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Saraceno: «La destra sociale si occupava di periferie, Meloni dei ceti medio-alti»

La sociologa, esperta di povertà, che aveva guidato il Comitato scientifico di valutazione del reddito di cittadinanza per il Governo Draghi, analizza la Manovra dell'esecutivo. Le scelte su quota 103 e flat tax documentano la virata della destra verso le classi più agiate. «Bene che sul reddito abbia preso tempo», spiega, «si renderà conto che la Commissione europea va in un'altra direzione»

di Giampaolo Cerri


«Meno male che si sono presi un po’ di tempo»: Chiara Saraceno, sociologia, grande esperta di povertà, già presidente del Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza nel Governo Draghi, commenta così i passaggi di presentazione della manovra da parte di Giorgia Meloni, oggi a Palazzo Chigi .

In che senso, si sono presi tempo, professoressa?

Nel senso che all'inizio sembrava che volessero tagliarlo di brutto, subito, adesso ora hanno introdotto gradualità. Meglio, avrebbero fatto un danno sia ai percettori, sia a se stessi.

Ossia, lei dice che potrebbero ripensarci?

Dico che questo tempo consentirà anche al Governo di valutare meglio le cose. Ciò detto…

Ciò detto?

Ciò detto hanno un approccio, a mio parere, ingiustamente moralistico e punitivo nei confronti dei cosiddetti occupabili, per cui sembra, insomma, che non si occupino solo perché non hanno voglia di cercarne loro o di accettare un lavoro. Ma questo ormai fa parte della vulgata, ahimè troppo diffusa in Italia da tanto tempo. E non soltanto a destra.

Spieghiamo perché…

È proprio sbagliato, moralmente e anche praticamente. Perché distinguere tra occupabili e non occupabili per aver diritto al sostegno, dà per scontato che, se uno è occupabile, e immediatamente si mette sul mercato, trovi un lavoro. Basta che uno si metta sul mercato e troverà un lavoro anche con un reddito sufficiente a mantenere sé e la propria famiglia.

Le cose non vanno così…

Non vanno così neppure per persone molto più qualificate della maggioranza dei percettori del reddito di cittadinanza e a cui serve il tempo per collocarsi. E che, nel frattempo, devono anche continuare a pagare l'affitto, la luce, il gas o mantenere i figli. È proprio sbagliato. Non solo, ma persino l'Ocse anni fa…

Che cosa aveva detto?

Aveva scritto che solo un sostegno al reddito «tempestivo e adeguato» consente alla persona caduta in povertà di non sprecare il proprio capitale umano, alla ricerca affannosa di lavori e lavoretti, di mettere insieme pezzetti di reddito, ma di riqualificarsi, se necessario, e cercare un lavoro adeguato, se possibile. Aggiungo che l’idea che presiede a questo provvedimento è anche in contrasto con la proposta di raccomandazione della Commissione europea sul reddito di garanzia per i poveri.

Quella del settembre scorso…

Sì e che dovrebbe andare in discussione al Consiglio europeo nei prossimi mesi. Ed è chiarissimo quello che si vi dice.

Ricordiamolo.

Che chi è povero deve aver diritto a un sostegno al reddito che gli garantisca una vita «decente», questa la parola usata. E poi si aggiungeva che, se è in grado di lavorare, allora avrà il diritto, oltre che dovere, di ricevere sostegni tramite politiche attive del lavoro, personalizzati adeguati – non un lavoro qualsiasi, un reddito qualsiasi – al fine di trovare un lavoro «buono». Di nuovo, si scrive così. È chiarissimo, nella proposta della Commissione, che non è la distinzione tra occupabile e non occupabili a dover riguardare le misure aggiuntive al sostegno al reddito. Il Governo sta andando nella direzione opposta, purtroppo applauditi anche da qualcuno che dice di non essere di destra. Ma questa è un’altra storia.

Lei poco fa valutava positivamente la diluizione dei tempi. Appaiono però più severe le condizioni: decadenza al primo rifiuto di un’offerta di lavoro.

Dovrebbe trattarsi di un lavoro «congruo». E credo che tutta la discussione sarà appunto sulla congruità. Anche perché, come abbiamo scritto anche nel Comitato che ho presieduto, nel caso di molti di questi occupabili, il concetto di congruità è vaghissimo.

Perché?

Perché non hanno esperienze lavorative alle spalle o le hanno molto lontane, per esempio. Si parla di un lavoro a 80 chilometri da casa. Se uno abita in un luogo dove non ci sono i trasporti, per esempio, o ha dei figli che magari vanno alle scuole elementari, come fa ad andare a 80 chilometri? Sembrano persone che non hanno idea di come è fatto il mondo. Sostanzialmente, letteralmente.

Ma queste offerte di lavoro, poi, ci sono?

Il problema è che non ci sono, e temo che tanti imprenditori abbiano preso la scusa del reddito di cittadinanza, per dire che non trovano lavoratori. Perché la legge già prevedeva la decadenza in caso di reiterati rifiuti. Il problema è che evidentemente le offerte di lavoro sono troppo basse…

I numeri cosa dicono?

I numeri dicono che l’importo medio degli assegni mensili – a famiglia e non a persona – sia di 550 euro. Come faccia a essere competitivo con qualsiasi lavoro non so. O vorremo sostenere che ci sono dei redditi da lavoro regolare veramente bassissimi?

Sull’assegno unico mi pare un po’ meglio, giusto?

Un colpo al cerchio e alla botte. Certamente questa non è una misura «attenta alle diseguaglianze», come mi pare che la presidente Meloni abbia detto in conferenza stampa.

Perché?

Perché, in realtà, è una misura che appunto considera i poveri come nulla facenti, che non meritano circa nulla. E conseguenze anche sulle loro famiglie, perché se in una famiglia viene un reddito, la quota di reddito di tutto il nucleo si abbassa. Sarà tutta la famiglia che dovrà stringere la cinghia, per poter soddisfare anche i suoi bisogni. Si parla tanto di famiglia, ma poi dopo non si vedono questi dettagli.

C’è però l’aumento dell’assegno.

Che sembrerebbe andare nella direzione di un maggiore sostegno dei figli, anche se non mi è chiaro perché solo per il primo anno o per le famiglie con tre o più figli. Se vogliamo incentivare le nascite da zero – e questa era una critica che si faceva già alla legge sull'assegno unico – bisognava sostenere il secondo figlio, perché se i terzi sono rarissimi. Se vogliamo incentivare le nascite, dovremmo partire dal secondo.

Meglio che niente, si potrebbe direbbe.

Meglio che niente, sì, il congedo parentale, allungato di un mese, pagato all’80%, da usare entro i primi sei mesi. Mi turba un po’ che abbia detto «per le mamme»…

…ora che abbiamo fatto la fatica di aggiungere anche i padri.

Appunto. Che si dicesse almeno che è per genitori. Anche perché il problema, lo sappiamo, è quello di incoraggiare i padri a prenderne un po’ di più di congedo, no? E andare nella direzione di un maggiore riequilibrio nella cura dei figli, fra padri e madri. Così è un po’ ideologico.

Come appare, appare un po’ ideologico stornare risorse dal reddito di cittadinanza per mandare in pensione prima dei lavoratori, quindi persone già garantite. Mi riferisco a quota 103.

Che riguarderà prevalentemente maschi con buon reddito, come è già successo con quota 100, una misura iniqua quella, soprattutto se poi confrontata con Opzione donna, che impone di pagare tantissimo, in termini di perdita di risorse: pensione ridotta e se hanno avuti figli. L'opzione 103 vale soprattutto per gli uomini, lo sappiamo perché lo sappiamo empiricamente. E trovo anche grave…

Che cosa?

Che sia stato argomentato di voler ridurre Reddito di cittadinanza non solo perché è un «metadone di Stato» e tutte le altre cose orrende dette e ripetute, ma perché c'era bisogno di far cassa, perché c'era bisogno di pagare, appunto, questa cosina delle pensioni, e di finanziare l'innalzamento del tetto per la flat tax. Insomma, tutte cose che non vanno nella direzione dei gruppi meno privilegiati, anzi la flat tax va anche nel senso dell’evasione fiscale, diciamolo. Perché la tassa piatta aveva un senso per i piccolissimi lavoratori autonomi, toglieva loro un sacco di pastoie burocratiche, semplificava la gestione, ma già molti osservatori dicevano che il tetto attuale era un incentivo all'evasione, perché, per stare sotto quel tetto, si faceva il resto in nero. No, questa non la chiamerei equità sociale, soprattutto, lasciando perdere l’aggettivo «equo», parlerei di poca razionalità. E soprattutto…

Soprattutto?

Soprattutto data la gravità della situazione nel nostro Paese. Perché le forze di maggioranza da qualche parte, in qualche loro documento, l'hanno pure scritto che i primi tre mesi dell'anno prossimo saranno forse i peggiori. Ecco, se allora saranno i peggiori, si comincia a stringere proprio su quelli che saranno più colpiti?

Professoressa, c'è stato un discorso di insediamento, in cui Meloni aveva detto un po’ di cose, in ambito sociale. Ora c'è la concretezza di uno schema di legge. C’è materia per dire quale sia il segno delle politiche sociale di questo Governo?

Per dire che non c'è neanche un po’ di destra sociale..

Avrebbe garantito un po’ di equità, lei dice?

Almeno quella era più attenta alle periferie …

Ora invece?

Avendo avuto tanto successo, mi pare si voglia occupare soprattutto dei ceti medi, o meglio, di una certa frazione di essi, quella più alta, come appunto la flat tax indica.

Troviamo un punto positivo, professoressa?

Forse l'unica cosa un po’ positiva è il fatto che il cuneo fiscale andrà tutto ai lavoratori. Però, di nuovo, bisogna avere un lavoro regolare, essere già garantiti. E va anche bene che le pensioni oltre i 2.500 euro lordi, che non è tantissimo, non saranno totalmente adeguate all'inflazione. Molti protesteranno ma, appunto, il sacrificio più grosso viene richiesto ai più poveri.


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