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Un reddito alimentare per 3 milioni di indigenti

Il capogruppo dem in Commissione Affari sociali della Camera lancia la proposta per assicurare cibo agli indigenti: un reddito con cui Inps garantirebbe l'accesso a un pacco di alimenti quotidiano, in collaborazione con le organizzazioni di Terzo settore. Con un fondo di 50 milioni di euro. E presenta in questo senso un emendamento alla legge di Bilancio

di Marco Furfaro

Seicentomila bambini, 337mila anziani, 3 milioni di italiani. Sono i numeri di un'emergenza di cui si parla troppo poco, sono gli italiani che hanno bisogno di aiuto per mangiare, tramite mense o pacchi alimentari.

Numeri aumentati del 12 per cento rispetto all’anno precedente, secondo l'analisi di Coldiretti basata sul rapporto 2022 del Fondo per l'aiuto europeo agli indigenti.Una condizione devastante perché non solo economica, ma che riguarda l'idea che uno Stato dovrebbe avere per la persona, per la sua dignità. Uno Stato che non riesce a garantire a una famiglia, a bambini in povertà assoluta almeno la possibilità di mangiare è uno Stato che viene meno ai suoi compiti primari, essenziali, costituzionali.

L'accesso al cibo è un diritto umano fondamentale, riconosciuto dal 1948 nell'articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: «Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione». Negare il diritto al cibo significa negare le condizioni minime e necessarie per garantire che a pieno la vita democratica di un cittadino.Inoltre, non solo il numero delle persone in povertà assoluta aumenta.

C'è, purtroppo, di più. Il caro energia, l'inflazione, le diseguaglianze sempre più crescenti colpiscono pensioni basse, lavoratori con stipendi miseri e disoccupati. E così cresce sempre di più il numero di italiani che non riescono nemmeno più a fare la spesa per mangiare.

E a fronte di questa grande ingiustizia, vi è l’enorme mole di invenduto della distribuzione alimentare: 230mila tonnellate di cibo che viene sprecato ogni anno e gettato nell'immondizia. Un paradosso insopportabile.Per questo ho proposto e chiesto di introdurre il “reddito alimentare” in legge di bilancio, riprendendo una proposta di Leonardo Cecchi, presidente del comitato omonimo, (e che prevede l'utilizzo di un'app e l'assegnazione di un codice univoco da parte dell'Inps, ndr), cioè uno strumento attraverso il quale si ponga fine a uno spreco immorale e si distribuisca il cibo a chi ne ha bisogno.

Nessun esborso di denaro diretto, ma generi alimentari di prima necessità recuperati dalla grande distribuzione e consegnati attraverso una collaborazione con il Terzo Settore a chi ne ha bisogno. Una norma di civiltà, che risponda al dramma di bambini e adulti in povertà, che combatta uno spreco di risorse e che può essere garantito con un fondo di 50 milioni.

Una cifra irrisoria rispetto ai costi che portano povertà, malnutrizione, mancato accesso alle cure delle stesse persone coinvolte.

* capogruppo Pd nella Commissione Affari sociali della Camera

Nella foto di apertura, un magazzino di generi alimentari dell'Associazione Afmal.


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