Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Comitato editoriale

The Path, un cortometraggio per raccontare la migrazione

Il regista inglese Duncan Rudd ha ideato e diretto il cortometraggio di animazione The Path, che viene proiettato in anteprima il 2 dicembre al Fabriano Film Fest. Il film è stato concepito durante un progetto artistico dedicato al lavoro di MOAS in occasione della Settimana del Rifugiato

di Redazione

La questione migratoria è da anni al centro dell’attenzione in Italia ed in Europa. Dal 2014 ad oggi, oltre 51 mila persone, bambini, uomini, donne nel mondo hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere la salvezza o una vita migliore (fonte: OIM). Molti altri sono scomparsi senza rientrare nelle statistiche.

Ispirandosi a questo delicato tema, il regista inglese Duncan Rudd ha ideato e diretto il cortometraggio di animazione The Path, che viene proiettato in anteprima il 2 dicembre al Fabriano Film Fest. Il film è stato concepito durante un progetto artistico dedicato al lavoro di MOAS in occasione della Settimana del Rifugiato, grazie alla collaborazione con Studio Treble, agenzia digitale con sede a Manchester. Al termine della proiezione Regina Catrambone, co-fondatrice e direttrice di MOAS, risponderà alle domande del pubblico e parlerà della campagna per Vie Sicure E Legali.

La storia narra il viaggio (cammino) di una ragazzina che è costretta a lasciare tutto e fuggire in cerca di salvezza. Durante il percorso, viene separata dalla sua famiglia e si ritrova immersa in un mondo sottomarino ostile e spaventoso, popolato da ombre inquietanti e creature minacciose. Ma una luce di speranza la guiderà fuori dalle tenebre, per riabbracciare finalmente i propri cari.

Il film è ispirato al lavoro di MOAS-Migrant Offshore Aid Station, che è stata la prima organizzazione umanitaria ad iniziare, nel 2014, le missioni private SAR nel Mediterraneo e che ha salvato in tre anni ben 40 mila vite umane, costituendo un modello per le altre organizzazioni di salvataggio. Oggi MOAS con le sue missioni porta assistenza umanitaria in diverse aree di crisi nel mondo (Yemen, Ucraina, Somalia, Bangladesh, Malta), e promuove la campagna per l’implementazione di #VieSicureELegali, chiedendo a governi ed istituzioni di mettere in atto percorsi di migrazione sicuri e rispettosi delle norme esistenti, che non mettano a rischio la vita delle persone migranti.

"Ringrazio Duncan Rudd per aver donato il suo tempo e il suo talento a sostegno di MOAS e anche gli organizzatori del Fabriano Film Fest per la loro sensibilità e per il supporto offerto", dice Regina Catrambone, Co-fondatrice e Direttrice di MOAS. “Il film racconta in modo vivido il terrore, la sensazione di straniamento e di sconforto che accompagna coloro che sono costretti ad abbandonare il proprio Paese in cerca di salvezza, o di un futuro migliore. Ma la storia lascia anche posto alla speranza, perché il lieto fine, l’abbraccio finale, è una metafora del ricongiungimento familiare, una delle Vie Sicure E legali promosse da MOAS attraverso la campagna di advocacy globale”.

“Il nostro festival ha sempre avuto una speciale attenzione per i temi importanti e controversi della nostra epoca. Il fenomeno migratorio e la necessità di “approdo sicuro” rientrano chiaramente tra questi importanti topic che il Fabriano Film Fest ha a cuore. Far conoscere il MOAS è per noi solamente un piccolo, simbolico, gesto a sostegno di una così importante attività”, dichiara Valentina Tomada, Direttore Artistico del Fabriano Film Fest.

“Ho cercato", spiega Duncan Rudd, regista del film, "di rappresentare lo stato d’animo, le emozioni di paura, ansia e vulnerabilità delle persone migranti durante il loro viaggio verso l’ignoto. L’ambientazione subacquea pone i personaggi in un ambiente sconosciuto; l’acqua li priva della voce e riduce vista e udito, consentendo di posizionare presenze inquietanti e minacciose che amplificano il senso di ansia e vulnerabilità. Dedico The Path a MOAS e a tutti coloro che hanno tragicamente perso la vita in mare nel tentativo di arrivare in Europa”.