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Sostenibilità sociale e ambientale

Energia dolce per il welfare

La cooperativa sociale sociale Società Dolce di Bologna dopo aver avviato un progetto di riqualificazione energetica di dieci strutture sanitarie sta varandola costituzione di una vera e propria comunità energetica. Michele Milani, Energy Manager di Società Dolce: «Opereremo sulla produzione da fonti rinnovabili messe in rete, con la prospettiva di allargare il conferimento di energia anche ai soci, gratuitamente, o a un prezzo scontatissimo»

di Silvia Vicchi

All’inizio fu Wey (Welfare Energy Efficiency) Dolce, la startup innovativa partecipata tra InfinityHub e Società Dolce, nata due anni fa per la riqualificazione energetica di dieci strutture sanitarie della cooperativa, in Emilia Romagna e Lombardia e garantire un elevato comfort a utenti e lavoratori.

Attività energivore come la climatizzazione invernale ed estiva, i percorsi d’illuminazione facilitanti l’orientamento e lo spostamento di persone anziane o disabili, il trasporto per visite e attività, l’elevato consumo d’acqua per comunità, hanno lasciato il posto a sistemi illuminanti con lampade a Led, sistemi di trattamento aria con recupero di calore, affiancati a pompe di calore elettriche, colonnine per le auto elettriche, cappotti e infissi per contenere le dispersioni termiche, impianti fotovoltaici per l’autoproduzione di energia da Fer. Un’iniziativa finanziata per l’80% dal sistema bancario e per il restante 20% dall’equity crowdfunding, che apre il capitale sociale a cittadini, investitori, artigiani, pubbliche amministrazioni, imprese, interessati ad essere parte attiva degli interventi da realizzare e ha raccolto circa 1 milione e 200mila euro.

«Naturale evoluzione di quanto iniziato, ora abbiamo compiuto il secondo passo: la costituzione di una comunità energetica vera e propria», dice Michele Milani, Energy Manager di Società Dolce: «Mentre Infinityhub agisce sia sul contenimento dei consumi sia sulla produzione, la comunità energetica opera sulla produzione da fonti rinnovabili messe in rete, con la prospettiva di allargare il conferimento di energia anche ai soci, gratuitamente, o a un prezzo scontatissimo». Se l’impianto sul terrazzo della sede della coop produce 15 KW e ne assorbe 20, per cui deve chiedere i 5 KW che servono, un impianto da 50 KW presso un nido, che assorbe 7 KW, ne può mettere a disposizione 43 alle altre unità locali, o darne ai soci. Intanto, aspettando i decreti attuativi della normativa, sta nascendo la comunità.

Tra i soggetti che formeranno la rete, c’è Solare Sociale, società consortile partecipata da due importanti cooperative di Bologna, con più di 400 operatori e un giro d’affari di circa 15 milioni di euro di fatturato annuo. «Siamo la prima energy service company certificata che nasce dal settore del sociale», spiega Stefano Marchioni, presidente di Arca di Noè e responsabile di Solare Sociale« e operiamo anche per l’inclusione sociale ai tempi delle energie rinnovabili, promuovendo lo sviluppo dell’uso della luce del sole come fonte di energia».


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