglie la vita. Negli ultimi mesi avevamo pubblicato rapporti che confermavano il drammatico aumento dei casi e intervistato clinici che si occupano di prevenzione. Il sintomo tragico di una patologia in atto. Un'emergenza nazionale che la politica deve mettere urgentemente in agenda

di Giampaolo Cerri

Un'altra storia drammatica di suicidio che arriva alle cronache: riguarda una 13enne di Monopoli, in Puglia.

Non importa il nome di questa ragazzina, non importano i dettagli, spesso morbosi, che accompagnano questo notizie. Interessa semmai che questo nuovo dramma – prodottosi nel cuore stesso della Giornata mondiale dell'infanzia e dell'adolescenza, che cadeva ieri – sia la spia della sofferenza di un'intera generazione, il sintomo tragico di una patologia in atto, e sulla quale forse non ci interroghiamo a sufficienza.

Nell'ottobre scorso, scrivendo della Giornata Mondiale della Salute mentale, ne avevamo dato conto. Raccontando come il suicidio fosse ormai la quarta causa di morte fra i giovani fra i 15 e i 19 anni, anche con un focus che riguardava il Centro Antiveleni dell'IRCCS Maugeri Pavia, riferimento nazionale per la gran parte dei pronto soccorso italiani, che forniva anche i drammatici numeri dei tentativi utilizzando i farmaci.

A settembre, avevamo intervistato chi si occupa di prevenzione, come lo psichiatra Gino Maglio dell'Ospedale Bambin Gesù di Roma, nosocomio che ha attivato il numero di aiuto, la linea "Lucy”, (risponde allo 06.6859.2265). Un'intervista in cui la nostra Sabina Pignataro citava anche il lavoro e l'impegno, dal 2019, di Rocchina Stoppelli, la mamma di G., morta suicida a 16 anni, che ha deciso di fondare un’associazione in ricordo della figlia. Si chiama «La Tazza Blu» e si occupa di prevenzione del suicidio con progetti per i giovani e le scuole, grazie anche al supporto di psicologi specializzati.

Un dramma che interpella tutti noi adulti, noi insegnanti, noi medici, noi educatori. E noi politici, ovviamente. Anzi, i politici più di tutti.


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