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Economia & Impresa sociale 

Welfare aziendale e nuovi bisogni: il legame si rafforza

L’annuale rapporto realizzato da Intesa Sanpaolo e associazione Adapt mostra l’importanza crescente di questo strumento. Soprattutto per quel che riguarda i due fronti molto sensibili della conciliazione vita-lavoro e della sanità integrativa

di Redazione

Di welfare aziendale si è parlato molto nelle scorse settimane, quando il nuovo decreto aiuti del governo ha innalzato da 600 a 3000 euro la soglia di esenzione fiscale dei fringe benefit. Ossia dei beni e dei servizi che il datore di lavoro eroga ai dipendenti, inclusi i rimborsi per pagare le bollette. Ma al di là di questo exploit propiziato dal momento difficile e dall’inflazione che svuota le tasche anche di chi un lavoro ce l’ha, il welfare aziendale è un fenomeno molto più ampio. Lo ha esplorato in profondità la quinta edizione di “Welfare for people”, il rapporto annuale sul welfare occupazionale e aziendale in Italia realizzato da Intesa Sanpaolo e l’associazione Adapt ad aver esplorato questo settore. Secondo lo studio, proprio il welfare aziendale si sta confermando uno strumento importante per interpretare le nuove dinamiche del mercato del lavoro e per far fronte ai bisogni del post Covid e dell’incertezza economica. Soprattutto per quanto riguarda la regolamentazione della flessibilità organizzativa e della conciliazione vita-lavoro. E con una crescente attenzione alla sanità integrativa attraverso l’iscrizione dei lavoratori ai fondi negoziali di settore.

“Il Rapporto testimonia l’impegno che il Gruppo Intesa Sanpaolo rivolge al welfare aziendale e occupazionale e può contribuire a stimolare il dibattito collettivo sul tema”-ha dichiarato Tiziana Lamberti, Direttore Sales & Marketing Wealth Management & Protection di Intesa Sanpaolo. Il nostro obiettivo è costituire un punto di riferimento per le esigenze delle aziende e dei dipendenti, grazie ad una offerta specifica. Welfare Hub è la nostra piattaforma di relazione digitale e multicanale che consente la gestione dei programmi di welfare aziendale, adottato da oltre 4800 aziende clienti, a cui fanno riferimento oltre 206 mila dipendenti. Inoltre, tramite la Divisione Insurance, proponiamo soluzioni di previdenza complementare così come coperture collettive per rischio infortuni e salute dedicate al mondo business per le aziende interessate ad assicurare intere categorie omogenee di lavoratori.”

“Il Rapporto conferma la vivacità nell'utilizzo dello strumento all'interno del variegato sistema di relazioni industriali italiane– ha dichiarato Michele Tiraboschi, coordinatore scientifico di ADAPT. Leggere il welfare da questo punto di vista aiuta a comprendere come questo possa declinarsi in modo differente a seconda delle specificità non solo settoriali ma anche della popolazione aziendale e dei territori nei quali viene implementato e utilizzato. Sono ancora molti i passi da compiere e non dobbiamo retrocedere verso una visione del welfare distante dalle esigenze di accompagnamento a imprese e lavoratori nelle complesse sfide che ci attendono e che già caratterizzano il mondo del lavoro. Sfide che richiedono la creatività e l'azione delle parti sociali proprio a partire dall'insieme variegato di strumenti che il welfare aziendale mette a disposizione".

Il Rapporto, attraverso le nuove analisi settoriali, territoriali e tematiche portate avanti in questa edizione, legge il fenomeno del welfare aziendale in termini di nuove relazioni industriali e nuovi modelli produttivi e di impresa. Con lo strumento del Welfare Index ADAPT per Intesa Sanpaolo valuta il mix di misure di welfare presenti in azienda, rilevandone la prevalenza di una funzione sociale, redistributiva e concessiva (nell’ottica di integrare lo scambio tra lavoro e retribuzione) o economica e produttiva (con l’obiettivo di incidere sul processo organizzativo e produttivo aziendale).

Il Welfare nel settore terziario, distribuzione e servizi

L’approfondimento settoriale si è concentrato quest’anno sul settore terziario, distribuzione e servizi che registra il più elevato numero di lavoratori e lavoratrici impiegati e in cui sono presenti dinamiche di relazioni industriali del tutto peculiari. I CCNL di settore sono la prima fonte delle diverse prestazioni di welfare, in particolare attraverso l’ampio sistema di organismi bilaterali relativi alla previdenza complementare, all’assistenza sanitaria integrativa e alla formazione, unitamente a misure di welfare organizzativo (per es. flessibilità oraria). Nella cornice definita dal livello nazionale le parti sociali hanno sviluppato interventi di welfare attraverso gli enti bilaterali territoriali.

Il settore terziario, distribuzione e servizi è uno dei macrosettori in cui il tessuto produttivo è maggiormente polverizzato e ciò rende difficile la contrattazione aziendale. Per questo motivo il ruolo degli enti bilaterali, sia a livello nazionale che, soprattutto, a livello territoriale, è determinante al fine di riconoscere misure di welfare ulteriori rispetto a quelle riconosciute dal CCNL a un numero sempre maggiore di dipendenti. Dal monitoraggio dei contratti aziendali sottoscritti tra il 2015 e il 2021, invece, emerge che in ambito di welfare aziendale la contrattazione collettiva regolamenta prevalentemente soluzioni di flessibilità organizzativa e di conciliazione vita-lavoro.

Il Rapporto approfondisce inoltre il sistema dei fondi di assistenza sanitaria integrativa, istituiti e regolamentati dalla contrattazione collettiva nei diversi settori. La maggior parte dei CCNL analizzati (44 su 58, pari al 76% del totale) prevede l’iscrizione obbligatoria e automatica dei lavoratori impiegati nelle aziende che applicano il contratto ai fondi negoziali di settore. Non mancano tuttavia sistemi contrattuali (ad esempio nell’ambito del macro-settore dei chimici e nel campo delle aziende di servizi) in cui le parti hanno optato per l’introduzione di meccanismi di adesione volontaria. Casi virtuosi si registrano in particolare nei settori chimico-farmaceutico ed energia e petrolio, in cui i processi di adesione ai fondi sono stati favoriti da un’incisiva azione della contrattazione aziendale sulla materia. Guardando poi alle prestazioni garantite dai fondi, emerge una sempre più ampia capacità di copertura sia degli oneri a carico dell’utente per le prestazioni sanitarie del Sistema Sanitario Nazionale sia di prestazioni integrative rispetto ai livelli essenziali di assistenza (LEA) che il SSN fornisce ai cittadini.


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