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Sardegna, la protesta: riforma del welfare o scendiamo in piazza

Acris, Agci Solidarietà, Anffas, Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali e Uneba hanno inviato una lettera aperta al presidente della Regione Sardegna, agli assessori competenti e a tutti i consiglieri regionali di maggioranza e opposizione. Si dicono pronte a coinvolgere migliaia di persone, compresi gli assistiti e i loro familiari. Una battaglia che riguarda tutti, ormai, e non solo una parte della popolazione sarda. Le tariffe non vengono adeguate da undici anni

di Luigi Alfonso

L’autunno in Sardegna si fa più caldo. Niente a che vedere con le torride temperature rilevate nell’Isola sino a pochi giorni fa, bensì con la crescente mobilitazione che sta coinvolgendo le forze sindacali e le Associazioni di categoria di diversi comparti, complice la crisi economica e il caro energia. Ma non c’è soltanto questo a surriscaldare gli animi nel mondo della sanità e della cooperazione sociale. Ieri sera, le delegazioni regionali di Acris, Agci Solidarietà, Anffas, Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali e Uneba hanno inviato una lettera aperta-istanza al presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, all’assessore alla Sanità e Assistenza sociale, Mario Nieddu, ai presidenti della Terza Commissione “Programmazione e Bilancio” e della Sesta Commissione “Salute e Politiche sociali” del Consiglio regionale, rispettivamente Stefano Schirru e Antonio Mario Mundula, e a tutti i consiglieri regionali di maggioranza e opposizione. I rappresentanti delle sei sigle (Salvatore Pani, Giovanni Loi, Rita Angela Pitzalis, Antonello Pili, Andrea Pianu e Giancarlo Maurandi), unitariamente, chiedono due cose su tutte: l’adeguamento immediato delle tariffe del sistema sanitario, sociosanitario e socioassistenziale, per salvaguardare il diritto alla cura e all’assistenza, e la convocazione del Tavolo tecnico per discutere e risolvere, una volta per tutte, la riforma del sistema del welfare. Di queste tematiche si discuterà venerdì 25 novembre a Cagliari (Fondazione di Sardegna, dalle 10 alle 12) nel corso della presentazione di un evento pubblico dal titolo "Welfare anno zero. Come ripartire": sarà l'occasione per presentare la prima di una serie di pubblicazioni denominate “Geografie Meridiane”, un progetto editoriale promosso da Vita. Il primo Focus book, che nasce all’interno del progetto Vita a Sud, illustrerà proprio lo stato di salute del settore sardo (per partecipare all'incontro è necessario iscriversi qui).

“La sanità della Sardegna – attacca la lettera – vive una situazione di grande difficoltà. I processi di riforma e adeguamento del sistema, in risposta alla crisi pandemica di questi anni, stentano a produrre effetti concreti nella vita dei cittadini. In questi mesi, mentre la discussione nazionale ridisegna le reti territoriali di cura e lavora alla riforma di un sistema innovativo per la gestione della non autosufficienza garantendo diritti e piena cittadinanza alle persone con disabilità, l’iniziativa della Regione Sardegna risulta inadeguata rispetto alle reali esigenze e necessità”.

Le Associazioni rivolgono un accalorato appello “affinché vengano intraprese tutte le misure necessarie a scongiurare il collasso dell’intero settore. Infatti, nell’ambito del sistema sanitario accreditato, nella riabilitazione globale e nelle strutture residenziali e non (anziani, minori, soggetti con dipendenze e disturbi della salute mentale), è ormai impossibile sostenere i costi per la gestione dei servizi: il sistema rischia di saltare compromettendo la vita, la salute e il futuro di tante persone”. La salute pubblica e la giustizia sociale, oggi, “si basano su un sistema tariffario fermo da oltre dieci anni (mentre la sola inflazione è cresciuta dal 2012 al 2021 di oltre il 16%, con una tendenza che appare in ulteriore drammatico aumento); un sistema che non consente né di ripagare i costi di gestione delle strutture, né di garantire un lavoro dignitoso agli operatori del settore: requisito minimo per poter erogare prestazioni di qualità. Come associazioni e coordinamenti di rappresentanza dei diversi soggetti impegnati in tutto il territorio regionale nella realizzazione di servizi e prestazioni fondamentali per il benessere di una larga fascia di popolazione, riteniamo non ci sia più tempo da perdere”.

L’Aula consiliare si appresta a discutere due leggi fondamentali, la Omnibus e la Finanziaria regionale. Dunque ,non c’è tempo da perdere. «Chiediamo di adeguare le tariffe per tutti i servizi secondo l’incremento percentuale dei costi di produzione e garantendo, contestualmente, la copertura economica al volume di prestazioni attualmente erogato», hanno ribadito questa mattina a Cagliari i rappresentanti delle sei sigle nel corso di una conferenza stampa molto partecipata. «Occorre poi riattivare tutti i Tavoli tecnici “pubblico-privato”, consentendo il pieno coinvolgimento degli organismi di rappresentanza e di tutti gli attori del Sistema sanitario regionale del sistema integrato, per una presa in carico delle criticità del settore». L’aggiornamento strutturale del sistema tariffario vigente, hanno ribadito le Associazioni di categoria, deve includere ulteriori tipologie di servizi e prestazioni che oggi sono in fase di acquisizione dal sistema di accreditamento, come l’assistenza domiciliare integrata e i servizi resi dalle comunità per minori. «Avanziamo questa richiesta nella consapevolezza di essere soggetti fondamentali per l’erogazione di prestazioni necessarie alla vita quotidiana e al futuro di tanti cittadini», sottolineano. «Non accettiamo che si alimenti una guerra tra poveri, innanzitutto tra i beneficiari degli interventi e tra i soggetti gestori, i professionisti e gli operatori che vi sono impegnati. Le mancate risposte non faranno altro che aumentare una situazione di incertezza e compromettere, irresponsabilmente, posti di lavoro e servizi fondamentali. Il ripensamento e la riorganizzazione del sistema dei servizi di welfare, verso una reale e forte integrazione nella dimensione sociale e sanitaria concepito in una logica di filiera coordinata e programmata rispetto ai diversi livelli di bisogno e di prossimità ai territori, sono un obiettivo urgente e decisivo da perseguire. Ma non lo si potrà conseguire senza un forte coinvolgimento dei diversi attori, dalle istituzioni locali ai soggetti sociali e agli operatori del Terzo settore, con pari dignità e opportunità. Tantomeno lo si conseguirà se le esperienze oggi presenti nella nostra comunità regionale saranno costrette a chiudere per una miope logica di risparmio economico. Su queste basi sollecitiamo l’attenzione e l’impegno concreto delle Istituzioni regionali, della politica in tutte le sue rappresentanze affinché si assumano tutte le decisioni utili ad affermare nei fatti i diritti fondamentali di cittadinanza, salute e assistenza».

Due comunità terapeutiche sarde (Primavera e Il Ponte) hanno dovuto chiudere i battenti a causa dell’inadeguatezza delle tariffe. Tutte le altre realtà del sistema sociosanitario e socioassistenziale sono alla canna del gas, complici la pandemia e i rincari. «La Regione Sardegna, a differenza di altre amministrazioni regionali italiane, non ha erogato risorse al settore per far fronte a questa situazione di crisi», hanno sottolineato in coro le sei Associazioni. «È giusto aiutare comparti che hanno subito conseguenze gravissime, come quello del turismo e del commercio, ma noi non siamo meno importanti: qui parliamo di persone che sono anche nostri familiari, nostri parenti, nostri amici. Tutti hanno una persona cara ospite delle nostre strutture. Se noi chiudiamo, non c’è soltanto un’emergenza occupazionale, ma anche un problema che vorremmo sapere come la politica sarda intende risolvere: dove finiranno e chi si occuperà dei nostri assistiti, se dovremo chiudere i battenti?».

La tabella delle tariffe parla in maniera chiara: quelle della riabilitazione globale sono ferme da 11 anni, quelle delle comunità per le dipendenze a nove anni fa. L’incremento del costo del lavoro, dovuto alla rinegoziazione dei contratti nazionali, oscilla tra l’11 e il 17%. I prezzi al consumo, secondo gli indici Istat, sono aumentati del 21% soltanto nell’ultimo anno solare.

«È importante aver trovato questa unità di intenti», sottolineano i rappresentanti delle sei sigle. «Siamo arrivati a un punto di non ritorno: o troviamo subito una soluzione che vada oltre gli intenti e le belle parole, oppure porteremo i nostri pazienti, i loro familiari e migliaia di cittadini in piazza». L’adeguamento delle tariffe è solo la punta dell’iceberg. «Non sarebbe sufficienti per farci dire felici e contenti: occorre una riforma strutturale, profonda e condivisa. Serve l’intervento della politica, non dobbiamo dialogare con dirigenti e funzionari della Regione. Il sistema sta scoppiando, bisogna agire prima che sia troppo tardi. Non è una risposta che spetta soltanto alla Giunta ma anche al Consiglio regionale: negli ultimi undici anni hanno governato centrosinistra e centrodestra, le responsabilità sono di tutti e non solo di una parte. Qui non c’è di mezzo il business, bensì uomini e donne, anziani e bambini, disabili e persone con problemi psichiatrici. Non ci sentiamo più importanti delle strutture pubbliche e ospedaliere, ma le nostre competenze sono tali da non farci sentire neppure l’ultima ruota del carro».