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Firenze, l’università che tende la mano ai volontari

L'ateneo fiorentino istituisce il premio “Unifi include", a suggello di politiche sulla diversità e sull'inclusione raggruppate in una delega pressoché unica nel panorama accademico italiano e attività che comprendono corsi in carcere con 50 detenuti iscritti e accoglienza di studenti-rifugiati. Premiate Fondazione Amore e Vita (minori), Ronda della Carità (senza fissa dimora), Coordinamento Toscano Marginalità (sostegno ai fragili)

di Giampaolo Cerri

Don Matteo Galloni e Francesca Termanini hanno raccontato il loro lavoro coi minori in difficoltà che, da Firenze, s’è allargato al Congo nella Fondazione Amore e Vita; Marisa Consilvio, il quotidiano soccorso ai senza fissa dimora con la Ronda della carità; Enrico Palmerini, la preziosa rete offerta dalle 21 organizzazioni di accoglienza che operano nel Coordinamento Toscano Marginalità. Lo hanno fatto, ognuno dando uno spaccato personale di un impegno, di un lavoro, di una passione all’umano più fragile.

Un bel momento di confronto quello che stamane ha visto insieme l’Università di Firenze, con la sua rettrice Alessandra Petrucci e la delegata all’inclusione e alla diversità, Maria Paola Monaco, e le tre organizzazioni scelte dall’ateneo per la prima edizione del “Premio Unifi include”. Volutamente nella Giornata mondiale dedicata al volontariato.

Non un’iniziativa estemporanea: l’Unifi, come la chiamano gli studenti ricordando il nome del dominio internet, ha da tempo varato politiche attive nell’inclusione, fatte di orientamento nelle scuole superiori, di raccordo con le istituzioni, di dialogo con gli enti di Terzo settore. Attività che vanno dal lavoro con l’azienda sanitaria fiorentina sui fragili al Polo universitario in carcere, con 50 detenuti iscritti, fino alle «azioni a favore degli studenti internazionali rifugiati o in particolari situazioni di difficoltà, con bandi per borse di studio rivolte ai giovani afghani, ucraini e – proprio in questi giorni – a studenti del Myanmar».

Un lavoro che c’è e a cui si è avvertita la necessità di dare continuità e valore con un premio. «Avevamo la necessità, quasi il dovere, di dare valore a delle testimonianze concrete ed effettive di persone che mettono a disposizione ideali, tempo, energia, esprimendo nei fatti responsabilità che percepiscono come proprie», ha detto oggi proprio la professoressa Monaco, docente di Giurisprudenza che guida anche la Scuola di Servizio sociale, e che oggi lavora con una delega pressoché unica nel panorama accademico italiano, fatta di politiche certo ma anche di testimonianza pubblica, tanto che, venerdì 25 novembre, nella Giornata contro la violenza sulle donne, Monaco era in piazza S. Annunziata con altri colleghi, con lavoratori dell'ateneo e con gli studenti, a manifestare, maglie rosse in dosso.

«Attraverso don Matteo e Francesca, Marisa ed Enrico vogliamo premiare i tantissimi volontari attivi in organizzazioni e associazioni; tutti coloro, insomma, che credono nella causa e vogliono dare il proprio contributo alla comunità», ha sottolineato la rettrice Petrucci, salutando gli ospiti, «vogliamo premiare realtà che portano in sé un valore educativo fortissimo, che può trovare applicazione in tantissimi ambiti e che deve essere condiviso a tutti i livelli».

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Loro, i premiati, hanno parlato delle proprie opere con un racconto pieno di passione e anche molto personale.

Don Galloni ha ricordato di quando, figlio di un padre potente (Giovanni, leader Dc negli anni 70-80, ministro dell’Istruzione, «la testa più lucida della Dc» lo “svignettavano” Pericoli e Pirella su L’Espresso), s’aggirava per le borgate romane con l’allora fidanzata, volendo cambiare il mondo e coltivando il sogno di scrivere libri, finché il Padreterno non gli fece capire che era il caso scrivere, in meglio, le vite degli altri, di quelli che soccorreva e che cambiare il mondo stava proprio nel dare mezzi di riscatto personale, come l’istruzione, a chi povero e in degrado, non ne aveva.

Termanini, la co-fondatrice, ha ricordato che, per amore di quegli ultimi, decise di accantonare gli studi in Fisica, e di come quell’amore duri ancora, mentre Consilvio ha ripercorso il lavoro paziente, silenzioso, essenziale, al fianco degli invisibili che vivono per strada, gli stessi, che aiuta, per altri versi, Palmerini, con gli enti che hanno realizzato la Fenice, il centro che offre servizi a bassa soglia, consulenza psicologica e psichiatrica, assistenza sanitaria, «servizi che hanno sempre funzionato», ha rammentato, «anche durante il Covid».

Un incontro cordiale non un convegno, per cui il clima che si respirava nella Villa Ruspoli, bel palazzo a pochi passi dal rettorato fiorentino e storica sede degli studi giuridici, era di un evento a metà fra la celebrazione formale e la festa, con la rettrice a "chiamare" l’applauso del pubblico ai premiati, liberando l’uditorio dall’etichetta; con don Galloni pronto a rilanciare – «rettrice, organizziamo più incontri con gli studenti» – e con le assessore al sociale di Comune e Regione, Sara Funaro e Serena Spinelli, in prima fila ad applaudire convinte e a complimentarsi, anche senza il bisogno di saluti o ufficialità.

Un giorno diverso, in cui l’università ha certamente fatto l’università, secondo l’etimo di universitas cioè di totalità: i fragili, i loro bisogni, le loro vite, la passione di chi li accoglie e che lavora per loro, stanno dentro larga parte di quello scibile su cui l’accademia fa ricerca e insegna.

Nella foto di apertura, da sinistra: Francesca Termanini, don Matteo Galloni, Marisa Consilvio, Alessandra Petrucci, Maria Paola Monaco ed Enrico Palmerini.


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