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Anziani, reddito di cittadinanza e immigrazione: la road map di Calderone

Questa mattina la ministra del Lavoro e delle politiche sociali ha presentato le linee programmatiche del proprio ministero. Un solo passaggio, vaghissimo, sul Terzo settore. Sull'attesa riforma della non autosufficienza, ha detto: «È materia su cui c’è il concorso di più ministeri, stiamo operando e lo adotteremo in tempi brevi»

di Sara De Carli

Due tavoli di confronto con le parti sociali, in partenza a gennaio: uno sulla sicurezza sul lavoro, che rappresenta una priorità ma anche un’emergenza e uno sulle pensioni, guardando anche alla previdenza complementare, «che sarà sempre meno complementare, perché il primo pilastro rischia di consegnarci pensioni di importo veramente ridotto». Il decreto anziani che deve essere adottato entro marzo 2023: «È materia su cui c’è il concorso di più ministeri, stiamo operando e lo adotteremo in tempi brevi». L’imminente presentazione della seconda relazione al parlamento sul caporalato,con l'indagine sulle condizioni abitative dei migranti nel settore agroalimentare portata a compimento, premessa per poter utilizzare il fondo del Pnrr per superare gli insediamenti abusivi. Sono questi alcuni dei messaggi dati oggi dalla ministra per il Lavoro e le politiche sociali, Marina Elvira Calderone, nel presentare alla Camera dei Deputati le linee programmatiche del proprio ministero. La ministra ha confermato il raggiungimento degli step previsti per il suo ministero rispetto al Pnrr, per esempio su disabilità – «il target che richiedeva maggior monitoraggio e attenzione – abbiamo la costituzione di 761 progetti personalizzati in 514 distretti sociali», con il target che era di 500 distretti. Solo un passaggio, velocissimo, sul Terzo settore: «Siamo allineati con gli obiettivi del Pnrr, perseguiremo il Piano di azione per l’economia sociale, svilupperemo nuove relazioni tra la PA e gli enti dell’economia sociale e renderemo accessibili tutte le risorse di finanziamento per creare strumenti finanziari specifici che servano a sostenere il Terzo settore». Nessuna parola su infanzia, pur avendo da gestire i 635 milioni di euro previsti dalla Child Guarantee.

Molto si è soffermata la ministra sullo sviluppo di politiche attive del lavoro, partendo dai centri per impiego «che però sappiamo non sono sufficienti, serve la sinergia con il privato» e sulla formazione «per ricondurre le persone in un contesto lavorativo, con meno formazione a catalogo e più rispondente alle richieste delle imprese, soprattutto quelle che vanno sotto il tema più ampio del potenziamento delle competenze digitali. Abbiamo necessità di banche dati aggiornate delle competenze, da mettere a sistema e da rendere consultabili a livello nazionale». La ministra ha annunciato un intervento sul contratto a finalità formativa, «che deve rappresentare il riferimento per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro; oggi scontiamo sull'apprendistato una diffidenza da parte degli operatori data dalla complessità di gestione delle varie tipologie di apprendistato, soprattutto di primo e di terzo livello». La ministra punta a «sostenere il duale come collegamento tra mondo dell’istruzione e impresa: quando quando dico della necessità di mirare bene gli strumenti di incentivazione, intendo che dove ci sono altre forme di incentivazione possono essere più appetibili ma perdono la costola determinante dell'attività formativa».

Sul reddito di cittadinanza, la ministra Calderone ha esplicitato il pensiero di fondo – già evidente nella manovra – «che attiene alla necessità di utilizzare gli strumenti nel modo corretto, cioè il fatto che da un lato ci devono essere degli interventi che non vengono interrotti a favore di quelle categorie di soggetti che in questo momento non sono in grado di lavorare per una molteplicità di motivi, però dall’altra parte ci deve essere un intervento a favore dell'inclusione lavorativa di quei soggetti che sono in condizioni di occupabilità anche se hanno difficoltà di inserimento lavorativo immediato e hanno necessità di percorsi di riqualificazione». Il tema, ha precisato la ministra, «non è e non è mai stato quello di non tenere in considerazione le esigenze di soggetti che sono in questo momento sono lontani dal mondo del lavoro, però l’impegno è quello di promuovere l’integrazione delle persone in ambito lavorativo». Sul reddito di cittadinanza e sulla sua evoluzione, quindi, secondo la ministra da un lato «c’è da integrare e valorizzare ancora di più la sinergia con le regioni e con i comuni, perché credo molto negli interventi di prossimità» e dall’altro la necessità di «lavorare e confrontarci su un nuovo strumento di lotta alla povertà e di promozione dell’inclusione lavorativa, con il coinvolgimento dei territori, dei comuni, dei servizi sociosanitari, prendendo il buono di quel che si è visto in passato e valorizzandolo con uno strumento più rispondente alla situazione attuale». È stata l'unica volta in cui è stata usata la parola povertà.

Altro tema, l’immigrazione, con l’annuncio di un nuovo decreto flussi, «che per quanto mi riguarda sarebbe preferibile che avesse una valenza almeno biennale, per coprire una programmazione prospettica e non a consuntivo». Un punto di attenzione è il fatto che esiste nella normativa vigente la necessità per il datore di lavoro che richiede una quota di lavoratori di fornire la prova di aver ricercato lavoratori già residenti e non averli trovati: «Renderemo ancora più efficace questa valutazione, perché è importante che dove ci siano prospettive di lavoro che possono essere destinate a soggetti che oggi percepiscono sostegni al reddito, quello sia un canale di ricerca privilegiato e solo dove c’è certezza che quelle risorse non sono state trovate, ci sarà la certificazione che dà luogo alla richiesta della quota».


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