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Economia & Impresa sociale 

Concessioni balneari, facciamo spazio alle imprese sociali

La gara per la gestione delle spiagge deve promuovere il benvivere a 360 gradi ed è bene che lo faccia garantendo quote di appalti per le diverse forme di organizzazione d’impresa incluse naturalmente le not for profit

di Leonardo Becchetti

Il disegno di legge sulla concorrenza per le concessioni balneari entro il 31 dicembre 2024 è stato approvato dalla Camera dei Deputati a Luglio ed aspetta i decreti attuativi che, come al solito, saranno fondamentali per definire la natura e le caratteristiche delle gare perché, come al solito, usando la nota espressione anglosassone “il diavolo è nei dettagli”. Come è noto i temi dell’impatto sociale ed ambientale e della generatività stanno entrando a pieno titolo nella teoria degli appalti superando visioni miopi e riduzionismi. La gara in sé non è un valore ma lo diventa condizionatamente alla qualità delle regole del gioco.

Uno dei problemi fondamentali del modello economico ormai desueto ed in corso di superamento e di riforma è l’idolo del prezzo minimo e l’illusione che il benessere coincida con il surplus del consumatore e con il prezzo più basso possibile ottenuto “non importa come”. Questo vizio di origine ha determinato pregi e difetti del nostro sistema economico e sociale dove siamo quasi onnipotenti come consumatori (avendo a disposizione un’enorme varietà di prodotti spesso a prezzi molto contenuti) al costo però di problemi di sostenibilità ambientale, diseguaglianze, situazioni frequenti di sfruttamento e precarietà del lavoro e persino di qualità del prodotto vista l’asimmetria informativa e l’impossibilità di verifica da parte degli utenti/consumatori.

Per correggere questi difetti basta tenere conto del problema quando definiamo le regole del gioco. Da tempo negli appalti si è iniziato ad introdurre criteri minimi sociali ed ambientali ma la vera rivoluzione è quando ci apriamo alla concezione di “appalti generativi”, ovvero quando l’obiettivo dell’appalto si ricollega più direttamente ad una definizione d’impatto che includa certo qualità e convenienza di prezzo del prodotto ma anche effetti sociali ed ambientali ed in sostanza punti alla ricchezza di senso.

Nel caso delle spiagge tutte queste considerazioni sembrano essere presenti al legislatore. Si parla infatti di ecosostenibilità e di accessibilità nella fruizione del servizio (ad esempio a persone disabili). Da esplicitare meglio la questione della dignità e qualità del lavoro. Fondamentale, inutile dirlo, la valorizzazione del territorio e del genius loci che è la vera risorsa competitiva non delocalizzabile su cui contare nel tempo e che rende il nostro paese attrattivo: bellezza, paesaggio, sostenibilità naturalistica e ambientale diventano in questo caso capisaldi fondamentali. Importante anche la valorizzazione dell’esperienza poiché in contesto di asimmetrie informative la reputazione derivante dall’esperienza passata è un segnale importante nelle gare della qualità del proponente e riduce il rischio di affidarsi a persone sbagliate che vincono le gare con grandi ribassi ma si rivelano poi incapaci di realizzare il servizio comportando paradossalmente costi molto elevati per la collettività.

La gara per le concessioni balneari deve in sostanza promuovere il benvivere a 360 gradi ed è prudente che lo faccia anche garantendo biodiversità organizzativa (quote di appalti per diverse forme di organizzazione d’impresa incluse le not for profit). In un contesto di asimmetria informativa questi elementi (combinato disposto di condizioni sulle caratteristiche e sulla varietà della natura giuridica) sarebbero garanzia di varietà di offerta per gli utenti e di minor rischio di esiti che, puntando sull’unica variabile del prezzo, si aprono al rischio di avventurismo e delusioni per l’amministrazione e per i cittadini


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