Welfare & Lavoro

La Sanità territoriale non dimentichi la residenzialità di anziani, disabili e minori

Stamane a Milano l'assemblea regionale di Uneba Lombardia che, insieme ad Aris, ha invitato il governatore Fontana, per chiedere che Pnrr e applicazione della riforma sanitaria non si limiti «a tirar su mura» ma costruisca un processo «che abbia quale centro d’interesse la presa in carico delle cronicità». I temi di cui si occupa VITA di dicembre

di Giampaolo Cerri

Attilio Fontana, governatore della Lombardia, e Walter Bergamaschi, d.g. dell’Ats Milano: l’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale – Uneba, il rassemblement delle realtà non profit che si occupano di anziani, organizza oggi, con la sua federazione lombarda vuol ragionare di programmazione dei servizi socio-sanitari e lo fa coinvolgendo i livelli politici e amministrativi più alti. Lo fa con un’assemblea a Milano, in collaborazione con l’Associazione religiosa Istituti socio-sanitari – Aris, ovvero l’organizzazione dell’ospedalità privata cattolica (anche se ne fanno parlte l’ospedale israelita e le strutture evangeliche), che si svolge stamane, e alla quale ha invitato anche Sergio Harari, illustre pneumologo della Statale di Milano, grande divulgatore, firma del Corriere e per tutte queste cose voce ascoltata nel mondo sanitario lombardo.

«Obiettivo di Uneba», avverte una nota, «è partire dal presupposto che la tutela delle fragilità quali le persone anziane non autosufficienti, le persone disabili, i minori, le persone affette da bisogni di tutela della salute mentale, nonché dei percorsi di fine vita, siano tematiche da non disgiungere dall’assetto della nuova Sanità territoriale».

Il perché Uneba Lombardia – 450 associati sul territorio regionale, di cui 100 a Milano e provincia – e il suo presidente, Luca Degani, esprimano questa urgenza è chiaro: il Pnnr e il decreto ministeriale 77/22, quello che riorganizza la sanità territoriale con case e ospedale di comunità e punti unici di accesso, rischiano di essere un’occasione sprecata, o meglio, un cambiamento solo di bandiera: l’identificazione di queste nuove strutture sul territorio «non deve essere una mera creazione di “mura” bensì il passaggio da un’attenzione prevalentemente ai servizi ospedalieri a quella a favore di una diversa sanità territoriale, che abbia quale centro d’interesse la presa in carico delle cronicità».

Insomma, cambiare le targhe di fronte ai tanti palazzi della sanità, tagliare qualche nastro, distribuire una nota stampa che informa di quella o quell’altra inaugurazione di case di comunità è cosa diversa da fare sistema. «Tale nuovo assetto», spiega infatti Uneba, «necessita di una diversa programmazione, soprattutto a partire da una lettura delle risorse a disposizione tanto strutturali che professionali come, ad esempio, la presenza di quasi mille unità d’offerta sul territorio lombardo dotate di medici, infermieri, operatori socio sanitari e corrispondente alle rsa e alle residenze assistite disabili-rsd, alle cure intermedie riabilitative». E ancora, «unità di offerta che possono certo essere a supporto oltre che alle fragilità anche alla presa in carico delle cronicità presenti sul territorio».

È così convinta che si debba fare sul serio, Uneba, che stamane presenterà «un progetto di possibile utilizzo delle rsa nei centri urbani per sopperire alla mancanza di medici di base nei confronti degli anziani ultra settantacinquenni presenti sul territorio». Il tempo corre, il Pnrr ha un’agenda da rispettare e giustamente chi opera non vuole rischiare che se ne sprechi l’opportunità costruendo un sistema territoriale che non dialoga con questa vasta articolazione della risposta sociosanitaria. Si tratta cioè di costruire quella filiera che si prenda cura della condizione anziana e non si trovi a doverne gestire di colpo l’autosufficienza, come racconta anche VITA di dicembre, dedicato proprio a questo tema (e che potete acquistare a questo link), anche se Uneba allarga giustamente il ragionamento alle altre forme di residenzialità, che riguardano anche disabili e bambini.

Essendo alle porte una nuova tornata elettorale – si voterà in Lombardia il 12 e 13 febbraio, praticamente domani – Degani e i suoi sanno che l’ascolto del governatore uscente (e ricandidato) non mancherà. Non che ci siano intenti polemici, tutt’altro a leggere la nota ufficiale: «Daremo anche atto positivamente dell’intervento di Regione Lombardia sulla ricerca di nuove figure professionali come l’operatore socio-sanitario-oss, con formazione complementare suggerendo, a fronte della carenza medico infermieristica, di proseguire con tale percorso confrontandosi con il ministero della Sanità in sede di Conferenza Stato/Regioni per attuare la formazione degli operatori sociosanitari specializzati – Osss ed implementarne il mansionario».

Oltre ai tre ospiti principali, Fontana, Bergamaschi e Harari, con cui dialogheranno lo stesso Degani e il presidente di Aris Lombardia, Nicola Spada, l’assemblea ascolterà gli interventi di Stefano Portioli, che interverrà su “I consultori famigliari tra storia e futuro”, Paola Lodovici su "I servizi nell'area minori, analisi e prospettive", Luca Moroni, che parlerà di “Valorizzare il personale socio-sanitario per sviluppare le cure palliative”, Stefania Pozzati, con un contributo su “Alcune considerazioni e scenari sul futuro delle Rsa” e Carlo Augusto Marazzini, con una relazione su "La domiciliarità: dall'Adi alle cure domiciliari".

Nell'immagine di apertura, un momento quotidiano alla rsa Palazzolo di Fondazione Don Gnocchi a Milano.


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