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Le parole delle donne per non restare invisibili

Circa 160 testimonianze in meno di una settimana. Questo il primo risultato della campagna sociale #LaMiaStoriaInvisibile lanciata da Mama Chat che dal 2017 fornisce assistenza psicologica e orientamento online. Nel wall virtuale che resterà online anche dopo il 25 novembre si vuol creare un archivio di testimonianze che rompano il muro dell’invisibilità che isola e spesso uccide

di Antonietta Nembri

Sono le parole stesse delle donne a essere messe al centro della campagna sociale di Mama Chat, lanciata insieme a un sito dedicato esattamente sette giorni prima il 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. E sono proprio le testimonianze raccolte dall’associazione al centro dell’iniziativa #LaMiaStoriaInvisibile che ha l’obiettivo di rendere visibile la violenza che subiscono. Alla vigilia del 25 novembre sono già oltre 160 le storie che si possono leggere online sul sito dedicato www.lamiastoriainvisibile.it

Far emergere quanto le storie di molestie e violenze siano circondate dal silenzio per chiamare l’attenzione di istituzioni, media e società sul tema della violenza di genere in ogni sua forma è il cuore della campagna dell’associazione non profit che dal 2017 fornisce assistenza psicologica e orientamento tramite uno sportello chat anonimo e gratuito alle donne vittime di violenza.

Quest’anno, infatti, Mama Chat ha scelto di portare l’attenzione sull’invisibilità delle donne che vivono una violenza sulla propria pelle e far emergere le storie delle vittime, anche le più nascoste. Femminicidi e violenza sulle donne sono in aumento come confermano i dati nazionali che l’associazione tocca con mano nel suo quotidiano: oltre 25mila le donne aiutate da Mama Chat attraverso lo sportello di ascolto online, primo di questo genere in Europa che registra in crescita il numero di giovani e le denunce di violenze sessuali, fisiche, domestiche, psicologiche e di stalking.


Due delle circa 160 storie già caricate sul portale che rimarrà come testimonianza della campagna #LaMiaStoriaInvisibile

In una nota l’associazione riporta una sottolineatura della stessa Istat sul fatto che la violenza sulle donne è un fenomeno di difficile misurazione perché in larga parte sommerso. Spesso si tratta di violenze dentro la famiglia, difficili da denunciare, situazioni in cui la donna si sente sola ad affrontare un dramma che, quando portato allo scoperto, sconvolge anche gli equilibri di vita di altre persone care.
Nel primo trimestre 2022 oltre il 61,4% delle vittime dichiara che le violenze sono subite da anni, dato in aumento sia rispetto al trimestre precedente (56,7%) sia allo stesso trimestre 2021 (53,7%). A partire dal terzo trimestre 2020 sono aumentate le richieste di aiuto di vittime che hanno subito violenza (13,3%, contro il 6% dei trimestri precedenti). Il dato è leggermente diminuito dal 2021 per poi attestarsi al 10,5% del primo trimestre 2022.
A guardare ai dati dello sportello online di Mama Chat, aggiornati al 31 ottobre scorso risultano 455 donne vittime di violenza accolte da gennaio 2022, il 10,3% delle richieste arrivano da parte di minori (11-18 anni). La media è di 4 richieste di aiuto al giorno da parte di donne maltrattate.
Per quanto riguarda i maltrattamenti denunciati: violenza domestica 53%, violenza psicologica 30,5%, violenza sessuale 9%, stalking 3%, bullismo 3%, 1,5% violenza online (fonte mamachata.org). Le richieste sono in aumento del 24% dal 2021.

«Guardando alle testimonianze dirette delle donne e ragazze raccolte dalla nostra associazione, ancora oggi nel 2022, le vittime fanno ancora troppa fatica a parlare e a compiere il primo atto di richiesta d’aiuto e denuncia», spiega la Ceo di Mama Chat Margherita Fioruzzi. «Molte donne non sanno a chi rivolgersi, impaurite e isolate temono ripercussioni e non si fidano delle istituzioni. La diffidenza di cui vengono fatte oggetto causa una vittimizzazione secondaria che giudica spietatamente e mette in atto una seconda forma di violenza spesso pubblica e mediatica. A questo dramma, nella vita di ogni donna si aggiungono le cosiddette molestie “leggere”, i palpeggiamenti, i commenti violenti e sessisti sui social e sul lavoro. I segni invisibili di queste molestie condizionano l’equilibrio e la vita delle donne che le subiscono e contribuiscono al consolidamento di una società patriarcale e sessista da cui sfociano maltrattamenti e femminicidi nei casi più gravi. La nostra campagna #LaMiaStoriaInvisibile vuole portarli a galla e al centro del dibattito pubblico».

E per portare a galla le storie delle donne “invisibili” e favorire la loro emersione attraverso il racconto della loro storia così che rompendo il silenzio e la cortina che circonda le tante esperienze vissute si possa interrompere il cerchio della violenza Mama Chat con l’agenzia Connexia ha ideato la campagna che invita a uscire dal silenzio e a lasciare le proprie testimonianze sul sito. Un wall di denuncia che già oltre 160 donne ha utilizzato dando il via a quell’archivio online di testimonianze di chi è sopravvissuta o – come sottolinea una nota – “vissuta nella violenza” così da invertire la curva dei femminicidi perché l’invisibilità isola, fa crescere la paura e spesso uccida.

A dare voce e volto alla campagna di Mama Chat nello spot sono le due attrici Cecilia Dazzi e Irene Ferri e la giornalista Rai Monica Giandotti, interpreti delle drammatiche “storie” personali di alcune donne seguite da Mama Chat. Lo spot mette a fuoco ciò che spesso emerge solo a violenza consumata. Un filtro Instagram accompagna la campagna di Mama Chat per darle eco sui social: con il filtro a inizio video si è immersi nell’invisibilità che provano le vittime di violenza, con la testimonianza il viso da sfocato acquisisce nitidezza, visibilità appunto


Ecco alcune delle parole delle donne (r)accolte da Mama Chat:
Invisibile, perché si è sentita svuotata: “Me ne sono accorta quando ho iniziato a sentirmi svuotata… Quando avevo ansia di ascoltare il mio cantante preferito davanti a lui perché mi giudicava anche su quello… Quando mi diceva che mi picchiava perché così mi dava la giusta educazione che i miei genitori non mi avevano dato… Fino a quando, dopo una serie di violenze, come la frattura del naso, lividi ovunque, tradimenti… ho deciso di andarmene”.

Inascoltata, perché ha chiesto aiuto ma nessuno l’ha creduta: “Mi ha convinta di non potermi fidare dei miei pensieri, della mia memoria. Ero arrivata al punto che non riuscivo più a vedere un futuro. Un futuro per me. Ho provato a parlarne con gli amici ma è come se sottovalutassero la cosa e fossi melodrammatica. Mi dicono che dovrei parlarci, fare un passo indietro, o adeguarmi alla situazione”.

Intrappolata, perché non le permette di parlare con nessuno: “Mi impedisce di avere amici maschi, o di uscire con determinate persone perché non gli piacciono. Mi dice di dire di no a uscite con amici e colleghi, di chiedere le cose ai miei genitori e non alle amiche. Che non devo dare confidenza a nessuno, altrimenti sono troppo aperta di carattere e lui questo lo odia”.

In apertura le testimonial dello spot – foto da Ufficio stampa


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