Welfare & Lavoro

Sanità in Sardegna, la lenta risalita dopo l’emergenza pandemia

Liste d'attesa ancora lunghissime, ritardi negli interventi chirurgici. Si cura bene soltanto chi ha disponibilità finanziarie e può ricorrere alle cliniche private. Dal Ministero della Salute via libera alla Regione per utilizzare risorse non spese dalle strutture pubbliche. Calo anche del 50% di ingressi nelle Case di accoglienza che ospitano pazienti oncologici e accompagnatori nel Cagliaritano. Intanto Casa Lions attiva un crowfunding per installare l'impianto fotovoltaico

di Luigi Alfonso

La Regione Sardegna si appresta a rimodulare il Piano per l’abbattimento delle liste d’attesa per i pazienti dell’Isola, favorita in questo dalla positiva risposta ricevuta dal Ministero della Salute in merito alla lettera inviata agli inizi di ottobre dalla direzione generale dell’Assessorato regionale della Sanità, con la quale si chiedeva l’autorizzazione per destinare alla sanità convenzionata le risorse statali assegnate nell’anno in corso per lo smaltimento delle liste d’attesa Covid e non spese dal settore pubblico. Parliamo di almeno 7 milioni di euro non spesi dalle Aziende sanitarie e ospedaliere pubbliche, come ha sottolineato il neo assessore della Sanità Carlo Doria. Il collasso registrato nel 2020 con la pandemia ha di fatto paralizzato buona parte delle strutture ospedaliere anche nel corso del 2021 e del 2022, generando una contrazione di interventi chirurgici e visite specialistiche con gravi conseguenze anche per i pazienti a rischio, su tutti quelli oncologici.

«Un fatto inaudito», è il commento di Giorgio Vidili del Tribunale del Malato. «Capisco perfettamente che, in piena emergenza (per esempio durante il lockdown), si sia dovuto ricorrere a misure drastiche di contenimento. Ma oggi è inspiegabile, visto che stiamo cercando tutti di tornare alla normalità, convivendo con un virus che c’è e ci sarà. Faccio un esempio, fresco di questi giorni: un paziente sardo che avrebbe dovuto fare una gastroscopia nell’agosto del 2022 ha prenotato la visita al Cup: potrà accedere alla prestazione soltanto nell’agosto 2023. Un anno esatto! Spero che le ultime notizie giunte da Roma diano i frutti sperati, e cioè che riducano drasticamente e in tempi celeri le liste d’attesa».

Come è possibile notare dalla tabella pubblicata in questa pagina, tra il 2020 e il 2021 c’è stato un calo delle prestazioni erogate dal servizio pubblico isolano pari al 27,23% (si è passati da 15.958.331 a 11.612.686); una percentuale che è certamente migliorata nel 2021 (a novembre dello scorso anno erano state effettuate 13.183.914 prestazioni) ma che è ancora lontana dalla situazione ottimale.

«Purtroppo, pagano sempre le persone più indigenti», commenta Pino Argiolas, presidente dell’associazione Prometeo di Cagliari, che si occupa di trapiantati. «Chi ha urgenza di fare una visita ambulatoriale, uno screening oncologico e un intervento di chirurgia programmata, come un trapianto, non può attendere: se ha la disponibilità economica, bypassa il Centro unico di prenotazione e si reca in una clinica a pagamento. Ma chi è in difficoltà economiche, è costretto ad attendere. E, a volte, l’esito è il peggiore. Così oltre tutto salta la prevenzione, tanto decantata. Non a caso, da tempo la nostra Associazione chiede alla Regione di creare delle strutture territoriali a livello provinciale che possano seguire i trapiantati nei controlli intermedi e nella diagnostica i base».

La sanità privata convenzionata ha in parte sopperito a queste carenze (che, va detto, in Sardegna esistevano già prima della pandemia, seppure in misure inferiori) ma, una volta raggiunto il limite del tetto di spesa fissato dalla Regione per ciascuna struttura, le prestazioni vengono garantite soltanto a chi paga di tasca propria.

«Sui tetti di spesa – è il commento dell’assessore Doria – sarà opportuno fare dei ragionamenti a livello nazionale. Dalla spending review del governo Monti è trascorso molto tempo, e gli scenari sono cambiati. Nella nostra visione la sanità pubblica avrà sempre un ruolo preminente irrinunciabile, ma è altresì importante riconoscere il ruolo complementare della sanità privata convenzionata, soprattutto in questa fase storica post pandemia».

Resta da risolvere la forte carenza di personale nelle strutture pubbliche: senza il necessario numero di medici e specialisti nelle Aziende e negli ospedali, l’abbattimento delle liste non sarà raggiungibile nei tempi sperati. Il sistema sanitario regionale, che già erogava i servizi con molta difficoltà, ha visto precipitare i dati su ricoveri e interventi chirurgici non strettamente indispensabili, visite ambulatoriali e analisi cliniche. Purtroppo, l’allentamento delle misure di distanziamento sociale, orientato alla progressiva normalizzazione dei servizi, non ha coinciso con la ripresa dell’attività sanitaria ordinaria e programmata. Infatti, gli accessi nelle strutture sanitarie pubbliche sono sempre limitati.

«Questi problemi – spiega Argiolas – hanno riscontri tangibili anche in alcune strutture private di accoglienza. Due esempi su tutti: alla “Casa di Elisa”, a Soleminis, hanno registrato un calo nettissimo di ospiti, vale a dire pazienti oncologici e familiari che arrivano da tutta la Sardegna per visite nelle strutture di Cagliari e hinterland. Se non ci sono le visite, la gente non chiede la disponibilità delle stanze in questa struttura che Alberto Deiana e sua moglie Paola mantengono attraverso le donazioni del 5 per mille (la Casa è stata aperta dopo la tragica scomparsa della loro figlia, Elisa Deiana, morta in un incidente stradale nel 2004: i familiari donarono gli organi della studentessa universitaria e poi pensarono a questo gesto di straordinaria umanità, ndr). Lo stesso accade alla Casa di accoglienza Lions Odv, a Cagliari, che offre ospitalità ai pazienti ambulatoriali oncologici, trapiantati d’organo o affetti da altre importanti patologie, e per i loro accompagnatori».

Qui i dati sono ancora più evidenti. «Siamo passati da un riempimento medio del 75-80% pre Covid (cioè 600-650 camere al mese) a un livello post pandemia pari al 25% (200 camere al mese)», spiega Romano Fischetti, presidente dell’Organizzazione di volontariato. «Oggi stiamo faticosamente risalendo e siamo al 45% (pari a 360 camere al mese). Il problema è che nel frattempo sono saliti alle stelle i costi di gestione di una struttura che, dalla sua nascita, ha offerto ospitalità per oltre 200mila notti ai pazienti e ai loro familiari provenienti in gran parte dalla Sardegna ma anche dal resto d’Italia (8%) e persino dall’estero (5%). Parliamo di 27 stanze (doppie e triple, con bagno in camera), cucine e spazi comuni. Soprattutto i rincari dei costi energetici ci stanno mettendo in grave difficoltà: siamo passati da una spesa media mensile di 1.200 euro a 9.800 euro».

Per questo motivo, il Distretto 108L ha lanciato un crowfunding etico, attraverso il sito “www.buonacausa.org”, la piattaforma online che consente di gestire raccolte fondi e appelli per sostenere e diffondere progetti umanitari. L’obiettivo è quello di arrivare a quota 160mila euro, per l’acquisto e l’installazione di un impianto fotovoltaico da 65Kwp, che permetta di sopperire al fabbisogno energetico e portare avanti le attività di Casa Lions in assoluta autonomia e a costi contenuti.