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Rsa, anche in Toscana si accende la protesta

I gestori delle strutture private si vedranno costretti ad aumentare le rette a partire dal 1° gennaio 2023, se nel frattempo non interverrà la Regione. Le tariffe sono bloccate da 11 anni e i costi che le cooperative stanno sostenendo, uniti a caro energia e inflazione,sono ormai insostenibili. Gestori e lavoratori delle Rsa, con i familiari degli ospiti delle strutture, presidiano l’ingresso del Consiglio regionale per sollevare i toni della protesta e sottolineare l’inerzia dell’Amministrazione regionale

di Redazione

I gestori delle Rsa private toscane aumenteranno la quota di parte sociale a carico delle famiglie (circa 13 euro) a partire dal 1° gennaio 2023. Una quota che la Regione Toscana aveva calcolato e indicato ai Comuni, come compartecipazione massima, in 53,50 euro già diversi anni fa. E questo perché i costi che le strutture sociosanitarie stanno sostenendo, oltre al caro energia e all’inflazione, hanno reso la situazione insostenibile. Ma prima di prendere una decisione impopolare, da oggi gestori e lavoratori delle Rsa, con i familiari degli ospiti delle strutture, presidieranno l’ingresso del Consiglio regionale per portare la protesta in piazza e sottolineare l’inerzia dell’Amministrazione regionale. Le manifestazioni proseguiranno sino a quando non si raggiungeranno risultati adeguati.

I presidenti delle Associazioni rappresentative dei gestori delle Rsa e dei Centri diurni accreditati del Terzo settore, del privato e del sistema pubblico, dopo la manifestazione in piazza Duomo a Firenze dello scorso 27 ottobre e l’incontro in Prefettura con i rappresentanti della Regione, hanno incontrato l’assessore alle Politiche sociali, Serena Spinelli, e il direttore generale della Sanità, Federico Gelli, per esaminare la grave situazione emergenziale in cui si trovano le strutture sociosanitarie. Emergenza sia sul piano gestionale e finanziario, dovuta alla carenza di infermieri e di personale addetto alla diretta assistenza. Una situazione grave che tocca anche i lavoratori, discriminati negli stipendi rispetto ai dipendenti pubblici, impiegati in analoghi servizi sociosanitari, e pure le famiglie che ora sono chiamate a sostenere gli aumenti dei costi dei ricoveri per la quota di parte sociale. All’incontro erano presenti le associazioni Uneba, Anaste, Arat, Arsa, Agespi, Confcooperative-Federsolidarietà Toscana e Confcooperative-Sanità Toscana, Aiop e Arep (Aziende sanitarie pubbliche, ex Ipab).

Domani, giovedì 24 novembre, alla Terza Commissione “Sanità e Politiche sociali” del Consiglio regionale toscano, è prevista l'audizione dell’assessora Spinelli, dei gestori privati Rsa e delle Centrali cooperative sempre sul tema delle Rsa.

«L’assessore Spinelli e il direttore Gelli hanno manifestato consapevolezza della situazione in cui versano le Rsa – dicono Alberto Grilli, presidente di Federsolidarietà Toscana, e Anna Batini, coordinatrice di Confcooperative-Sanità Toscana – e verificheranno i margini di manovra economica nei prossimi giorni, sia per la richiesta di ristoro da parte delle Associazioni per gli ultimi sei mesi del 2022, sia per la revisione della quota sanitaria, che in undici anni ha avuto un solo euro di aumento. Le associazioni hanno fatto alcune proposte concrete alla Regione per trovare una soluzione. Proposte che saranno valutate per verificarne la fattibilità. Proposte che consentirebbero sia di riequilibrare i conti delle Rsa e dei Centri diurni, ma anche di far conseguire alla Regione obiettivi di programmazione già previsti dal bilancio 2023».

Le Rsa in Toscana sono 322. Undicimila i posti letto accreditati sui 12.800 autorizzati. Le quote sanitarie effettivamente erogate dalle Asl sono circa 10.000 al giorno. Questo è un settore dell’assistenza che coinvolge direttamente e indirettamente oltre 90.000 persone: gli anziani ospitati e le rispettive famiglie, i lavoratori e i loro familiari, gli occupati dell’ampio indotto di fornitori di beni e servizi.

Consapevoli delle condizioni di difficoltà delle famiglie, le Associazioni dei gestori incontreranno prossimamente i familiari degli anziani, per studiare congiuntamente forme di protesta e azioni che consentano di evitare l’aumento delle rette sociali, ma anche come avviare e sostenere un processo di cambiamento che renda le strutture sociosanitarie veri centri servizi territoriali, un valido punto di riferimento per gli anziani soli e per le loro famiglie. Allo studio anche la promozione di un movimento di partecipazione degli stessi familiari interessati, perché siano co-produttori di un sistema appropriato di tutela, di cura e di assistenza, sostenibile ed integrato con tutto il sistema delle cure territoriali della cronicità. In tal senso si proverà a dialogare anche con i medici di Medicina generale.


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